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Intervista

Mauro Pagani: «Ragazzi siate curiosi e coraggiosi»

Mauro Pagani: «Ragazzi siate curiosi e coraggiosi»

di Pierangelo Pettenati

08 Giugno 2023, 03:01

Sabato alle 19.30, nel cortile d’onore di Casa della Musica di Parma, nell’ambito del Festival della Lentezza, Mauro Pagani presenterà il suo libro «Nove vite, dieci blues» in un dialogo con Sergio Blasi (ex sindaco di Melpignano e fra i fondatori della Notte della Taranta) condotto dal giornalista musicale Cico Casartelli.

In oltre cinquant’anni di carriera artistica Mauro Pagani ha contribuito ad alcuni dei più bei dischi della musica italiana, ma l’idea di questo libro non nasce dal desiderio di raccontarsi quanto di ritrovarsi. Letteralmente, come racconta: «Tre anni fa, una sera di gennaio, ero a casa e ho cominciato a vedere dei pezzi del campo visivo che si spostavano. Mi sono preoccupato e sono corso in ospedale, dove poi sono rimasto alcuni mesi per risolvere il problema che ho avuto. In quel periodo mi sono reso conto che la mia memoria era diventata a macchia di leopardo. Ricordavo bene alcune cose ma altre non molto, così ho cominciato a riascoltare i dischi che avevo fatto e ho telefonato agli amici coi quali avevo suonato per farmi raccontare cosa avevamo fatto insieme. È stato un viaggio all’interno della mia memoria, che dopo un po’ è tornata del tutto. Mi è tornato anche il buonumore e mi sono sentito felice di essermela cavata».

Questo spiega la prima metà del titolo del libro; e i 10 blues a cosa si riferiscono?

«Come per molti musicisti della mia età, il blues è stato importantissimo perché consentiva a noi che la suonavamo di improvvisare. Ci faceva sentire liberi, ogni volta che suonavi un pezzo lo facevi in modo diverso. Suono ancora il blues, mi mette sempre di buon umore».

C’è ancora questa libertà espressiva nella musica di oggi?

«È una cosa molto personale, c'è chi ama improvvisare e chi ama le strutture ben definite. Io credo che sentirsi libero di poter mettere qualcosa di tuo renda le tue giornate e i tuoi concerti più divertenti».

Era sempre al posto giusto al momento giusto: con la PFM, con De André, con i giovani emergenti del nuovo rock italiano anni ‘90. Solo fortuna?

«La fortuna è che io sono nato curioso e mi piaceva studiare. E mi piaceva crescere. Dai musicisti con cui ho lavorato, ho ricevuto molto e di conseguenza ho anche dato. Quando ho iniziato con la PFM, loro erano già quattro musicisti suonavano con Mina, Battisti e un sacco di artisti di allora. Io ero solo un ragazzotto scappato di casa con un sacco di energia e di voglia di vivere. La curiosità ti tiene vivo e da un senso alla tua vita».

Che consiglio darebbe a un giovane?

«L’unico consiglio che mi sento di dare è di essere curiosi e coraggiosi. Imparate, rischiate, fate qualcosa di originale. Magari ti viene solo una frase originale ma scrivere una frase originale è un gran lusso. La fortuna va ricercata e alimentata».

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