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Gatti avvelenati a Pilastro: un'altra micia è morta dissanguata. Si chiamava Mimì. Gialdi: «Sconvolgente»

Gatti avvelenati a Pilastro: un'altra micia è morta dissanguata. Si chiamava Mimì. Gialdi: «Sconvolgente»

di Mara Varoli

29 Settembre 2023, 03:01

Anche Mimì è morta: prima ha avuto una crisi epilettica, poi ha cominciato a perdere sangue dalle orecchie e dalla bocca. Una morte orribile: dissanguata in 30 secondi.

Mimì come Zampa e come tutti gli altri gatti che vivevano nel quartiere di Pilastro. Anche se per questa ultima micia non c'è la certezza che sia morta per avvelenamento: c'è solo un sospetto, visti i sintomi che ha avuto nei suoi ultimi respiri. Mimì infatti non è stata portata nei laboratori dei servizi veterinari e quindi non essendoci le analisi sulla carcassa non si può essere sicuri che la causa del decesso sia il topicida, come invece purtroppo è risultato per gli altri 15 gatti del cortile: 8 adulti e 7 cuccioli. E ora anche questa bella micia non c'è più, che pur vivendo in appartamento, amava l'aria aperta e scendeva sempre in cortile per giocare con la «banda». Fino a quando la sua padrona in lacrime l'ha presa tra le braccia ed è morta in quel modo così orribile.

Una strage. Le volontarie della colonia felina di Pilastro, Claudia Venturini e Monica Malpeli, hanno fatto denuncia alla polizia locale, anche perché erano anni che chiedevano al Comune di Langhirano uno spazio di 30 metri quadri per collocare una casetta e mettere così al sicuro questi gatti. Ma ancora non hanno avuto una risposta esaurente, nonostante fossero disposte a pagare le eventuali spese.

O meglio. Già l'assessore Daniele Greci, condannando il fatto avvenuto a Pilastro, ha ribadito alla «Gazzetta di Parma: «Il Comune è da tempo al corrente della richiesta di un terreno, ma ancora stiamo cercando la soluzione. Fino a questo momento gli spazi individuati non sono risultati poi idonei. E stiamo studiando altre alternative, quindi continueremo nella ricerca».

Le associazioni di volontariato di Parma e provincia faranno denuncia per quello che è avvenuto nei cortili di questi condomini: sembra proprio che qualcuno abbia messo il topicida nelle pappe, in quelle ciotole posizionate in un punto ben preciso. E tutti i gatti che erano abituati a mangiare in quelle scodelline sono morti.

Mercoledì sera a Langhirano c'è stato il consiglio comunale e la consigliera Federica Di Martino ha presentato una richiesta alla presidente della terza commissione consiliare sulla salute pubblica e sul benessere animale per chiedere «la convocazione urgente di detta commissione consiliare in riferimento all’accertato avvelenamento di numerosi gatti nella frazione di Pilastro - ha scritto Federica Di Martino -. E’ necessario che la commissione prenda atto della gravità della situazione, che può ben recare pericolo anche alle persone e non solo agli animali, e che provveda ad individuare soluzioni urgenti. Resto in attesa di un urgente riscontro».

Lella Gialdi, presidente dell'Enpa, ricorda che «un fatto così sconvolgente e scandaloso non si vedeva da anni nella nostra provincia. In questa colonia felina poi c'è chi si occupa dei gatti: sono state fatte tante sterilizzazioni e tanti cuccioli sono stati adottati, per cui eravamo sulla strada di una conclusione felice. Ricordo inoltre che anche l'amministrazione comunale era stata coinvolta con delle proposte e dispiace che la situazione sia stata sottovalutata». La Gialdi sottolinea l'importanza di lasciare ben in vista i cartelli nel quartiere di Pilastro: «Esistono disposizioni ministeriali in merito ad avvelenamenti e ad esche, per cui le autorità competenti del territorio devono apporre dei cartelli di avviso di avvelenamento. Che in questo caso è addirittura documentato. Necessaria anche una verifica della zona per asportare ulteriori tracce di avvelenamento».

Ma cosa rischia chi ha messo il topicida nelle ciotole? «Si tratta di un reato di maltrattamento e dispersione di materiale velenoso - conclude la presidente dell'Enpa Lella Gialdi -. Le associazioni animaliste di Parma e provincia faranno regolare denuncia e si costituiranno parte civile nel caso venga individuata la persona che ha commesso questo reato. Le associazioni si affidano alle forze di polizia perché l'indagine venga attuata con estrema attenzione».

Mara Varoli

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