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INFRASTRUTTURE

«Piene e siccità, serve la diga di Armorano»

«Piene e siccità, serve la diga di Armorano»

di Pierluigi Dallapina

06 Luglio 2023, 03:01

È l'oro blu, ma è anche capace di trasformarsi in un flagello. Ne sanno qualcosa i poveri romagnoli, letteralmente sommersi dall'alluvione. Risorsa o minaccia, l'acqua resterà sempre indispensabile per la vita (e l'economia) di ogni società, quindi va gestita al meglio. Soprattutto ora che, a causa del cambiamento climatico, ce n'è troppa (in pochi istanti) o troppo poca (durante lunghi periodi di siccità).

Le dighe sarebbero la soluzione ottimale. Parola di esperto. «I serbatoi montani sono in grado di immagazzinare grossi volumi di risorsa idrica e, allo stesso tempo, di mitigare le piene fluviali». Stefano Orlandini, professore ordinario di costruzioni idrauliche all'Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) torna a spiegare la sua ricetta per gestire l'acqua, sia quando ce n'è in abbondanza, sia quando si rimane a secco. E lo fa a distanza di pochi giorni dall'incontro organizzato a Felino per parlare della cassa d'espansione sul Baganza e delle dighe, con un focus su quella che potrebbe essere costruita nella stretta di Armorano, nei pressi di Calestano.

La cassa e l'invaso

A pochi chilometri da Parma, per la precisione a Casale di Felino, la Regione sta costruendo la cassa d'espansione sul Baganza. Un'opera che per Orlandini non è in conflitto con l'ipotetica costruzione di una diga. «Le due infrastrutture non sono tecnicamente incompatibili», assicura, prima di spiegare il perché.

«La cassa d'espansione ha la funzione di mitigare le piene, ma non è corretto pensare di usarla per immagazzinare acqua da destinare all'agricoltura, in quanto il volume immagazzinato sarebbe ridotto».

La cassa trasformata in un grande serbatoio in pianura presenterebbe poi un altro problema. «Di fronte ad una piena improvvisa come ci si dovrebbe comportare? La si lascerebbe piena per conservare l'acqua destinata ai campi, facendo venire meno la sua funzione di protezione, che è quella di ridurre la portata dei corsi d'acqua? Oppure la si utilizzerebbe per ridurre la portata del torrente?».

Le previsioni meteo, secondo il docente, non sarebbero sempre d'aiuto nel risolvere il dilemma. «Pensare di affidarsi alle previsioni non basta, perché possono sbagliare».

Acqua in montagna

Dalla teoria alla pratica, Orlandini cala i progetti sul territorio. «La cassa di Casale non può essere utilizzata per immagazzinare acqua, anche perché è costruita con argini, i quali non sono adatti a trattenere l'acqua a lungo». Poi squaderna una serie di numeri a sostegno della sua proposta. «La cassa sul Baganza ha una capienza di 5 milioni di metri cubi d'acqua, mentre la diga di Armorano potrebbe creare un invaso di 60 milioni di metri cubi. Di questi, 42 milioni potrebbero essere destinati all'immagazzinamento dell'acqua e gli altri 12 milioni potrebbero essere lasciati liberi per contenere una piena».

Per ora la diga di Armorano, va chiarito, è solo un'idea e nessun progetto è pronto a trasformarla in realtà. Per il progetto della diga di Vetto ci sono invece 3,5 milioni (in buona parte fondi governativi), ma anche l'infrastruttura sull'Enza è lontanissima dal taglio del nastro.

«Opera conveniente»

«Per realizzare la diga di Armorano servirebbero tra i 200 e i 250 milioni di euro», spiega Orlandini. Sono tanti soldi. «Consideriamo però che l'alluvione in Romagna ha causato danni per dieci miliardi, stando alle stime della Regione». Partisse il cantiere, l'investimento milionario verrebbe ripagato in poco tempo. «L'acqua della diga potrebbe essere usata per l'agricoltura, le abitazioni, l'industria e l'idroelettrico. Le dighe sono opere che producono reddito e ripagano l'investimento in poco tempo». Quanto poco? «Dieci anni».

Pierluigi Dallapina

© Riproduzione riservata

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