Economia
È possibile conciliare profitto economico e produzione in termini di valore ambientale e sociale? Davines Group si è posta questo obiettivo e ci è riuscita, arrivando nel 2016 a diventare una «B corp» (Benefic corporation).
Fondamentale nel modus operandi di Davines è la collaborazione con tutti i suoi stakeholder (portatori d’interesse). Verso questi ultimi è stato rivolto l’incontro che si è tenuto nella mattinata di ieri alla sede di Davines Group. Si è trattato di un convegno che ha messo in luce i risultati annuali dell’azienda.
Ad aprire è stato Anthony Molet, Ceo di Davines Group, che ha spiegato cosa significa essere una B corp. «Per ottenere la certificazione “B corp” - ha detto - occorre presentare risultati che mostrino come l’azienda si impegni a considerare le proprie performance ambientali e sociali con la stessa attenzione tradizionalmente riservata ai risultati economici».
«La condivisione dei risultati ottenuti fino ad oggi è importante per mantenere un’unità della filiera – ha affermato, poi, Davide Bollati, presidente di Davines Group, -. Da soli non si può fare nulla, per questo è importante che i collaboratori esterni si sentano parte dell’azienda. La trasparenza e la condivisione con loro è fondamentale». E i dati dimostrano che questo è possibile. Il fatturato da gennaio a settembre 2023, infatti, è risultato essere di 199,4 milioni di euro. Il 13% in più rispetto allo scorso anno, che ha registrato un fatturato di 176,3 milioni. «Anche questo si preannuncia un buon anno e per i prossimi abbiamo tante nuove progettualità che condivideremo con tutto il sistema che opera con noi» ha concluso Bollati.
Davines dall’anno scorso ha aderito anche al «Science based target initiative», un gruppo formato da Cdp (Carbon Disclosure Project), Wri (World resources institute), Unglobal Impact e Wwf, attraverso il quale si vanno a misurare le riduzioni di impatto dell’azienda in modo scientifico, legandosi agli obiettivi degli Accordi di Parigi del 2015 (Attraverso il quale i membri delle Nazioni unite si impegnavano a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi). «Tra i nostri progetti – ha spiegato Sonia Ziveri, Chief sustainability officier di Davines, - c’è quello della partnership con l’impresa sociale Plastic Bank». Plastic Bank è un’impresa canadese che costruisce ecosistemi di riciclaggio nelle comunità sottosviluppate per far sì che si riescano a recuperare e riciclare prima che finiscano nei mari o negli oceani. «Attraverso questa collaborazione riusciamo a riciclare e sottrarre al mare un quantitativo di plastica uguale a quello che mettiamo sul mercato – ha sottolineato Ziveri -. Se tutte le aziende raccogliessero tanta plastica quanta ne producono non ci sarebbe più plastica dispersa nell’ambiente».
Andrea Grassi
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