Pandemia
Ce lo siamo un po' dimenticato, in questa estate 2023, il Covid. Abbiamo ripreso a progettare vacanze, a viaggiare, a frequentare luoghi di lavoro e svago. Ma il virus - da pandemico diventato endemico - è ancora fra noi: decisamente meno pericoloso, ma probabilmente molto sottovalutato.
Dal 1° gennaio 2023 al 19 luglio 2023 sono stati diagnosticati 4.922 nuovi casi a Parma e provincia, secondo le rilevazioni del servizio Igiene e sanità pubblica dell'Ausl di Parma, con un'incidenza concentrata prevalentemente fra gennaio e febbraio scorsi (2.819 casi).
Per fare un paragone, l'anno scorso, nello stesso periodo (dal primo gennaio al 19 luglio) i casi erano stati 20 volte tanti: 102.261. E guardando allo scorso luglio, si nota - complici forse gli spostamenti vacanzieri - una recrudescenza del virus rispetto ai mesi precedenti, con 9.924 casi. Mentre nei primi 19 giorni del luglio 2023 i casi sarebbero soltanto 62. L'incidenza del virus sulle varie classi di età è maggiore fra i 45-64 anni (37,5%) e media fra i 25 e i 44 anni (quasi 23%), mentre resta bassa in bambini e adolescenti (2,8%).
Attenzione però, mette in guardia Tiziana Meschi, direttrice del dipartimento Medico geriatrico riabilitativo e della struttura complessa di Medicina interna di continuità dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Perché i numeri potrebbero essere molto sottostimati, forse anche più del 50%.
«Chi oggi si ammala molto spesso non fa il tampone, e se lo fa non lo comunica alle autorità sanitarie e ugualmente non rispetta l'isolamento che, pur ridotto, resta di cinque giorni» dice Meschi.
E se questo è giustificato dai sintomi prevalentemente blandi del virus, resta un pericolo per i soggetti più fragili. «Il Covid oggi nella maggior parte dei casi comporta poche linee di febbre e un intasamento rino-faringeo. Al momento abbiamo ricoverati in ospedale, in «bolla” in vari reparti, solo 64 malati Covid», dice Meschi.
Anche i dati dell'Ausl testimoniano una ridotta letalità del virus: dal primo gennaio al 19 luglio di quest'anno 51 decessi, in prevalenza concentrati fra gli ultraottantenni (39). Undici decessi nella fascia 65-79 anni e uno nella fascia 45-64 anni.
Ma che il Covid non sia più generalmente invalidante o pericoloso non giustifica l'assenza di precauzioni. «Non è saggio chi, contagiato, va in contatto con soggetti fragili, perché questi ultimi prendono la malattia in modo diverso dagli immuno-competenti - fa notare Meschi - Per questo sono contraria all'ipotesi, più volte recentemente ventilata, di eliminare i cinque giorni di isolamento per chi ha contratto il virus. Credo che sia una misura utile, ma nel caso dovesse essere abolita, spero nel buonsenso: che almeno si indossi per precauzione la mascherina».
Parole simili arrivano da Silvia Paglioli, direttrice servizio igiene e sanità pubblica dell'Ausl.
«Negli ultimi sei mesi l’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da Sars-CoV-2 in Italia continua ad essere in diminuzione. L’impatto sugli ospedali è complessivamente molto basso, con un tasso di occupazione dei posti letto in netta diminuzione. Tuttavia il Covid - aggiunge Silvia Paglioli - non è scomparso: per cui ribadiamo l’opportunità, in particolare per le persone a maggior rischio di sviluppare una malattia grave in seguito all’infezione, di continuare ad adottare le misure comportamentali individuali previste, come l’uso della mascherina, l’aerazione dei locali, l’igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento».
Importante, aggiunge Paglioli, non abbassare la guardia anche sul fronte delle vaccinazioni.
«L’elevata copertura vaccinale – dice Paglioli – insieme al completamento dei cicli di vaccinazione ed al mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, in particolare nelle categorie come gli anziani e i gruppi di popolazione più fragili, rappresentano strumenti importanti per mitigare l’impatto clinico dell’epidemia».
Monica Tiezzi
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