OMICIDIO PRETERINTENZIONALE
Aveva resistito per una settimana in un letto della Rianimazione del Maggiore. Il cuore di Ali Bouali, 47 anni, tunisino, si era fermato sette giorni dopo quella serata in piazzale Salsi, dalle parti di via Venezia: una bottigliata l'aveva colpito alla testa facendogli perdere immediatamente conoscenza. E ad aggredire Bouali, nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2021, secondo la procura, sarebbe stato un suo connazionale: Moncer Rabhi, 40 anni, da tempo residente a Parma, finito davanti alla Corte d'assise con l'accusa di omicidio preterintenzionale. L'imputazione, inizialmente di lesioni personali, si è aggravata con la morte di Bouali, tuttavia Rabhi è sempre rimasto in libertà.
Il processo è cominciato ieri. Una prima udienza che è scivolata via in breve tempo: la Corte, presieduta da Alessandro Conti (giudice a latere Guerino Francesco Gatto) ha ammesso le prove e ha stilato la lista dei testimoni, in base alle richieste del pubblico ministero Andrea Bianchi e del difensore di Rabhi, l'avvocato Michele Cammarata. La moglie di Bouali, che dall'uomo ha avuto un figlio, ora adolescente, si è costituita parte civile insieme ai fratelli del marito: tutti sono difesi dall'avvocato Cinzia Feci.
Oltre ai poliziotti che intervennero quella notte in piazzale Salsi, è prevista solo una manciata di testimoni. A partire dai due amici, anche loro tunisini, con i quali Bouali aveva deciso di trascorrere qualche ora in compagnia. Verso l'una le urla improvvise dal piazzale avevano fatto partire la prima telefonata d'allarme. E, appena arrivati, gli agenti della volante si erano ritrovanti davanti Bouali, riverso a terra, con un'evidente ferita alla testa. Non rispondeva ad alcuno stimolo: era già in arresto cardiaco, nonostante i poliziotti avessero subito cominciato le manovre con il defibrillatore. Il suo cuore aveva ricominciato a battere poco dopo, con l'intervento degli operatori del 118, ma le sue condizioni erano gravissime.
Ma perché quella lesione così profonda alla testa? Per ora, in attesa di ciò che potrà essere ricostruito al processo, ci sono le testimonianze degli altri due compagni di serata. Bouali li avrebbe raggiunti in piazzale Salsi per stare in compagnia e bere qualcosa insieme. E, dopo un po', al gruppo si sarebbe unito anche Rabhi: un conoscente, più che un amico, con il quale non avrebbero condiviso molto se non la nazionalità. A un certo punto, però, benché sui motivi non ci sia ancora chiarezza, sarebbe scoppiata una lite tra Bouali e Rabhi. Prima qualche spintone reciproco, poi sarebbe partito Bouali con uno schiaffo e l'altro, dopo averla afferrata da terra, gli avrebbe scagliato addosso una bottiglia.
Il litigio. E la risposta brutale. Ammesso che sia quello il racconto della serata.
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