L'intervista
Diciassette anni e sei mesi di cammino insieme: sono quelli percorsi da Erreà, l'azienda di abbigliamento sportivo di San Polo di Torrile e dal Parma calcio. Due importanti realtà del territorio che hanno lavorato fianco a fianco dal gennaio 2006 fino a oggi. Dalla prossima stagione, per scelta del Parma, le due strade si divideranno. E per l'occasione, quando ancora manca una parte importante di questo campionato di B, Angelo Gandolfi, colornese che 35 anni fa ha fondato la Erreà e ne è tuttora il presidente, traccia un bilancio di quella che si può definire una splendida avventura tutta parmigiana.
Presidente, come è nato il rapporto con il Parma calcio?
E' una storia che potrebbe avere come titolo “Destini incrociati”. Tante sono state negli anni le squadre che abbiamo sponsorizzato in Italia e all'estero, ma il Parma Calcio ha sempre rappresentato qualcosa di più. Perché nel 2006 è nato un rapporto tra due realtà della stessa città che fin da subito andava oltre il semplice aspetto economico. E ne è nata una grande storia che durerà ben 17 anni di vita insieme, di gioie condivise, di momenti oscuri e di entusiasmanti rinascite».
Le vostre maglie hanno sempre avuto come filo conduttore “la Crociata”, che in questi 17 anni è sempre stata la prima maglia del Parma. Come avete combinato innovazione e tradizione?
«E' stato un lavoro condotto insieme al nostro staff composto per la maggior parte da ragazze e ragazzi della zona, quindi anche loro grandi tifosi della squadra crociata, che hanno con entusiasmo e grande passione immaginato, ideato, disegnato, condiviso e alla fine prodotto quella maglia che ha fatto innamorare e sognare generazioni di tifosi. La maglia Crociata, che era stata messa da parte negli anni Novanta, è tornata in questo lungo periodo ad essere il simbolo della passione calcistica dei parmigiani, alimentando anche il legame emotivo tra la squadra e i suoi sostenitori».
Quale è stata la maglia che le è rimasta maggiormente nel cuore fra le tante ideate?
«Come non ricordare la maglia Crociata della stagione 2012 – 2013, che conteneva all’interno della grafica i cognomi e i nomi degli abbonati? Quello credo sia stato un perfetto esempio di come al primo posto ci fossero sempre i tifosi e il loro senso di appartenenza al Parma calcio. Sicuramente in 17 anni non è stato semplice realizzare nuovi kit che rimanessero nel cuore e nei ricordi dei tifosi del Parma ed è per questo motivo che di anno in anno abbiamo cercato di creare qualcosa che potesse rispettare e rendere onore alla storia, già gloriosa del club. E nel 2013 con il Centenario abbiamo realizzato anche 1913 esemplari di una maglia in lanetta, fedele riproduzione della prima storica Crociata degli anni Venti».
Poi, nel 2015, al rapporto come sponsor si è aggiunto quello da proprietario con Nuovo Inizio. Come è arrivata la decisione di aderire a questo progetto?
«Era il marzo del 2015 e il Parma calcio era appena stato dichiarato fallito. Marco Ferrari venne allora a farmi visita in Erreà e mi presentò un progetto. Era un documento di 5 pagine con il titolo: ”Progetto Fenice”. Bisognava ripartire completamente da zero e nessuno aveva ancora deciso cosa fare. Io, sentendomi emotivamente coinvolto, diedi la mia piena disponibilità ed aderii con entusiasmo al progetto di ripartenza. Dopo il fallimento del Parma di Ghirardi sentivo che era nostro dovere intervenire per aiutare la squadra della nostra città; lo sentivamo tutti, anche gli altri sei soci, come un impegno morale. Fu un progetto a responsabilità collettiva in cui tutta la città fece la sua parte».
Come riusciste a trovare un accordo in così poco tempo?
«Prevalse in tutti noi un forte senso di unione: i 7 imprenditori di Nuovo Inizio, con, oltre a me, Guido Barilla, Paolo e Pietro Pizzarotti, Marco Ferrari, Giacomo Malmesi, Mauro Del Rio e Giampaolo Dallara ma anche centinaia di piccole e medie imprese, gli appassionati riuniti in “Parma partecipazioni calcistiche”, gli sponsor locali che con grande senso di responsabilità non abbandonarono la squadra e i tifosi che ci sostennero con 11 mila abbonamenti in serie D. Ognuno fece la sua parte. La ripartenza del Parma fu davvero un’impresa collettiva che unì tutta la città e di cui possiamo essere orgogliosi».
La Erreà poi ebbe così un duplice ruolo, vero?
«Ricordo che il giorno della presentazione del progetto alla città, noi di Erreà tappezzammo le porte di casa di centinaia di parmigiani con fiocchi gialloblù con un bigliettino su cui era scritto: “È nato il Parma calcio 1913”: era il 27 luglio 2015 e da lì è partita l'avventura di “Nuovo Inizio”».
Un'avventura che si può definire irripetibile?
«Certo, perché i risultati a livello calcistico resteranno per sempre negli annali del calcio perché’ in Italia nessuno c’era mai riuscito: Tre promozioni consecutive, ripartendo dalla serie D per concludere con due salvezze in serie A. Noi come soci eravamo un gruppo di amici e una famiglia con la squadra, il mister e tutti i dirigenti. Abbiamo raggiunto un risultato storico perché’ abbiamo dato il meglio di noi nella gestione delle sconfitte e delle crisi e ce l’abbiamo fatta.
Poi, con l'arrivo di Krause, Eerreà è rimasta ancora sponsor tecnico fino a oggi.
«Sì, e sempre all'insegna del legame forte con la città. Ad esempio, nel 2019 abbiamo riprodotto la maglia della Parmense e poi abbiamo realizzato la maglia anti-virus. Oggi si interrompe anzitempo, e non per nostra volontà, il rapporto con la società, ma speriamo che i tifosi del Parma restino sempre affezionati al nostro marchio ed ai nostri prodotti».
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