Simone Cremona
Una scommessa complessa da vincere. Ma Simone Cremona, giocatore professionista di padel, ce l’ha fatta. Dal posto fisso nell’azienda di famiglia al giro del mondo con una racchetta in mano. Tutto negli ultimi cinque anni, conquistando un Europeo con l’Italia, 7 titoli ai campionati italiani assoluti maschili e 4 allori ai campionati italiani assoluti misti. E poi, l’onore di affiancare Fernando Belasteguin (sei mondiali, l’ultimo dei quali all’età di 43 anni, nel suo palmares): «Ho avuto la fortuna di essere in squadra con uno dei miti del padel: ha pochi eguali in questo sport. Ricordo ancora quando il presidente Carraro mi disse: “Simone, domani giochi in coppia con Bela: ti senti pronto?”. Ovviamente risposi in maniera positiva. Era una grande occasione per me».
Poi che successe?
«Quella notte non riuscii a dormire. Nella mia vita poche volte è successo. Durante il riscaldamento, vedevo doppio a ogni scambio. L’emozione era tanta. Fortunatamente poi tutto passò e vincemmo il match. Due anni dopo ebbi una nuova opportunità ma in quell’occasione ero più preparato».
Qual è stato il suo percorso di avvicinamento a questo sport?
«Iniziò tutto circa cinque anni fa: lavoravo nell’azienda di famiglia e giocavo a tennis. Ma con il padel è stato amore a prima vista. A distanza di 24 mesi e di tanto allenamento decisi di dedicare la mia vita a questa attività. Oggi, con grande orgoglio, posso dire che vivo grazie al padel».
In questo periodo ha conquistato anche tanti trofei. Quali tiene nel suo cuore?
«Essere diventato campione europeo con la nazionale italiana, mi ha regalato una emozione fortissima. Abbiamo approfittato dell’unico anno in cui la Spagna non era presente. In finale abbiamo sconfitto la Francia con il punteggio di 2-0: io ho giocato il primo match, in casa, davanti a un migliaio di persone. Sensazione stupenda».
Che ambiente ha trovato al Club Pro Parma?
«Senza alcun dubbio posso dire che si tratta di uno dei circoli più attivi che ho frequentato in tutta Italia. Cerco di essere presente almeno una volta al mese, quando possibile anche due, per gestire dei clinic e dare il mio contributo al miglioramento dei giocatori. Tanti maestri del Pro Parma si allenavano con me già a Piacenza: c’è qualità».
Qual è il suo colpo preferito?
«Ritengo che il pallonetto sia un colpo super offensivo: dà la sensazione di essere in difesa ma permette, se fatto con la giusta lunghezza e potenza, di dominare il punto come se fossi in attacco».
I suoi obiettivi per questa stagione?
«L’anno scorso mi sarebbe piaciuto essere nei primi 100 della classifica mondiale. Mi sono fermato al numero 104. Riparto da qui e lavoro per entrare negli 80 giocatori più forti al mondo. Impresa ardua ma, lo ripeto sempre, non bisogna mai accontentarsi».
Pietro Razzini
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