×
×
☰ MENU

arte

L'affresco ritrovato in Duomo è di Gentile da Fabriano

Affresco attribuito a Gentile da Fabriano

di Marzio Dall'Acqua

29 Marzo 2023, 03:01

Non finiscono le sorprendenti scoperte nella nostra Cattedrale. Questa volta la sorpresa non viene da dietro un muro posticcio, perché l’immagine da sempre era sotto gli sguardi di tutti. Ma occorreva un occhio attento ed accorto come quello di Franco Moro per individuare un vero e proprio capolavoro indubbiamente di un grande maestro, quasi mimetizzato e negletto, su una sottile striscia di parete, in parte oscurata da un pesante confessionale, esterna all’archivolto di ingresso alla quarta cappella a destra entrando, nota come «del Comune di Parma» e dedicata ai Santi Sebastiano e Fabiano, affrescata nel XV secolo.

Franco Moro è storico dell’arte indipendente, autore di contributi dedicati alla riscoperta di aspetti inediti e opere sconosciute di artisti del Rinascimento nel nord Italia approfondendo le varie scuole fino all’incipiente settecento. A suo tempo direttore della rivista Museovivo è stato autore alla fine degli anni Novanta della rubrica mensile le Scoperte di Carnet e oggi fondatore della Raccolta di Studi Filo d’Arianna.

Ed è proprio nel primo numero di questo libro che raccoglie saggi a mo’ di rivista, che lo studioso presenta la sua scoperta nel Duomo di Parma, fermando la propria attenzione su di una figura isolata di 212 x 52 cm. a partire da una fascia di 102 cm. in cima al gradino di accesso alla cappella.
Si tratta di un santo cavaliere vestito da armigero che regge con la destra una lancia da torneo e con la sinistra uno scudo posato in terra, in parte solo definito in tutte le sue parti. Così sono evidenti i segni nella giubba che era tempestata di vibranti dischi d’argento, unendo il gusto polimaterico con l’affresco.
La figura elegante, aristocratica con ricco cappello poggia con i piedi su un acciottolato ed è protetta da una straordinaria edicola.
E’ indubbiamente un’opera di alta esecuzione del gotico internazionale, di quella estrema nostalgia all’autunno del Medioevo per un mondi di avventure, di cerimoniali ed usi cavallereschi nei recessi dei boschi e della natura, che si protrarranno a lungo mentre il mondo greve e urbano dei mercanti e dei banchieri verrà lentamente reinventando una classicità a sua immagine e somiglianza. L’aureola ci dice che si tratta di un santo e non può essere, per la vicinanza con la cappella che San Sebastiano militare, tribuno della prima coorte pretoria in difesa dell’imperatore, allora Diocleziano, che scopertolo cristiano lo condannò a morte.
Sepolto a Roma, sulla via Appia, le sue reliquie miracolose nel 680 fecero cessare una mortifera pestilenza e da allora divenne il primo «santo degli appestati»: nei secoli si succedettero invocati contro le pandemie molti altri difensori. Nel 1410 Parma fu colpita da una pestilenza ed allora il Comune decise la decorazione della cappella in Duomo.
Il momento era propizio perché il duro controllo visconteo sulla città era venuto meno sostituito da quello di Nicolò III d’Este, duca di Ferrara e da una lega di città lombarde e padane che si opponevano alla restaurazione del governo milanese. Tuttavia solo alla fine degli anni dieci il Comune di Parma avrebbe iniziato veramente la sistemazione architettonica e la decorazione pittorica della cappella in cui si sarebbe celebrato anche papa Fabiano, la cui ricorrenza era la stessa di San Sebastiano, il 20 gennaio. Le vicende della cappella furono ricostruite, in una accurata monografia, nel 2007 da Francesco Barocelli.
L’affresco è di una qualità altissima, anche se incompleto, in alcune parti quasi solo abbozzato, Franco Moro con una densa e fitta documentazione sia visiva che documentaria ipotizza che il suo autore sia Gentile da Fabriano il grande maestro del gotico internazionale di cui tutti conoscono la «Adorazione dei Magi» degli Uffizi di Firenze, la pala che inaugura i trittici a narrazione unica. Gentile di Niccolò di Giovanni di Massi (Fabriano, 1370/1375- Roma, agosto 1427) sin da giovane seppe unire gli stimoli avuti dalla nativa tradizione umbro-marchigiana con l’adesione al gusto tardo gotico lombardo.
Inizia la carriera al nord, al servizio prima dei Visconti a Pavia e Milano e poi dal 1405 al 1414 a Venezia, dove affrescò la Sala del Maggior Consiglio, andata perduta in un incendio. Poi a Brescia, tra il gennaio 1414 e il 1419, dove governava Pandolfo III Malatesta alleato degli Este, allora signori di Parma, che per molti mesi ospitò, dal 1418, Martino V, al secolo Oddone Colonna, il papa che il Concilio di Costanza, dopo anni di contrapposizione tra diversi candidati designò come unico vero papa.
Un documento del 18 settembre 1419 autorizzava Gentile a lasciare Brescia con un salvacondotto “per otto persone et otto cavalli”: La sua prossima meta sarebbe stata Fabriano e poi Firenze al servizio del mercante Palla Strozzi. per cui è proprio passando in quel tempo per Parma che Gentile lascia la prova di una possibile collaborazione con il Comune per dipingere nella cappella.
Vasari ci dice che anche Masolino dovette fare un San Pietro come saggio della sua perizia per poter dipingere a fianco delle opere di Masaccio, per cui non era inusuale questa richiesta all’epoca in cui gli artisti non portavano il book con sé.
Probabilmente il costo apparve eccessivo agli amministratori del Comune o l’accordo non ebbe concretezza di attuazione per cui questo splendida opera rimane solitaria, calma, concentrata sulla sua interiore e sognante serenità, nella splendente bellezza della giovinezza che nulla ha a che fare con gli affreschi dialettali poi realizzati da Bartolino de’ Grossi (Parma, 1410 c.-1464) ed i suoi collaboratori alla cappella. L’edicola che protegge il santo - un unicum a Parma nei dipinti del tempo - rimanda a Venezia e alla sua dolce ansietà d’Oriente.
L’affresco di Parma è importantissimo anche perché sappiamo che Gentile fu un grande e apprezzato affreschista, ma di queste sue opere non è quasi rimasto nulla.
Per un confronto non dimentichiamo che alla Fondazione Magnani Rocca di Gentile abbiamo il «San Francesco che riceve le stigmate» per un confronto e per approfondire.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI