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TENTATA ESTORSIONE

Raid da «Tonino» per il pizzo: un patteggiamento

Raid da «Tonino» per il pizzo: un patteggiamento

di Georgia Azzali

04 Maggio 2023, 03:01

Il telefono era squillato più volte in quell'assonnato pomeriggio d'agosto della scorsa estate. Dall'altra parte una voce potente: «Bastardo, devi pagare le fatture», si era sentito dire Antonio Gramazio, titolare della pizzeria «Tonino». E una ventina di minuti dopo l'ultima chiamata, in due si erano precipitati dentro il locale. I toni? Ancora più minacciosi. «Ti taglio la testa, figlio di p..., dammi la fattura». In realtà, non c'era alcuna fattura da saldare. Ma a quel punto Gramazio aveva capito che più che tentare di «capire» i due avventori, era meglio chiamare i carabinieri. Tutti e due erano stati caricati sulla pattuglia, ma in serata erano tornati di nuovo alla carica. Uno era entrato, mentre l'altro era rimasto in macchina. E poco dopo si era arrivati alla richiesta del «pizzo»: 300 euro da versare seduta stante, aveva chiarito il complice entrato in pizzeria, cominciando a far volare anche una serie di oggetti dentro il locale. Così, dalla pattuglia dei carabinieri, arrivati per la seconda volta, era finito prima in caserma e poi direttamente in cella, mentre l'amico era stato denunciato. Tutti e due con un curriculum criminale di un certo spessore, sono poi stati accusati di tentata estorsione aggravata. Il primo - 47enne, residente a Trani - ieri ha patteggiato 1 anno e 2 mesi davanti al gup Beatrice Purita. Per il complice - 48 anni, calabrese - si procederà separatamente.

Un'istituzione della pizza da asporto, Tonino di via Emilio Est. Da più di vent'anni tanto lavoro e clienti che ritornano soddisfatti. E anche i due erano facce conosciute per il titolare e la sua famiglia: avventori che più volte erano andati in pizzeria senza creare problemi. Il pomeriggio del 6 agosto scorso, quando era arrivata la prima telefonata, a Gramazio, il titolare, erano sembrate solo una bizzarria quelle richieste. «Hanno cominciato a telefonare: prima una, poi due, poi ancora altre volte - aveva spiegato il giorno dopo alla «Gazzetta» -. E sempre, dall'altra parte, questo tale che diceva di dover riscuotere delle non meglio precisate fatture. Così, alla fine ho detto di venire di persona perché io non capivo e avrei voluto delle spiegazioni».

Impossibile capire il senso di quelle pretese. E, d'altra parte, i due non erano certo fornitori della pizzeria che dovevano (legittimamente) riscuotere il saldo delle loro fatture. Avevano in mente di riscuotere soldi a suon di minacce. E quando avevano visto arrivare i carabinieri, erano diventati furiosi. «Infame. Hai chiamato le guardie? Ma noi bruciamo te e il tuo locale», avevano ringhiato a Gramazio.

Il conto, però, dovevano ancora presentarlo. Così, erano tornati all'attacco in serata: il 47enne pugliese, soprattutto, perché l'altro era rimasto in macchina. Si era fiondato dentro e aveva cominciato a lanciare di tutto, colpendo una delle dipendenti. Poi, dalle urla alle minacce sarebbe voluto passare all'incasso di 300 euro.

E sulla missione dei due non ci sono stati dubbi fin dall'inizio. C'erano le testimonianze (coincidenti) del titolare e della dipendente. L'occhio delle telecamere di videosorveglianza, inoltre, aveva inquadrato tutto. Pomeriggio e serata di quella doppia incursione.

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