LE TESTIMONIANZE
Occhi lucidi e abbracci. Quei 19 mesi in prima linea, tra i 16 ambulatori del centro vaccinale, sono stati un pezzo di vita pieno zeppo di aneddoti, ricordi ed emozioni. Molte belle e cariche di soddisfazione, altre un po' meno, perché fra le migliaia di persone che sono passate in via Mantova per vaccinarsi non sono mancati i tipi bizzarri, i pazienti impauriti e quelli che si presentavano con un atteggiamento palesemente ostile.
«Mi ricordo di medici No vax che si sono presentati con il loro avvocato. Ci interrogavano cercando di testare la nostra preparazione». E magari cogliere qualche contraddizione da sfruttare a proprio favore contro i vaccini. Franca Luceri, medico e vaccinatrice per vocazione, è stata uno di quei camici bianchi in prima linea contro il virus e dalla sua postazione, poco dopo l'ingresso dell'hub, ha avuto a che fare con le mille sfumature dell'anima. «Ho convinto tante persone impaurite. Avevano paura del vaccino. Ricordo un'insegnante che voleva il Pfizer, ma quel giorno c'era solo Moderna. Sono riuscita a smontare le sue paure, tanto che poi lei convinse i suoi familiari a vaccinarsi».
Tra i tanti aneddoti raccolti nell'ultimo giorno di attività del hub in via Mantova si incontra anche quello di un uomo, terrorizzato dai possibili effetti collaterali dell'iniezione, che prima di offrire il braccio ha ammesso ai medici di aver bevuto tre prosecchi. Ma c'è anche chi ha tempestato dottori e infermieri con le domande più bizzarre: «Dopo il vaccino posso andare a correre?», «chi si vaccina può fare il bagno?», «posso fumare dopo la puntura?». E poi c'è stato anche chi ha provato in ogni modo a convincere gli infermieri a barare sulla vaccinazione, ricevendo come risposta una raffica di «no».
Anna Rita Alemanno, responsabile infermieristica del centro vaccinale, ripercorre la fatica dei giorni bui. «Tra ottobre e dicembre 2021 siamo arrivati anche a duemila somministrazioni al giorno. Ricordo che le persone venivano fino alle 23.30 e noi chiudevamo l'hub a notte inoltrata». Tra i mille volti che le sono passati davanti c'è anche quello del papà di un disabile grave: «Ci chiese se potevamo vaccinare il figlio in auto. Aveva paura, ma siamo riusciti a calmarlo e a portare il ragazzo in barella dentro il centro».
Spaventati, ma anche riconoscenti. Quindi non sono mancati i pazienti che, dopo il vaccino, sono tornati a portare pasticcini o buste piene di caramelle. Ai più piccoli veniva anche regalato un «diploma di coraggio» personalizzato. «Per alleggerire la tensione, quando chiamavo i numeri ogni tanto gridavo: tombola. Un pizzico di ironia ha salvato tante situazioni», racconta Barbara Barbieri, operatrice socio sanitaria.
Tra gli ultimi ad essere vaccinati, ieri mattina sono stati Franco Gennari Daneri, 85 anni, e la moglie Angela Goni (86), arrivati alla quinta dose. «Spaventati? No, per niente. Quando il medico ci ha dato il via libera ci siamo subito vaccinati. Crediamo - dicono in coppia - che vaccinarsi sia giusto per se stessi, per la propria salute, ma anche per quella degli altri». Quando si dice il senso civico.
P.Dall.
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Chirurgia mini-invasiva
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