RISCHIO IDROGEOLOGICO
Il cantiere prenderà il via a fine estate e durerà al massimo 120 giorni. Da gennaio del 2024, se non prima, Gaione potrà così tirare finalmente un sospiro di sollievo. L'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e per la protezione civile ha infatti avviato in questi giorni gli ultimi passaggi tecnici (valutazione di impatto ambientale e paesaggistico) per la realizzazione della cassa di laminazione del torrente Cinghio, la struttura che metterà al sicuro dalla piene del corso d'acqua l'area di San Ruffino e, soprattutto, l'abitato di Gaione.
Fondi Pnrr
L'opera costerà in tutto 450mila euro, fondi che arriveranno dal Pnrr, ed è un manufatto che finalmente arriva a termine dopo un iter progettuale di circa tre anni.
Dopo le drammatiche piene del 2019 e 2020, con l'acqua che si fermò a soli 12 centimetri dal colmo dell'argine, la Regione aveva subito iniziato valutato la possibilità di creare un invaso per raccogliere le acque a monte dell'abitato di Gaione. Si era nel frattempo provveduto a ripulire il greto del torrente dalla vegetazione in eccesso e, infine, era stata acquisita un'area, di proprietà del demanio, grande 1,9 ettari a monte dell'abitato di San Ruffino dove ora sarà costruito l'invaso.
Il progetto
La struttura, progettata dall'Agenzia regionale, avrà una portata di 52mila metri cubi d'acqua ed interesserà in tutto una superficie di 1,6 ettari. L'area della cassa dista poco meno di un chilometro dall'abitato di San Ruffino e non presenta criticità visto che nelle sue immediate vicinanze non ci sono abitazioni o insediamenti agricoli.
La cassa di laminazione (che si differenzia dalla cassa d'espansione essenzialmente per le dimensioni più ridotte) prevede la realizzazione di una golena di derivazione in parallelo a quella originale del corso d'acqua che si riempirà solo in caso di piena. Nessun mutamento sostanziale quindi al percorso originario del Cinghio, ma un invaso «supplementare» che, per le sue dimensioni, potrà rispondere alle future ondate del torrente (anche se i fenomeni legati al cambiamento climatico purtroppo stanno diventando sempre più imprevedibili).
«Intervento necessario»
«Sulla nostra testa pende da sempre una spada di Damocle, se finalmente ora arriva questo intervento che metterà in sicurezza Gaione non possiamo che esserne contenti», sottolinea uno dei residenti della frazione lungo strada Montanara. Tutti infatti ricordano ancora quanto successe nel novembre del 2019 quando il Cinghio rimase dentro gli argini per una sola manciata di centimetri. Il fenomeno ritorno nel dicembre dell'anno seguente, nonostante nel frattempo il greto fosse stato ripulito dal verde. «Interventi che andrebbero rifatti subito», si continua a ripetere in paese, perché «il canale è ancora soffocato dalla vegetazione» e anche la realizzazione del bypass artificiale di collegamento con il Baganza, secondo i residenti, non ha migliorato la situazione, «perché il collegamento è più alto a valle che a monte, oltre ad essere completamente coperto da ghiaia e grossi arbusti. Speriamo che il nuovo intervento sia risolutivo», che insomma la nuova cassa di laminazione metta una volta per tutte in sicurezza una frazione che è arrivata a contare, con le nuove edificazioni, quasi 1.500 abitanti.
Il torrente, 22 chilometri di lunghezza da Langhirano sino a Parma
Il torrente Cinghio è uno fra i più importanti piccoli corsi d'acqua della provincia, in particolare perché, sino a pochi anni fa, interagiva direttamente con l'abitato di Parma, attraversando la zona sud della città sino al ponte Stendhal. Oggi il corso del Cinghio termina invece in Baganza dove è stato deviato con un canale proprio per mettere in sicurezza i quartieri cittadini, dive comunque è ancora visibile il suo antico alveo lungo strada Langhirano.
Il suo bacino idrogeologico è di 35 chilometri quadrati in tutto ed il corso percorre in tutto 22 chilometri dalla sua sorgente, in località case Manfredelli, nel comune di Langhirano, sino alla sua confluenza con il torrente Baganza.
Giuseppe Milano
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