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C'era una volta il Conservatorio delle Giuseppine, per le ragazze in difficoltà

C'era una volta il Conservatorio delle Giuseppine, per le ragazze in difficoltà

13 Marzo 2023, 03:01

Fu una delle più antiche istituzioni umanitarie cittadine ad ospitare ragazze povere ed in difficoltà. La sede del Conservatorio di Gesù e di Maria, detto delle «Giuseppine», sorse dinanzi alla chiesa di San Giuseppe nell’omonimo borgo, proprio dove, il 19 marzo di tantissimi anni fa, i parmigiani decisero di festeggiare la primavera con quello che diventò, nel tempo, un imperdibile appuntamento che salutava la «dolce stagion de fiori» che ben si sposava con la «vjolètta äd Pärma»: «la Féra äd San Giuzép».

Tant’è che il grande poeta Renzo Pezzani, nei suoi stupendi versi della poesia «San Giuzép», così ricorda le «ragazze giuseppine». «Dapartut al sol se specia/ in-t-il pocci al fa la vecia/. Gh’è di nuvli su in t al cel/ ch’i fan gola come ‘l latmel/. E i pisson di calzolär/ i nen mäi strach äd volär/. Prova fera d’ san Giusep/ primavera di me vecc/….. Da borgh Sorgh i scossador/ con j’ov ross i n’ghen gnan lor./ Ältri cosi de sta fera/ in gh’en pu che prima gh’era/. Gh’era il putti giusepen’ni/ dentr’ il muri citaden’ni/. G’hera l’ort carnelitam/ gh’era n’aria da paisan….. Povra fera d’ san Giusep/ primavera di me vec/ at si morta adäsi adäsi/ sensa sbrai e sensa squäsi».

Il professor Gino Trombi, in una sua dotta pubblicazione, attraverso ricerche accuratissime, fece luce su questa meritoria istituzione. Verso il 1700 un certo don Ottavio Visdomini, consorziale della Cattedrale ed un altro sacerdote, Don Giuseppe Chittolini, rettore della chiesa parrocchiale di Santa Caterina (che in seguito diventò convento dei frati cappuccini), iniziarono a dare ricovero ad alcune «zitelle povere e prive di educazione». Dapprima, si trattò forse di un’ iniziativa personale dei due sacerdoti ma, successivamente, essa si ampliò poco per volta fino a che, il 3 settembre 1705, Don Ottavio chiese al conte Giuseppe Olgiati, Vescovo di Parma, «l’erezione canonica del Preservatorio» che venne accordata con bolla dell’11 gennaio 1704.

Quali fossero gli scopi della benemerita Istituzione e cioè aiutare le ragazze in difficoltà è riportato nei capitoli della bolla vescovile: «il gravissimo danno che bene spesso insorge alle anime innocenti o per il mal esempio che ricevono da madri poco oneste e da parenti poco timorati di Dio, o per la penuria dei quei sufficienti alimenti che debbono influire nel loro onorato sostentamento».

Il Presule si mostrò «paternamente addolorato al vedere l’onore delle verginelle soccombere ad una perpetua infamia bene spesso procurata dalle arti indegne di persone diaboliche ed il prezzo delle anime redente con il sangue di Cristo rimanere posposto a quelle vili monete con le quali le verginelle ingannate si vendono al Demonio». Riesce facile comprendere il perché dall’iniziale denominazione di «Preservatorio delle zitelle pericolanti sotto l’invocazione di Gesù e Maria», nel corso del tempo, il nome dell’Istituzione si sia trasformato in «Conservatorio di Gesù e Maria delle Putte di San Giuseppe» o, semplicemente, «Conservatorio delle Giuseppine».

Fin dall’inizio furono accolte nel «Preservatorio» fanciulle che non superassero i 18 anni. La regola principale per accogliere le «zitelle» stava nel fatto che le ragazze non dovessero avere particolari raccomandazioni.

«Vanno ammesse al Preservatorio le fanciulle che possono essere destinate alla disgrazia, alla malignità di ree femmine oppure quelle che, non avendo genitori e vivendo alla libera, ponno prevaricare per suggestione o lusinga de’ tristi massimamente se fossero tali zitelle dotate di qualche pericolosa avvenenza».

