Ennesima spaccata in via Mazzini
Al mattino la condanna per furto aggravato. La sera di nuovo al lavoro: ovvero a sfondare vetrine.
Che la vicenda di Bonnie e Clyde, la coppia all'occorrenza «allargata» a terzetto terribile che negli ultimi tempi tempi ha riempito di rabbia e vetri rotti le strade del centro città, abbia qualcosa di cinematografico è vero senza ombra di dubbio. Ma l'ultimo atto – almeno in ordine cronologico – cela un vero e proprio colpo di scena: nonostante lo scatto delle manette, Bonnie ha continuato a colpire. E solo un trasferimento in cella, nel carcere femminile di Reggio, l'ha costretta a fermarsi. Resta da capire per quanto.
Ma per apprezzare fino in fondo la trama serve un piccolo riassunto. Da luglio in poi non è passata notte senza che qualche bar, ristorante o negozio del centro venisse visitato da una strana coppia che sfondava porte, rompeva cristalli e spariva con denaro, apparecchi elettronici. Nei video dei sistema di sicurezza sono rimaste, innumerevoli volte, le immagini dei due responsabili: un coppia di uomini, di probabile origine straniera che si alternavano tra i colpi e, presenza costante, una donna esile e coi capelli colorati. Che ogni volta, appena spaccata la porta, si infilava all'interno ad arraffare ogni cosa che saltasse agli occhi. Dopo un po' di tempo questa strana coppia ha rimediato anche un soprannome, appunto Bonnie e Clyde, ma soprattutto ha scatenato la rabbia di esercenti e commercianti esasperati da visite ripetute nei loro negozi e locali. Almeno fino a qualche notte fa, quando i due sono stati arrestati dai carabinieri dopo una spaccata alla farmacia di via Garibaldi.
Fine della storia? Sarebbe stato bello. Ma questi due ladri, ben noti alle forze dell'ordine e sprofondati da tempo nel delirio della droga, non potevano appendere il piede di porco al chiodo. Così, martedì mattina sono comparsi davanti al giudice con l'accusa di furto aggravato e sono stati condannati all'obbligo di dimora e al divieto di lasciare la loro abitazione tra le 21 e le 6. Ripetiamo la data: era martedì mattina. Una manciata di ore dopo, circa 14, due persone, un uomo di carnagione scura e una donna esile e coi capelli colorati, sono stati visti da un passante mentre cercavano di sfondare la porta del negozio «Libero Milano» sotto i portici di via Mazzini. Un caso? Può darsi. Ma chi li ha notati, e poi li ha messi in fuga urlando, conosceva bene Bonnie e Clyde visto che a sua volta li aveva incrociati sul suo cammino quando, qualche giorno fa, avevano cercato di entrare nel suo locale.
Quindi il testimone è tornato di corsa verso il proprio locale pensando di averli scoraggiati. Ma non era così: non senza sorpresa infatti li ha ritrovati che, in via Mameli, provavano a forzare la porta posteriore del ristorante Dsevod. E la scena si è ripetuta con lui che ha gridato, gli ha intimato di piantarla e quelli che si sono dati alla fuga. Il finale stava arrivando: lo hanno scritto di nuovo i carabinieri che, consapevoli che quei due difficilmente avrebbero smesso di fare danni in giro li hanno tenuti d'occhio. I militari si sono presentati diverse volte al domicilio della donna, una parmigiana di 36 anni, senza trovarla come prescritto nelle ore notturne. E hanno segnalato la cosa alla procura che, come previsto dalla legge, ha preso atto delle violazioni e richiesto un immediato aggravamento della misura. Che dall'obbligo di dimora è stato trasformato nella ben più efficace custodia cautelare in carcere.
Così, nel pomeriggio di mercoledì, prima che un nuovo tramonto spingesse la 36enne ad uscire in cerca di vetrine da sfondare, i carabinieri l'hanno presa in consegna e trasferita a Reggio dove è ora reclusa nel carcere femminile. Del complice per ora non si sa nulla: ma gli investigatori lo starebbero cercando per accompagnare anche lui in cella. E questo, almeno per un po' dovrebbe significare, la fine della saga di Bonnie e Clyde. Molti, in centro a Parma, stanno tirando un sospiro di sollievo.
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