Duomo: svelata l'aureola
Per ora il muro si interrompe all'altezza dell'aureola della Madonna, il cui volto può essere osservato ancora solo sporgendosi dentro l'intercapedine: quasi che la Vergine e il Bambino volessero far capolino con umile gradualità.
È iniziato ieri mattina, ed è proseguito nel pomeriggio - con una pausa alle 11 per permettere la celebrazione della messa - la demolizione del muro della cripta del Duomo che cela l'affresco rinascimentale scoperto casualmente qualche anno fa e che finalmente la Diocesi, con l'ok della Soprintendenza e l'aiuto di uno sponsor privato, ha deciso di riportare alla luce e restaurare.
Un lavoro lento e certosino, perché bisogna evitare di danneggiare il dipinto e anche perché occorre - come spiega il presidente della Fabbriceria del Duomo, Sauro Rossi - fare la stratigrafia del muro, la fotogrammetria e analizzare malte e mattoni.
Queste sono infatti le indicazioni date dalla soprintendente all'archeologia, belle arti e paesaggio di Parma e Piacenza, Maria Luisa Laddago, che lunedì mattina ha fatto un sopralluogo al cantiere del restauro e ha dato l'ok alla rimozione del muro. Un manufatto che andrà irrimediabilmente perso e che va analizzato e possibilmente datato, in modo che ne resti traccia e documentazione.
Da una prima analisi - dopo la rimozione di gran parte della lunetta superiore - sono state individuate tre stratificazioni murarie, costruite con laterizi di recupero e con malte i cui campioni sono stati inviati per l'analisi ad Antonella Casoli, professoressa di chimica all'Università di Parma, che fa parte del comitato scientifico istituito per seguire le fase del ripristino del dipinto.
«Stiamo lavorando con estrema cautela, usando seghetto, scalpello e martello, oltre a trapano a punta lunga e sottile. Si agisce sulla malta interstiziale per allentarla e rimuovere a mano mattone dopo mattone, evitando che i detriti scivolino in fondo all'intercapedine e possano danneggiare l'affresco» spiega la restauratrice Silvia Simeti.
Non è neppure da escludere che la parte finale del muro sia piena, ossia senza intercapedine: l'ipotesi è che ospitasse un altare in pietra.
Al di là degli aspetti tecnici della demolizione del muro, ieri era palpabile l'emozione di chi ha cominciato ad osservare dal vivo l'affresco. Le immagini finora disponibili erano state riprese da una microcamera calata nell'intercapedine.
«È stato un momento importante. Sono molto contento di lasciare, il 20 marzo, il mio mandato come vicepresidente della Fabbriceria, avendo svelato alla città questa opera interessante, di cui da tempo avevamo intuito l'esistenza: una testimonianza preziosa di arte e fede» dice ad esempio Luigi Vignoli, da nove anni impegnato nella Fabbriceria.
Intanto emergono particolari prima non leggibili: come, alla sinistra della Vergine, il volto di un sacerdote che accoglie Maria Bambina nel Tempio, la cui architettura è ora chiaramente visibile. Sono state svelate anche le aureole dei due personaggi alla destra della Madonna con Bambino: certamente un San Pietro (come indica la chiave che pende da una mano) e un probabile San Giovanni Evangelista, che assieme alla Madonna - come ha fatto notare anche il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbo - è uno dei volti più belli e delicati della composizione.
Non si sa ancora quando l'affresco potrà essere totalmente visibile, forse un paio di settimane. A quel punto sarà più facile per storici e critici d'arte pronunciarsi con più certezza sugli autori, almeno due e di epoche diverse: finora sono stati fatti i nomi di Bertolino De' Grossi, Jacopo Loschi, Cristoforo Caselli e Alessandro Araldi.
Monica Tiezzi
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