Agli inizi la vita del luogo pio deve esser stata piuttosto faticosa dato che, oltre i mezzi personali del Visdomini, gli unici cespiti d’entrata erano forniti dai lavori artigianali delle ragazze e dalle «pubbliche limosine» che «consentivano, comunque, di fornire alle putte più mature doti riguardevoli che eccedono le mille e cinquecento lire per trovare partito onesto e sufficiente ad alimentarle senza temere, dopo che siano maritate, di qualche peggior tracollo all’onestà per impulso o necessità». Il Vescovo Olgiati donò alla nascente Istituzione una casetta «nella vicinia di carrare di San Giuseppe a poca distanza dall’omonimo Oratorio ed il Visdomini con mezzi propri e di altri benefattori nei acquistò altre dieci confinanti che furono via via adattate a «Casa di Educazione» fino a coprire tutto il fabbricato. Pochi anni dopo la Casa accoglieva più di venti «cittelle» che verso il 1770 salirono ad una trentina.

Le ragazze portavano un abito di foggia uniforme costituito da una veste di lana violacea ed un mantello bianco che ricopriva anche il corpo. «Fruivano di una parca mensa ma sufficiente e mano mano che lo permetteva la capacità della Casa riposavano in letti appartati per dormirci sole».

Altri munifici sostenitori dell’Istituzione furono: Camilla Dall’Asta Prati, il Vescovo di Parma Mons Alessandro Pisoni (1780), Don Giovanni Bortesi, don Giovanni Belletti, Pietro Vanoni, Scipione Tonini, Giovanni Mattavelli, Felice e Giuseppe Cipelli, Don Antonio Bacchetti, don Carlo Dardani.

All’Istituto furono pure lasciati una casetta «in vicinia di Santa Caterina e due botteghe con mezzanelli nella piazza Grande contro Palazzo del Governatore».

Il «Conservatorio delle Giuseppine», che nel 1923 confluì negli «Istituti raggruppati femminili» insieme al «Conservatorio delle Vincenzine» di Borgo delle Rane (borgo Riccio), ebbe come presidente un illustre personaggio parmigiano: Edoardo Guidorossi. Primo di nove fratelli, nacque a Parma l’8 novembre 1874 da Giuseppe e Filomena Bertoli.

Di nobile famiglia parmigiana, frequentò tutti gli studi presso l’Istituto Salesiano San Benedetto. Durante il primo conflitto bellico prestò servizio come sotto-tenente di Fanteria del Regio Esercito Italiano. Fu tra i fondatori del Partito Popolare di Parma. Eletto nelle file di quel partito, ricoprì la carica di Assessore ai Servizi Demografici del Comune di Parma. Si sposò con Elsa Alcari e, dal loro matrimonio, nacquero due figlie: Maria Luisa nel 1918 e Giuseppina nel 1920.

La famiglia risiedeva in Borgo Felino (nel palazzo ad angolo con via Farini). Guidorossi era titolare di un negozio di tessuti, manifatture e mode, prima in via Vittorio Emanuele 28 (via Della Repubblica) e poi in via Cavour 10.

Per molti anni si impegnò in prima persona nelle opere di carità di Parma ed, oltre all’aiuto economico e l’assistenza che profuse al «Collegio Conservatorio di Gesù e Maria» detto delle «Giuseppine», insieme al fratello Antonio, si adoperò per opere di beneficenza a favore delle monache di clausura Carmelitane Scalze, sue vicine di casa, nel loro vecchio Monastero di Santa Maria Bianca di Borgo Felino 21. Edoardo morì a Fidenza il 3 maggio 1963.

Quando il «Conservatorio di Gesù e Maria» cessò la propria funzione, vennero chiamate a Parma da Piacenza le «Suore della Divina Provvidenza» che diedero vita all’Istituto «Casa di Provvidenza e dell’Infanzia Abbandonata» che, per decenni, accolse bambini e bambine senza famiglia.

Questa Congregazione religiosa è ancora presente a Parma, in piazzale Don Dagnino, con una comunità di quattro religiose guidate da suor Giuliana Habtenas che si occupa della conduzione del Convitto Universitario e della Scuola dell’Infanzia.

Lorenzo Sartorio

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