×
×
☰ MENU

Intervista

Luciano Messi: «Teatro Regio internazionale, progetti con Buenos Aires e la Cina»

Luciano Messi: «Teatro Regio internazionale, progetti con Buenos Aires e la Cina»

di Mara Pedrabissi

24 Aprile 2023, 03:01

La Stagione lirica 2024 porterà sul palcoscenico del Teatro Regio tre opere di tre compositori italiani. Facile immaginare un trittico Rossini, Donizetti, Puccini. La Stagione 2025 proporrà un'opera verdiana, in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Colòn di Buenos Aires, uno dei più grandi al mondo, scompaginando la consuetudine che vuole Verdi solo a Festival.

Il sovrintendente Luciano Messi definisce il respiro progettuale di cui intende alimentare il teatro, ora che la squadra di lavoro è completata (è arrivato il direttore artistico Alessio Vlad) e che sono passati i «fatidici» cento giorni dal suo insediamento, il 7 gennaio.

Sovrintendente, se dovesse indicare con un motto la sua filosofia di lavoro?

«Guardare al futuro insieme».

Quello che è stato il Regio fin qui, lo sappiamo. Nel 2029 saranno i 200 anni del teatro. Come ce lo possiamo immaginare nel futuro?

«Nel binomio, sempre più forte, tra il radicamento al territorio e la proiezione internazionale. Per radicare, occorre continuare a dare grande fiducia e far crescere le migliori energie musicali partendo dalle maestranze del teatro, dai complessi artistici della Toscanini e dal Coro del Regio per noi primari; ma penso anche al Conservatorio, all'Istituto Nazionale Studi Verdiani, penso alla ricchezza musicale di Parma nel suo complesso, cosa che ci distingue dagli altri».

Sul piano internazionale?

«Le manifestazioni del Regio si rivolgono a un pubblico sovraterritoriale, spiccatamente internazionale quando parliamo di Festival Verdi, quindi bisogna porre in essere una serie di accorgimenti dalla qualità della proposta, alla tempestività della comunicazione, all'organizzazione. Uno dei lavori che stiamo facendo, ad esempio, è evitare le sovrapposizioni in cartellone rispetto a eventi che si tengono in città o in provincia. E favorire i collegamenti: al Festival di quest'anno debutterà un servizio navetta a cura della Tep che prenderà il pubblico davanti al Teatro Regio, lo accompagnerà al Verdi di Busseto o al Magnani di Fidenza per riaccompagnarlo a Parma al termine dello spettacolo. E' un servizio che illustreremo a breve».

Le chiedo di due donne e di quali consigli le hanno dato: Anna Maria Meo, che l'ha preceduta al Regio, e Francesca Velani, la sua compagna, che è stata coordinatrice del progetto Parma Capitale Italiana della Cultura.

«Con Anna Maria, che conosco e stimo per aver lavorato con me nel triennio in cui sono stato presidente dell'Atit, l'associazione dei teatri di tradizione, avrei desiderato avere un periodo di passaggio di consegne. Purtroppo i tempi non l'hanno consentito. Ci siamo sentiti per le congratulazioni ma non nel merito. Con Francesca invece ci sentiamo! Ma... siamo molto rispettosi l'uno dell'altra, avendo lavori che si incrociano. Il coinvolgimento nella progettazione è l'aspetto che Francesca mi ha indicato e che comunque fa parte di un'attenzione che cerco di avere già di mio».

C'è una terza donna, Barbara Minghetti, confermata alla ideazione dei progetti speciali e di Verdi Off.

«A Barbara il consiglio forse l'ho dato io: “devi rimanere”. Con Barbara ci conosciamo, abbiamo lavorato bene per quattro anni a Macerata, la sua è stata la prima collaborazione che ho voluto garantirmi».

C'è la novità di Alessio Vlad che prende il posto di Roberto Abbado, che era stato direttore musicale del Festival Verdi, ma anche di Cristiano Sandri, divenuto direttore artistico del Regio di Torino.

«Sì Alessio Vlad ricopre entrambi questi ruoli. È un grande professionista, figlio d'arte, qualificatissimo. Ci conoscevamo per aver lavorato insieme al Teatro delle Muse ad Ancona e poi quando è nata la Rete lirica delle Marche nel 2015. Con Alessio, stiamo lavorando sui cartelloni del 2024 e 2025. Sovrintendenza- direzione artistica è una relazione che ha sempre caratterizzato le mie gestioni. Non è che ognuno fa il suo: è una convergenza di competenze. Discorso analogo a quello dei progetti speciali con Barbara e al nuovo ruolo di Francesco Izzo che, oltre a essere il nostro punto di riferimento scientifico come Insv, ha l'incarico della direzione didattica dell'Accademia Verdiana».

Adesso che ha messo insieme i pezzi del puzzle, cosa vedremo?

«Innanzitutto un fitto cronoprogramma di presentazioni. Già questa settimana, giovedì, avremo la conferenza stampa con Reggio Parma Festival dove, come Regio, daremo tutti i dettagli del Gala Verdiano del 10 ottobre con cui parteciperemo, sotto l'egida del Ministero della Cultura, alla raccolta di fondi per Villa Sant'Agata».

Il 9 maggio, lo avete già detto, completerete l'annuncio del cartellone del Festival Verdi di settembre.

«Sì, in marzo siamo usciti coraggiosamente con una quadro di massima, per consentire la prevendita. E il coraggio ci ha premiati. Il 9 maggio daremo ulteriori dettagli; credo che lo spettacolo rispetto al quale ci sia già più attesa sia il “Requiem” del 23 settembre. I contratti non solo ancora tutti firmati, ma ci sarà una bella sorpresa».

Un mese dopo, il 9 giugno, presenterete la Stagione lirica 2024.

«Per l'opera ci saranno tre titoli, tre grandi autori italiani. Quindi un quarto spettacolo, Verdi ci sarà in qualche in qualche modo. Nel mio progetto, Stagione e Festival devono dialogare. Tanto che per il 2025 stiamo lavorando a un titolo verdiano nella Stagione, una grande coproduzione internazionale con il Teatro Colòn. Infine, a inizio settembre, usciremo già con il programma del Festival Verdi 2024. Stiamo anche lavorando anche per tornare a portare i nostri allestimenti all'estero: stiamo chiudendo accordi in Cina. I nostri spettacoli sono i nostri migliori ambasciatori nel mondo».

Oramai più di un anno fa, ci fu lo scontro tra la passata dirigenza e il Coro, una questione che debordò fuori dal teatro e divenne uno dei temi della campagna elettorale. Come sta andando con il Coro? Tra l'altro, motivo del contendere fu la scelta di affidare la serata inaugurale a Roberto Abbado con i Complessi di Bologna; proprio ieri sera Abbado è tornato a Parma con la Toscanini. Ha fatto pace, dunque?

«Forse non ci aveva nemmeno mai litigato. Ora io questo non posso dirlo. Sta di fatto che con un confronto, fin dal primo giorno, serrato e onesto con le maestranze - tant'è che abbiamo ripreso relazioni sindacali - e con i complessi artistici di Orchestra e Coro si è instaurato un clima di fiducia reciproca, per cui la relazione è molto buona. Inaugureremo il Festival con i nostri complessi artistici e tutti ne siamo felici, ciò non di meno Bologna sarà presente in maniera importante nel cartellone con il secondo titolo principale. La pace, l'equilibrio credo siano da ricercare in maniera più ampia in tutta l'attività annuale e non solo nel Festival. In questi giorni il nostro Coro sta cantando insieme a Bologna nei “Vespri”».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI