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SCOMPARSO

Vittorio Campanini, il poeta dialettale che sapeva conquistare i ragazzi

Vittorio Campanini, il poeta dialettale che sapeva conquistare i ragazzi

di Lorenzo Sartorio

01 Giugno 2023, 03:01

Con Berto Michelotti, Enrico Maletti e lo «Dsèvod», costituiva un presidio della parmigianità più vera portando il dialetto nelle scuole. Vittorio Campanini, noto e apprezzato poeta dialettale, è scomparso nei giorni scorsi all’età di 84 anni.

A questo punto il ricordo del cronista, ad anni di distanza, come per magia diventa nitido, a colori. Sempre di fretta, con la sua possente taglia atletica, Berto Michelotti, in via Farini, sta camminando velocemente verso viale Solferino. «Indò còrrot Berto»? «A vagh a tór la machina parchè stamatén’ na con Malètt, Campanén e al Dsèvod andèmma a dir cuél sul djalètt in-t-na scóla elementära. E dir che ‘na volta a scóla, mi andäva ala Cocconi , tutt i ragas i parlävon in djalètt. In italjan al parläva si e no al prét».

Ebbene, i «quattro moschettieri» del dialetto parmigiano - Berto Michelotti, Enrico Maletti, Vittorio Campanini e lo Dsèvod - facendo una scommessa, poi risultata vincente, fecero conoscere a molti giovani parmigiani e non la simpatia del nostro vernacolo illustrando, grazie alla vis teatrale di Maletti, tante poesie dei nostri poeti dialettali. Vittorio poneva in evidenza non solo l'autenticità della lingua dei nostri padri ma, soprattutto, rimarcava i profondi significati umani di queste strofe che trasudano di nobili e sacri sentimenti quali l’amore per la nostra terra, l’amicizia vera e il culto di quelle tradizioni che hanno connotato la nostra città.

E’ visibilmente commosso, Enrico Maletti, che artisticamente e umanamente è stato il più vicino al poeta scomparso. «Se n’è andato in punta di piedi l’amico Vittorio Campanini - ricorda il fine dicitore parmigiano -: un poeta dialettale di cui ho avuto il piacere di recitare e leggere le poesie, in particolare nelle scuole. Per parecchi anni ho seguito nelle scuole Vittorio insieme al grande Alberto Michelotti e a Maurizio Trapelli, il nostro Dsèvod. Vittorio era il nostro “procuratore”, perché, di persona, si presentava ai presidi e agli insegnanti per organizzare questi incontri con i bambini delle scuole primarie, secondarie e a volte anche superiori. Ricordo bene che una volta mi confidò che, in tutti questi anni, avevamo raggiunto il numero di 104 incontri con i ragazzi in tante scuole di città e provincia. Ci ha lasciato un patrimonio di poesie in dialetto in alcuni libri da lui scritti , tra i quali: “La Pjàsa”, “Cuànd gnäva zò la Pärma”, “Pärma in Pramzàn” e, l’ultimo, “Impariamo il dialetto Parmigiano”. Questo suo ultimo lavoro mi è particolarmente caro perché ne avevo corretto le bozze con mia moglie. Stimavo molto Vittorio - aggiunge Maletti - perché mi chiedeva consigli in relazione all’ortografia, agli accenti, alle dieresi, di cui il nostro dialetto è ricco, e stava molto a consiglio. Purtroppo, la perdita di Vittorio, «l’ è ‘n’ ätor tòch äd Pärma ch’al s’ n’nin va via». Con questo mi riprometto, quando mi capiterà, di andare nelle scuole, per fare conoscere ai ragazzi questo poeta cantore del nostro “bèl pramzàn”».

Parmigiano «arioso» di Gainago, di famiglia contadina, a 14 anni, entrò come garzone all’Upim per poi fare una brillante carriera divenendo vice direttore della sede di Parma. Era legatissimo alla famiglia: alla moglie Gianna, alla figlia Laura, al nipote Simone e al genero Gianluca.

Una persona gentile, umile, mite, di una raffinatezza d’altri tempi. Un poeta, Vittorio, dalla penna alata e sensibile, ma allo stesso tempo acuta, con la quale vergava strofe che facevano molto riflettere su tanti temi: dall’ambiente, ai giovani, al lavoro, alla famiglia e alla nostra storia. Gigèn Vicini, un gigante della poesia vernacola parmigiana, con Renzo Pezzani, Alfredo Zerbini e Bruno Pedraneschi, un giorno, disse che i versi li componeva di notte poiché si sentiva più vicino alle stelle. Ebbene, da ieri, il cielo del dialetto parmigiano brillerà con un’altra stella, quella di Vittorio Campanén.

Lorenzo Sartorio

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