L'OMICIDIO DEL 2021
Una bottiglia in vetro scagliata sulla testa a distanza ravvicinata, non lanciata. Chiunque sia stato a ferire Ali Bouali, morto una settimana dopo essere stato aggredito in piazzale Salsi, aveva intenzione di colpirlo. Assai probabile, poi, che la bottiglia fosse ancora piena, ma comunque non si è rotta perché non sono emerse lesioni compatibili con eventuali tagli provocati dal vetro. Parole di Donatella Fedeli, il medico legale nominato dalla procura, sentita ieri davanti alla Corte d'assise presieduta da Alessandro Conti (giudice a latere Guerino Francesco Gatto). Un colpo nella parte posteriore del cranio, tra la tempia e la nuca che aveva provocato un gravissimo trauma cranico. Bouali, 47 anni, tunisino, sposato con una donna parmigiana da cui ha avuto un figlio, ora adolescente, aveva resistito per sette giorni in un letto della Rianimazione dell'ospedale Maggiore.
Una settimana che ha cambiato il destino processuale di Moncer Rabhi, 40 anni, anche lui tunisino, da tempo residente a Parma: prima indagato per lesioni personali, subito dopo la morte di Bouali è stato accusato di omicidio preterintenzionale. Era in aula anche ieri, per la seconda udienza del processo, seduto accanto al suo difensore, Michele Cammarata, e all'interprete. Quel 14 giugno 2021 sarebbe arrivato per ultimo in piazzale Salsi, in sella alla sua bici, almeno secondo quanto dichiarato da Haffedh Kaddachi, l'altro tunisino che, insieme a Mohamed Slimani, era andato in piazzale Salsi per passare la serata insieme a Bouali. Rabhi sarebbe stato solo un conoscente del gruppo che si era unito a loro un po' dopo.
Cosa sia accaduto tra i quattro resta ancora piuttosto fumoso. Kaddachi, durante le indagini, aveva parlato di una lite scoppiata improvvisamente tra Bouali e Rabhi. Qualche spintone reciproco, poi il primo avrebbe schiaffeggiato l'altro che, dopo aver afferrata da terra una bottiglia, avrebbe reagito colpendolo. Dichiarazioni in fase di indagini, che avrebbe dovuto ripetere ieri davanti ai giudici, ma sia lui che Slimani non si sono presentati: uno è partito per la Tunisia e l'altro ha ricevuto la notifica della citazione mentre si trovava al porto di Civitavecchia. Sono stati riconvocati per la prossima udienza, tra poco più di un mese, ammesso che decidano di comparire in aula.
Così, ieri la sfilata dei testimoni è stata piuttosto rapida. Una coppia di fidanzati che, quella sera, poco dopo la mezzanotte e mezza, mentre stava rientrando a casa aveva notato un'ambulanza ferma nel piazzale e avvicinandosi aveva scorto il corpo di Bouali già a terra. «Eravamo passati anche una mezz'ora prima e avevamo visto 3-4 ragazzi, non ricordo il numero preciso - racconta la ragazza -. Poi siamo ripassati, dopo che il mio moroso aveva ricevuto un messaggio della madre che abita proprio nel piazzale: gli aveva scritto che c'era una donna che stava urlando».
La stessa, una 55enne parmigiana, che pochi minuti dopo si è seduta sul banco dei testimoni. «Conoscevo Ali - ha spiegato rispondendo alle domande del pm Andrea Bianchi -: quando sono passata era con due ragazzi che non avevo mai visto, capelli un po' ricci. Uno di quei ragazzi ha però cominciato a molestarmi, così ho chiamato la polizia. Poi ho visto che due cominciavano a discutere sempre più animatamente e allora ho deciso di allontanarmi: sono andata a casa a piedi. Quelli che discutevano avevano in mano delle bottiglie di birra».
Ma lei si era defilata prima dell'aggressione. Che nessuno sembra aver visto. Una pattuglia aveva risposto alla richiesta di aiuto della donna, mentre la seconda volante era arrivata subito dopo in piazzale Salsi, ma Bouali era già a terra. «Oltre al ferito, c'erano tre persone, apparentemente tutte ubriache - sottolinea il sovrintendente della seconda volante -. Ci viene riferito che c'era stata una lite tra Rabhi e Bouali. C'erano molti cocci a terra e anche una bottiglia di birra a circa 1 metro e mezzo dal ferito. C'era anche una bottiglia di plastica vuota, che ci è stato detto era stata utilizzata da Rabhi per soccorrere Bouali. Poi è stato Kaddachi a spiegare che era stato Rabhi a colpire Bouali, perché l'altro, Slimani, non parlava italiano».
Ma il racconto di quella sera dovrà essere ripetuto in aula. Dall'incontro alla violenza di quel colpo.
Georgia Azzali
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