Polizia
Si è spento Ledis Fontana, sostituto commissario colonna portante della Squadra mobile della Questura fino al maggio 2022, quando è andato in pensione. La notizia - e questo non attenua certo il dolore - non ci coglie di sorpresa, così come la morte non ha sorpreso lui. Sapeva che la battaglia era quasi impossibile, ma era altrettanto consapevole che arrendersi avrebbe significato perdere due volte, la seconda in modo imperdonabile.
Gli ultimi due anni, dopo che gli era stato diagnosticato un tumore più crudele di altri, li ha dedicati all'indagine su come sfruttare al meglio il tempo che gli restava, su come lasciare il più possibile a chi amava. Dalla mamma Angiolina alle figlie Shyla, 32enne infermiera, e Alysia, 7 anni, che a sua volta indosserà la divisa da poliziotta o il camice della ricercatrice per sconfiggere il male che le ha portato via il papà. Dai fratelli Dimes e Denis alla compagna Elisa, dipendente Unicredit conosciuta dopo che la sua filiale era stata rapinata. «La mia più bella indagine» diceva lui, e non per aver arrestato tutti i responsabili del colpo: a questo era abituato. Anche a noi ha pensato, lasciandoci una commovente lettera di commiato che pubblichiamo in questa pagina.
Dei suoi 61 anni non c'è un giorno risparmiato: in Questura o sulla strada, senza che Ledis sparasse mai un colpo, ma sempre pronto a rischiare, come quando giovanissimo agente della Polfer per salvare un aspirante suicida fu lui a essere sfiorato dal treno in corsa. O come quando un truffatore d’anziani lo travolse con l'auto. Fontana si salvò saltando sul cofano: acciaccato, all’ospedale si recò solo dopo aver catturato lo «sciacallo» (con questo o con altri coloriti termini definiva chi se la prendeva con i più deboli). Allo stesso modo aveva rischiato quando, con l’ispettore Alessandro Marchesi al volante, s’era lanciato sulla via Emilia all’inseguimento degli «incappucciati»: ai 230 all’ora da Pontetaro a Parola, con speronamento finale dell’auto dei rapinatori.
Lui rimediò uno strappo a un braccio, Marchesi una contusione al ginocchio: altre medaglie conquistate sul campo, da aggiungere all’infinità di encomi e lodi ricevuti alle feste della Polizia. Gli ultimi riconoscimenti, poi, sarebbero state le figlie a ritirarli per lui: a guardarle negli occhi si sarebbe visto Ledis in uniforme. «Tutti siamo stati contagiati dalla sua passione» ricorda la compagna, che tante volte ha condiviso le sue gioie e i suoi sacrifici.
Di sé diceva di «essere» un poliziotto: «farlo» non gli bastava. Anche per questo era speciale, «sbirro» con una marcia in più, «sbirro» buono. Empatico con chi doveva soccorrere (quanto abbia sofferto per non aver potuto salvare il piccolo Tommy, Dio solo lo sa) ma anche con chi stava dall’altra parte della barricata: tanti «suoi» arrestati gli hanno scritto dal carcere o sono andati a trovarlo, una volta scontata la pena.
Ammirato da colleghi e superiori, un mix di intuito, umanità, dedizione, con il cervello fino del contadino: Ledis era figlio delle colline di San Polo d’Enza.
Qui, nella chiesa del Castello gli verrà dato l'addio con il rosario questa sera alle 21 e con il funerale domani, dopo la partenza dalla camera ardente del Pilastrello alle 11.
Amava sporcarsi le mani di terra, il capo dell'Antirapine così come trascorrere giornate sul trattore con la piccola Alysia (il nome fu lui a inventarlo, come Shyla).
A lei, a quattro anni, aveva comprato la prima tuta per condividere l'altra sua grande passione, il mare. Ledis dedicava alla pesca subacquea il poco tempo libero. Senza mai davvero staccare del tutto dal lavoro, spesso portandosi i pensieri delle indagini anche sott'acqua.
Quando il poliziotto non lo fai, ma lo sei, lo sei sempre.
E per sempre: il suo ultimo viaggio, Ledis lo affronterà con l'amata divisa indosso, la sua vera pelle.
Roberto Longoni
Luca Pelagatti
La lettera
Ecco il messaggio che Ledis Fontana ha chiesto che venisse consegnato alla Gazzetta dopo la sua scomparsa.
Egregio Direttore,
sono il sostituto commissario della Polizia di Stato Ledis Fontana, con la presente sono a complimentarmi con lei per la direzione dello storico giornale Gazzetta di Parma, di cui per decenni sono stato lettore e in alcune occasioni, nel mio piccolo, anche protagonista. Purtroppo dal 10 agosto 2021 a causa di una grave malattia, non ho più potuto contribuire a fornire delle notizie di cronaca, dopo che rincorrere in strada ladri, assassini e rapinatori è stato per decenni la mia ragione di vita. Il suo giornale mi ha permesso negli anni di avere lustro tra i suoi lettori. Quando pubblicava le storie dei miei arresti, molteplici erano i complimenti che ricevevo dalle persone, per ringraziarmi del mio operato, e molteplici le lettere dal carcere da parte di persone che avevo arrestato, le quali mi ringraziavano per come le avevo trattate durante le fasi dell’arresto.
Ora essere in pensione per raggiunti limiti di età e le mie gravissime condizioni di salute mi hanno posto come spettatore di questa vita che inesorabilmente trascorre fuori dall’ospedale e solo attraverso il giornale da lei diretto posso esserne ancora partecipe.
Ringrazio tutti i colleghi con cui ho collaborato. Collaborazione che mi ha permesso di raggiungere obiettivi che singolarmente non si potevano raggiungere.
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto anche solo una piccola parte nella costruzione della mia carriera lavorativa. Ringrazio lei e i suoi collaboratori. Un ringraziamento particolare ai miei amici Roberto Longoni e Luca Pelagatti.
Stante le mie gravissime condizioni di salute, un caro saluto a tutti i suoi lettori.
Ledis Fontana
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