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L'intervista

Terry Enweonwu riparte da Cuneo: «La sfortuna si è innamorata di me. Ora voglio riprendermi tutto»

Terry Enweonwu riparte da Cuneo: «La sfortuna si è innamorata di me. Ora voglio riprendermi tutto»

di Vittorio Rotolo

31 Agosto 2023, 03:01

Correva l'anno 2017: Terry Enweonwu prendeva per mano le azzurrine trascinandole alla conquista del Mondiale Under 18, nobilitando ulteriormente quell'esperienza col riconoscimento personale di miglior opposto della rassegna. Semplicemente una predestinata lei, parmigiana d'adozione, cresciuta fra le fila della Energy e sbocciata al Club Italia.

Estate 2023, sei anni dopo. E sembra passata una vita (sportiva), Forse più di una. Terry di candeline ne ha appena spente ventitré, ma ha già dovuto fare i conti con una cattiva sorte che si è accanita su di lei. Due gravi infortuni sul più bello, proprio mentre il suo talento stava per esplodere. Eppure, nonostante le avversità e i lunghi stop – nell'ultimo anno Enweonwu non ha praticamente mai visto il campo -, nell'ambiente del volley sono ancora in tanti a credere nella rinascita di questa ragazza. «Dopo tutti questi mesi lontano dai radar, non credevo si ricordassero di me» la butta sul ridere Terry. Alla fine dello scorso campionato, il suo telefono ha cominciato a squillare. «Diverse proposte, soprattutto da club di A1: è stata come un'iniezione di fiducia. Allora esisto ancora, mi sono detta». Un sollievo. Alla fine ha scelto la Cuneo Granda Volley, dove ritroverà il suo mentore Massimo Bellano: l'allenatore che l'ha cresciuta, dal Club Italia a Firenze passando per le nazionali Under 19 e Under 20. «Nessuno mi conosce come e meglio di lui – spiega Enweonwu -: Massimo ha accompagnato la mia evoluzione pallavolistica, anche attraverso i cambi di ruolo. E mi ha vista maturare, specie negli infortuni e nelle lunghe riabilitazioni».

Presenza di Bellano a parte, cosa l'ha convinta di Cuneo?

«Il progetto. E il fatto che questo club abbia dimostrato di volermi, facendosi carico delle difficoltà che potevano prospettarsi in relazione al processo di recupero e a un rientro graduale come quello che attende una giocatrice reduce da un infortunio del genere. La squadra è stata costruita in maniera intelligente, con tante giovani di qualità. Possiamo divertirci».

Come procede il suo recupero?

«Il mio corpo sta rispondendo bene alle sollecitazioni. Più che un inizio di preparazione, per adesso mi sembra di vivere una prosecuzione della riabilitazione: devo passare dallo stato di giocatrice infortunata a quello di atleta finalmente recuperata».

Quanto è stata dura rialzarsi?

«Certe volte penso che la sfortuna si sia innamorata di me. Appena le cose iniziavano a girare bene, ecco l'imprevisto dietro l'angolo: l'infortunio che ti faceva precipitare in un abisso. Oltre al dolore fisico, è l'aspetto mentale a condizionarti molto: sei come rallentata, se non addirittura frenata. Perdi fiducia nel tuo fisico, persino nelle tue stesse capacità. Non riesci ad essere serena».

Oggi possiamo dire che Terry Enweonwu è entrata nella modalità «riprendersi tutto»?

«Sì. Riprendermi il campo, la serie A1, il tempo perduto».

Anche il ruolo di opposto?

«Anche quello, un ritorno alle origini».

Mettiamoci allora magari la Nazionale, che ne dice?

«Andiamo per gradi. Essere nel giro azzurro comporta un'attività senza sosta, dodici mesi all'anno: ritmi così intensi puoi sostenerli solo se sei al 100% della condizione. Il mio primo obiettivo deve essere quindi il completo recupero fisico».

Chissà: potremo rivederla presto in azzurro insieme a sua cugina, Paola Egonu.

«Perché no, speriamo: vestire la maglia della Nazionale resta un orgoglio e un onore».

Ha sentito Paola?

«Lo facciamo tutti i giorni: lei è tranquilla, determinata, concentrata sugli obiettivi. Come sempre».

Che idea si è fatta della «rivoluzione» operata da Mazzanti?

«Lui è il c.t. e fa le scelte che ritiene più opportune e funzionali al progetto tecnico. È chiaro che solo il tempo potrà dire se ci ha visto lungo, ce lo auguriamo tutti».

Tra le giocatrici che si stanno mettendo più in luce, in questo Europeo, ce n'è una che lei conosce molto bene: la centrale Marina Lubian.

«La mia migliore amica. Abbiamo giocato tre anni insieme, al Club Italia, facendo lo stesso percorso nelle giovanili azzurre. Marina non è solo una giocatrice di grande spessore e prospettiva: è prima di tutto un amore di ragazza. Sono felice per quello che sta vivendo, se lo merita».

Cosa le ha lasciato, successi a parte, il periodo delle giovanili azzurre?

«Il ricordo di un gruppo unito, che mi ha fatto amare lo stare in campo. E di allenatori che mi hanno dato la possibilità di dimostrare il mio valore. Se ancora adesso vivo la pallavolo con tale entusiasmo e trasporto, gran parte del merito è di quella parentesi da azzurrina».

E Parma?

«Un amore viscerale, per questa città: io mi sento parmigiana dentro. Parma è casa. La mia prima società, la Energy, non l'ho mai dimenticata. Tante persone che ho incontrato quando ho iniziato a giocare a pallavolo, sono ancora presenti nella mia vita».

Immagini adesso di dover inviare un messaggio a Terry, alla vigilia del suo ritorno in campo per una gara ufficiale. Cosa le scriverebbe?

«Di essere paziente e di non perdere la fiducia e la determinazione che le hanno permesso di affrontare interventi e recuperi durissimi. Essere ancora qui, è già una grande conquista. Ma non bisogna accontentarsi, mai».

Vittorio Rotolo

© Riproduzione riservata

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