Criminalità
Rimbalzano ormai da un lato all’altro della provincia, senza dimenticare la città, le segnalazioni di truffe – o di tentativi di truffe – da parte di balordi che non si fanno scrupoli ad avvicinare persone di ogni età. Se da un lato stanno aumentando i giovani che cadono nel tranello, spesso invogliati a «fare l’affare» nell’acquisto di un’auto o di un nuovo modello di telefonino, non mancano i truffatori «porta a porta» che, nonostante tutte le risorse messe in campo per informare e mettere in guardia le persone, ancora riescono a trovare la chiave per conquistare la fiducia delle loro vittime e, naturalmente, a tradirla nel peggiore dei modi.
Nei giorni scorsi, a tentare di mettere sul «chi va là» i suoi concittadini, chiedendo a chi lo segue su Facebook di informare a loro volta i parenti e i conoscenti che non seguono i social, è stato Nicola Cesari sindaco di Sorbolo Mezzani. «I segnalanti riferiscono di aver ricevuto, in pieno giorno, telefonate da numeri sconosciti, da parte di soggetti che si fingevano amici o parenti – scrive Cesari -. Questi farabutti tentano, con modi raggiranti, di adescare potenziali vittime per estorcere loro denaro. Lo fanno con le scuse peggiori e sotto la forma richiesta di un vero e proprio riscatto, fingendosi famigliari, istituzioni o avvocati. Chiedono soldi per soccorrere nipoti o figli in ospedale, perché questi ultimi sarebbero causa o vittima di incidenti stradali. Spesso si fingono parenti, studiando il profilo delle vittime, che nella maggioranza dei casi sono anziane».
E tra i commenti, molti raccontano del passaggio di persone che, casa per casa, chiedeva un aiuto economico per mangiare. Peccato però che in diversi abbiano notato che il cibo donato da alcune famiglie fosse stato gettato nei giardini o nei cortili di altre abitazioni che si trovavano lungo il percorso. «Non si esclude dunque che le due cose possano essere collegate, poiché suonare i campanelli o telefonare per verificare se le persone sono in casa, sembra essere diventata una modalità molto utilizzata da questi balordi».
Ma non mancano nemmeno i «finti vigili», che a Colorno hanno messo a segno un buon colpo partendo dalla scusa di dover controllare l’acqua di casa. Di fronte ad una divisa, evidentemente ben contraffatta, una coppia di anziani ha abbassato la guardia e li ha fatti entrare prima in cortile e poi in lavanderia dove, al riparo da sguardi indiscreti, i due balordi hanno minacciato la coppia facendosi consegnare gioielli e contanti prima di svanire nel nulla. «Le forze dell’ordine operano di norma in coppia e con la divisa d’ordinanza – sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri -. Se dovesse suonare alla porta una persona in uniforme, prima di aprire telefonate al 112: chi vi risponderà sarà lieto di dirvi se la persona è un vero appartenente alle forze dell’ordine».
Non avere fretta di aprire la porta, nemmeno a chi si presenta con una divisa addosso, è fondamentale e nessun appartenente alle forze dell’ordine si risentirà per avere atteso al cancello. «Prima di aprire la porta, è bene controllare il tesserino e verificare che in strada sia parcheggiata l’auto di servizio – continua la nota -. Non bisogna aprire la porta a sedicenti agenti in borghese: quando opera personale in abiti civili, è sempre accompagnato da personale in uniforme. I truffatori normalmente vestono in modo elegante. Di norma «lavorano» in coppia, usano modi gentili ma molto decisi e cercano di disorientare la vittima con le chiacchiere. Spesso conoscono il suo nome e fingono di conoscere anche i figli o altri parenti».
E per diffondere ulteriormente il messaggio, i carabinieri stanno già pianificando altri incontri informativi sul territorio, per far conoscere le truffe più comuni, quelle più «innovative» e cercare così di tutelare i cittadini.
Chiara De Carli
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