CONDANNA
Preparato, l'aspirante automobilista. Questo - almeno - dimostrava l'esito dei quiz per la patente. Se non fosse che il guidatore in pectore aveva avuto un ottimo suggeritore con cui parlava tramite un minuscolo auricolare. Così microscopico che, avendolo spinto un po' troppo a fondo per non rischiare di essere visto, è stato poi costretto ad andare in Pronto soccorso per farselo estrarre senza problemi. Esame annullato, ovviamente, ma anche più di un guaio per il patentato mancato: 38 anni, pakistano, residenza in Campania e domicilio nel Bergamasco, è stato condannato a 8 mesi (pena sospesa) dal giudice Francesco Matteo Magnelli, come richiesto dal pm Massimo Porta, per aver violato la legge del 1925 sulla falsa attribuzione di lavori altrui e per falsità materiale.
Cosa l'avesse spinto, il 16 marzo 2018, a venire alla Motorizzazione civile di Parma per sostenere la prova, non è dato sapersi. Forse qualcuno gli aveva detto che avrebbe avuto vita facile, invece fin dall'inizio la prova è parsa in salita. Gli esaminatori avevano avvertito subito un mormorio nella sala, come se qualcuno ripetesse alcune lettere per chiedere conferme sulle risposte ai quiz. E quei borbottii provenivano proprio dalla postazione in cui era seduto il giovane pakistano. Così, si erano fatti consegnare il telefonino e gli avevano chiesto di sfilarsi la giacca.
Eppure, quei rumori proseguivano. Come peraltro la prova del 38enne. E gli esaminatori, sempre più convinti che ci fosse qualcosa di poco chiaro, avevano così chiamato la polizia. Due gli uomini della Stradale che si erano presentati poco dopo in borghese, giusto in tempo per incrociare il pakistano che aveva appena concluso l'esame e stava andando verso l'uscita. L'avevano fatto accomodare in una stanza accanto e gli avevano chiesto i documenti: dalle tasche aveva preso il portafoglio e un telefonino di colore bianco (spento), ma in quel momento un altro cellulare si era messo a suonare. Non solo. La carta d'identità che aveva allungato subito dopo ai poliziotti era palesemente contraffatta, da qui poi l'accusa di falso materiale.
Insomma, ce n'era abbastanza per chiedere al 38enne di seguirli nella sede della Stradale. E qui era scattata la perquisizione. In realtà era bastato dare un'occhiata alle orecchie per capire che c'era un auricolare, evidentemente collegato al telefono che improvvisamente si era messo a squillare. Un auricolare che aveva pigiato troppo a fondo. La prova del reato «resuscitata» poco dopo in Pronto soccorso.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata