INCHIESTA
Da una parte c’è Tier, che a Trento, Milano e Roma stava già sperimentando – in tempi «non sospetti» - un progetto pilota («forse l’unico al mondo») su un 5% della flotta che permette tramite app di aprire anche un box con casco brevettato installato sul mezzo. Dall’altra c’è Helbiz, che sta studiando le soluzioni possibili. Ma una cosa in comune ce l’hanno: entrambe le società che a Parma gestiscono lo sharing di 900 monopattini elettrici sono preoccupate di fronte alla prospettiva aperta dal nuovo Ddl sul Codice della strada. Quelle che potrebbero diventare le nuove norme a tema riguardano assicurazione, targa e soprattutto l’obbligatorietà del casco. E se sulle prime due le società si troverebbero in regola sin da ora, la nota dolente è la terza.
«Si rischia di distruggere un settore e di mettere a rischio 2mila posti di lavoro – commenta il city manager di Helbiz Luca Santambrogio - senza considerare il fatto che se si vuole parlare di sicurezza sulle strade, il problema non sono di certo i monopattini elettrici condivisi, gli unici che hanno una manutenzione continua e il controllo geolocalizzato della velocità». Cita la presa di posizione di Assosharing, a cui l’azienda è associata: «Nel settore dello sharing i dati dello stesso ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti certificano che i forti investimenti delle imprese nel 2021, e l'impianto normativo attualmente in sperimentazione sullo sharing, hanno consentito di raggiungere l'obiettivo di zero vittime nel 2022. Nel complesso gli incidenti che hanno coinvolto monopattini in sharing registrano una contrazione del 78% nel 2022 rispetto al 2021. Dunque la proposta del Governo, un unicum a livello europeo, rischia di vanificare anni di investimento e formazione erogate alle imprese, spesso anche in sostituzione delle istituzioni».
Trattandosi di un Ddl che dovrà ancora affrontare modifiche e tutto l’iter parlamentare, «speriamo che ci sia spazio per il dialogo e confronto coi soggetti interessati», sottolinea Francesco Tagariello , city manager di Tier per il Nord Italia. E se sui caschi «è vero che abbiamo già la tecnologia e l’hardware per farlo, ci rendiamo conto dalle sperimentazioni che gli utilizzi non sono alti e non sono certo un incentivo alla mobilità dolce. Tanto più che non riteniamo che questo sia in realtà lo strumento per garantire la sicurezza degli utenti: la sicurezza si fa con le infrastrutture e con la moderazione della velocità delle auto. Non solo, il primo elemento di sicurezza sono i safety numbers: l’aumento degli utenti in monopattino e bicicletta. Più sono, più le strade sono sicure».
La decisione del Governo non ha eguali in Europa. E secondo Santambrogio non tiene conto di ciò che i monopattini elettrici condivisi garantiscono a differenza di quelli privati: «di far decelerare da remoto in determinate in zona e arrivare fino a bloccare determinate aree, in accordo con le amministrazioni comunali». È quello che accade a Parma «con una velocità massima di 20 km orari - spiega Tagariello -ridotti a 6 km orari nelle aree pedonali, con la possibilità anche di inserire delle aree georeferenziate di non accesso, in cui sostanzialmente il monopattino si ferma». Insomma, «non è certo l’immagine del monopattino in tangenziale a 90 all’ora quella che rispecchia il settore dello sharing» continua Tagariello.
«Quale sarà la possibile soluzione se la decisione verrà mantenuta? Che gli utenti usino il loro casco, e la vediamo grigia – risponde il city manager di Helbiz - oppure installeremo caschi sui monopattini, ma senza grandi aspettative di successo, anche perché non è perfettamente igienico. Senza contare che i rischi di vandalismi e i maggiori costi per le società di sharing. Insomma, ci sono solo aspetti negativi e nessun grande vantaggio per la sicurezza».
E per quanto riguarda le frecce e la targa, a che punto sono i due gestori attivi in città? «I nostri monopattini - spiega Tagariello - hanno già le frecce da un paio d'anni, e in più sono dotati di un codice univoco identificativo tramite il quale possiamo risalire a chi ha usato il mezzo». Va ricordato che i monopattini hanno il Gps che permette di ricostruire il loro percorso.
«L'obbligo delle frecce sui monopattini entrerà in vigore il primo gennaio 2024, quindi noi procederemo ad un rinnovo graduale della flotta presente a Parma - chiarisce Santambrogio - mentre per quanto riguarda la targa, i nostri monopattini hanno un codice identificativo e da remoto possiamo conoscere chi li ha usati, che percorso ha fatto e che velocità ha fatto».
C.C.
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