L'EX CONSULENTE FINANZIARIA
Sorriso smagliante, piglio sicuro. E soprattutto una fama che aveva valicato i confini della provincia. Era una consulente finanziaria apprezzata, Antonella Lambri, con numeri da record: un portafoglio con oltre 800 clienti per un valore complessivo di 176 milioni di euro. Almeno fino al 2019, quando hanno cominciato a fioccare le denunce: decine di persone che avevano visto sparire tutto o gran parte delle cifre investite. Tra queste, anche un imprenditore 46enne che aveva versato all'allora consulente di San Paolo Invest 566.100 euro. Ma oltre a farsi avanti con la querela, il cliente si è mosso anche sul fronte della causa civile, assistito dall'avvocato Marzia Mosconi. E nei giorni scorsi il giudice Marco Vittoria ha condannato (in primo grado) Antonella Lambri al pagamento di 509.703 euro, oltre agli interessi che matureranno dalla sentenza al momento del versamento. Una somma a cui andranno aggiunti anche 20mila euro di spese di lite.
La storia dell'imprenditore? Simile a quella di tanti altri clienti che erano convinti di aver trovato la persona giusta per far fruttare i loro grandi o piccoli capitali. Nella causa civile l'avvocato Mosconi aveva messo in evidenza come la Lambri «avesse effettuato molteplici operazioni di negoziazione finanziaria senza il consenso e la sottoscrizione necessaria» dell'imprenditore. Insieme alla consulente, era stata citata anche Fideuram Intesa San Paolo Private Banking spa, di cui era stata chiesta la condanna in solido alla restituzione integrale della somma, ossia i 566.100 euro dell'investimento complessivo. La posizione di Fideuram, però, che si era costituita in giudizio, è stata stralciata. La banca aveva infatti eccepito il fatto che il contratto di lavoro della Lambri fosse con San Paolo Invest Società Intermediazione Mobiliare e non con Fideuram, alla cui estromissione si era comunque opposta l'avvocato Mosconi. «Di certo - sottolinea il legale - le operazioni venivano agevolate anche dal fatto che Sanpaolo Invest Società Intermediazione Mobiliare e Fideuram permettessero alla Lambri di stampare reports che poi si sono rivelati falsi. Il dovere di controllo da parte di Fideuram era altresì contrattualmente previsto nei documenti agli atti della causa».
Che è comunque proseguita nei confronti della Lambri. L'ex consulente, da parte sua, seppure citata, non si è costituita ed è stata dichiarata contumace. Ma la documentazione prodotta, oltre a quella della vicenda penale (visto che la Lambri è indagata, tra l'altro, per truffa e furto pluriaggravato), e le prove raccolte durante l'istruttoria orale hanno portato alla sentenza di condanna al pagamento. In particolare, facendo riferimento alle dichiarazioni di un'ex collaboratrice della Lambri, il giudice sottolinea «la spregiudicatezza della promotrice finanziaria nella gestione dei patrimoni dei clienti, oggetto di sistematici prelievi distrattivi, consumati mediante falsificazione della documentazione di supporto e mediante una confusione pressoché inestricabile dei fondi gestiti».
L'imprenditore aveva visto andare in fumo la quasi totalità del patrimonio investito, con una perdita netta di oltre 430mila euro. Un'«emorragia» dovuta al rischio fisiologico di quel tipo di investimento? La Lambri - contumace - non l'ha provato. E quanto perso dall'imprenditore, secondo il giudice, «supera di gran lunga il rischio che ha volontariamente assunto».
Georgia Azzali
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata