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Intervista

Valeria Sepe al Regio: «L'opera Pagliacci, storia di un femminicidio»

Valeria Sepe al Regio: «L'opera Pagliacci, storia di un femminicidio»

di Ilaria Notari

27 Aprile 2023, 03:01

Il soprano Valeria Sepe è la Nedda dei nostri giorni. Negli ultimi dieci anni è stata spesso scritturata proprio lei per l’unico ruolo femminile di «Pagliacci», capolavoro di Ruggero Leoncavallo, in molti teatri italiani da Roma a Torino, da Firenze all’Arena di Verona.

La cantante napoletana sarà Nedda al Regio di Parma, da venerdì 5 maggio, nello storico allestimento firmato da Franco Zeffirelli, omaggio al maestro fiorentino nel centenario della sua nascita.

Signora Sepe torna a Parma, dopo «La bohème» del 2017, con un ruolo che ormai ha ben collaudato. Contenta di ritrovare il pubblico del Regio con questo spettacolo che ha già portato in scena? Ce lo racconta visto da dentro?

«Sono felice di tornare a Parma con questo ruolo che mi ha dato tante soddisfazioni e con questo allestimento che ha girato il mondo. Qui Zeffirelli ha dato un’impronta verista nel senso teatrale del termine. Ha ambientato la vicenda nel Sud Italia e sul palco c’è vita, c’è un mondo che contiene molti altri mondi. Tutto è curato in maniera minuziosa, ogni gesto è sulla musica, serve un grande lavoro da parte dei cantanti per attuare quello che è richiesto dalla regia, specie nelle parti della commedia. Il bello è che al pubblico arriva tutto, uno spaccato di realtà dove ogni personaggio ha la sua storia. In questo quadro di vita paesana irrompe la compagnia itinerante del capocomico Canio, che porta il colore, il teatro».

Purtroppo la commedia diventerà tragedia. Nedda vive una vita tormentata con un uomo che non ama e rivendica il suo desiderio di libertà pagando per questo con la vita. Una vicenda tristemente attuale non trova?

«Purtroppo sì. Nedda mi fa tenerezza perché è orfana ed è nella compagnia per sopravvivenza. Il suo matrimonio con Canio non è per amore, ma è fatto solo di gratitudine perché lui l’ha presa dalla strada, le ha dato un lavoro. Nella compagnia teatrale, composta da uomini, lei non ha mai ricevuto affetto. Poi attenzione, non è che ha visto Silvio e si è messa con lui tradendo subito il marito. La compagnia torna ogni anno nello stesso paese e da un anno all’altro il loro amore è cresciuto. La sua titubanza nel lasciare Canio per Silvio è dovuta alla gratitudine verso l’uomo che l’ha aiutata. Nedda è una donna sola che scopre l’amore e che deve anche difendersi dagli uomini, per esempio da Tonio che cerca di violentarla, non è abituata ad un bacio, ad una carezza, ad una gentilezza e questo racconto ci porta all’attualità, al fatto che in questa storia c’è un femminicidio in seno alla coppia, anche se Canio ci fa sempre un po’ pietà, non riusciamo a vederlo come l’assassino contro il quale puntare il dito. Noi con l’arte possiamo mandare dei messaggi e la metafora della prima aria è chiara: Nedda è come un uccello in gabbia che guarda fuori ma è imprigionato. Come molte donne anche oggi».

In attesa del vicino debutto in Butterfly a Torino sta studiando il ruolo con la sua insegnante Raina Kabaivanska alla quale, pur essendo in carriera, ha chiesto una guida. Come è stato ripassare Nedda con il grande soprano che l’ha cantata, tra gli altri, con Bergonzi e Vickers diretta e da Karajan?

«Non ci sono parole per descrivere l’emozione che provo. Lei è un’artista immensa e donna straordinaria. E’ selettiva e di solito non segue chi è già in carriera quindi considero un onore il fatto che mi abbia presa. Ho il suo stesso repertorio e quindi i suoi insegnamenti sono preziosi. Lei è a dir poco fondamentale per il mio percorso ed è molto più che un’insegnante. Legge il mio animo e sa sempre di cosa ho bisogno. La sua approvazione mi dona grande forza. L’ho invitata per i “Pagliacci” al Regio. Speriamo che venga!».

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