I BONIFICI «EXTRA»
Il mese successivo se ne sarebbe andata. Nuovo lavoro, dopo nove anni in quella ditta, e altre prospettive di vita per l'impiegata addetta alla segreteria d'amministrazione. Ma nel frattempo avrebbe pensato a garantirsi una sostanziosa buonuscita «supplementare»: 127.309 euro. Soldi drenati nel giro di quasi tre anni dal conto dell'azienda, una ditta meccanica parmigiana che si occupava di carrelli elevatori. La dipendente, 51 anni, residente nel Parmense, è stata condannata a 2 anni, 2 mesi e 15 giorni per appropriazione indebita aggravata, oltre al pagamento di 1.550 euro di multa. Il giudice Giuseppe Saponiero (pm Lino Vicini) ha riqualificato il reato di furto aggravato inizialmente contestato. Il risarcimento sarà stabilito in sede civile, ma per il liquidatore della società, che si era costituito parte civile, è stata disposta una provvisionale immediatamente esecutiva di 127.309, ossia la somma uscita dai conti.
E a controllarli quei conti, all'inizio del 2020, su richiesta del titolare dell'azienda, era stata la segretaria che aveva preso il posto della 51enne, dopo aver lavorato al suo fianco fino alla fine di novembre del 2019. Forse il proprietario cominciava ad avere qualche sospetto, ma alla nuova dipendente aveva in realtà chiesto di verificare se tutti i suoi compensi erano stati pagati nel corso dei mesi precedenti, spiegando semplicemente che lui non era molto «tecnologico» e aveva qualche difficoltà con l'home banking.
Spulciando le buste paga del titolare e i documenti bancari, ciò che era balzato subito all'attenzione dell'impiegata guardando l'estratto conto cartaceo era un'operazione in uscita cancellata con il bianchetto. Perché? E - soprattutto - di cosa si trattava? Una verifica sui movimenti, tramite l'home banking, aveva fornito subito la risposta: si trattava di un bonifico a favore dell'ex segretaria, con tanto di nome e cognome indicato. Così smaccata come mossa, per pensare a una distrazione di denaro, che la segretaria aveva deciso di fare un'ulteriore verifica sul gestionale dell'azienda. Per scoprire, però, che quell'operazione era stata registrata in altro modo, ossia come un giro conto con delle ricevute bancarie ritornate indietro.
Un errore? Possibile. E questo era stato il primo pensiero della segretaria. Ma altri estratti conto cartacei riportavano delle voci cancellate con il bianchetto corrispondenti, come poi aveva potuto appurare visionando i movimenti con l'home banking, sempre a bonifici a favore dell'ex impiegata.
Soldi che andavano a sommarsi agli accrediti mensili dello stipendio. Così, il titolare le aveva chiesto di fare verifiche anche per gli anni precedenti. Compito non semplice, anche perché l'azienda aveva due conti, di cui la 51enne conosceva le password d'accesso, in banche diverse, e a volte non era specificato il nome del beneficiario del bonifico. In totale, però, secondo l'accusa, l'ex segretaria avrebbe distratto 48.007 euro nel 2017, 46.187 euro nel 2018 e 33.114 euro nel 2019.
«C'era un accordo con il titolare, perché in busta paga ricevevo solo una parte dello stipendio concordato», ha spiegato l'ex dipendente al processo. Insomma, tutto chiaro. I bonifici sarebbero serviti, con il benestare del datore di lavoro, a farle avere quanto effettivamente le spettava. Ma la spiegazione non ha retto.
Georgia Azzali
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