UNIVERSITÀ
«Quello degli alloggi per i fuori sede è un tema critico per Parma come per tutte le città universitarie italiane». Il primo ad ammetterlo (e a lavorarci su da tempo ) è il rettore Paolo Andrei. Un problema a due facce: quello del numero insufficiente di posti letto gestiti (gli studentati o i collegi) e quello delle disponibilità da privati e non a prezzi insostenibili per chi studia. I numeri sono lì, impietosi, come dimostra il Rapporto «Lo student housing tra Pnrr e mercato» realizzato da Scenari Immobiliari e Camplus.
Calcola che attualmente in Italia la copertura dei posti letto offerti ai fuori sede, pari al quaranta per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5 per cento. L’8,1 per cento del totale deriva da enti ad hoc, mentre le strutture gestite da enti privati coprono il restante 2,4 per cento. Meno della metà delle 14 maggiori realtà universitarie supera la media nazionale, e risulta ancora lontana dalla capacità di soddisfare il fabbisogno minimo richiesto. Considerando che a livello europeo il tasso di copertura medio deve essere pari ad almeno il 20 per cento degli studenti provenienti da città, regione o Paesi diversi rispetto a quelli di iscrizioni, sarebbero necessari almeno 130mila posti letto. Di cui ottantamila in studentati e collegi.
E Parma? Sui 28.690 iscritti dell’anno accademico 2021/22, 16.930 erano i fuori sede: ossia il 59% rispetto alla media nazionale del 39,9, terza in Italia dopo il 64,6% di Bologna e il 59,8 di Venezia. L’offerta residenziale strutturata è qui di 790 posti letto, di cui 618 legati a Dsu, il Dritto allo Studio Universitario per chi unisce merito a una condizione economica svantaggiata, mentre l’offerta residenziale gestita si attesta a 880, per un totale di 1670 richieste soddisfatte: rappresentano il 9.9%. E se a oggi in Italia il tasso di copertura delle residenze gestite garantisce un posto letto solo al 2,4 per cento della domanda potenziale, a Parma va un po’ meglio: c'è quel 5,2% pari a Torino e inferiore solo a Venezia e Ferrara.
Resta la nota dolente degli affitti da privati, con un canone medio delle stanze in locazione di circa 380 euro. Che è quello che hanno lamentato anche gli studenti che hanno occupato la mensa di vicolo Grossardi per il «caro pasti» e hanno allargato il discorso anche agli alloggi: “Quest'anno, come nei precedenti, centinaia di studenti idonei non hanno potuto beneficiare di un posto nelle residenze universitarie di Er.Go, in una situazione in cui nel mercato privato è quasi impossibile trovare una stanza in affitto a meno di 300 euro. Inoltre, tanti si trovano a dover fare i conti con tasse universitarie che pesano sui conti di chi, fuorisede e/o impossibilitato a sostenere spese anche minime, si trova costretta a indebitarsi e rallentare quando non terminare in anticipo il percorso di studi. Per non citare l'eventualità sempre più diffusa di dover restituire migliaia di euro di borse di studio in caso del mancato rispetto di requisiti di merito».
C.C.
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