Verso il derby
Il derby, per noi, lo «gioca» Gigi Apolloni. Che a Parma e Modena ha dedicato anni importanti della sua carriera, lasciando il segno: qui da giocatore, negli anni dei grandi trionfi sulla scena internazionale, e poi da allenatore, artefice del ritorno dei crociati tra i professionisti, dopo il fallimento del club. Sulla panchina dei canarini, invece, Apolloni si è seduto due volte, la prima tra il 2006 e il 2010, l'ultima nel 2018.
Mister, che derby sarà quello di sabato?
«Mi aspetto una partita spettacolare, aperta a qualsiasi risultato, tra due squadre che amano giocare a calcio: i rispettivi allenatori incarnano benissimo questa filosofia improntata ad una mentalità offensiva. Il Modena, nell'ultimo turno, è andato incontro ad una sconfitta casalinga che in parte ha frenato gli entusiasmi e cercherà di riscattarsi. Lo stesso vale per il Parma».
Tra Pecchia e Bianco, i tecnici di Parma e Modena, vede quindi similitudini?
«Beh, il Modena è una formazione che può avere caratteristiche simili a quelle del Parma. Bianco proviene da un'ottima scuola (è stato anche collaboratore di De Zerbi e Allegri, ndr) e predilige un calcio propositivo. Cercherà di bloccare le diverse fonti di gioco del Parma che possono essere Bernabé, giocatore di categoria superiore, Estevez o Hernani: tutti interpreti dai piedi educati e che sanno impostare l'azione. E poi il Modena cercherà di arginare il pericolo Man, le cui accelerazioni possono essere devastanti».
Cosa devono fare, allora, i crociati?
«Giocando in casa è chiaro che il Parma cercherà di fare la partita, imponendo fin da subito il proprio ritmo. Essendo un derby, poi, sarà importante vincerlo anche per i tifosi, oltre naturalmente che per riprendere la marcia dopo lo stop a Lecco».
Che cosa le piace di questo Parma?
«Sta facendo un percorso eccellente. La società è stata brava e, in questo primo scorcio di stagione, sta vedendo premiati i propri investimenti. Ma in tal senso devo dire che anche la piazza ha avuto pazienza nell'attendere la crescita dei giovani, sebbene magari ci si aspettasse una immediata risalita in serie A. Ma il torneo cadetto, lo sappiamo bene, è complicato: puoi vincere con le prime della classe e perdere con le ultime. Io credo che il Parma stia facendo vedere grandi cose sul piano della qualità, del carattere e anche della continuità nell'espressione di gioco. Le premesse sono buone».
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza della formazione di Pecchia?
«Direi la squadra stessa: te ne accorgi proprio vedendola giocare. Quando capita una situazione di difficoltà, si mettono dietro la linea della palla occupando gli spazi, in maniera corale e in modo da non lasciare margini di manovra agli avversari. È un organico ben assemblato, con individualità importanti: penso a capitan Delprato, che ha 24 anni ma è già un leader, o ad Estevez, che garantisce esperienza nella zona nevralgica del campo».
E davanti invece?
«In questo reparto, il Parma ha una forza fisica straordinaria: Bonny, Sohm, Benedyczak sono elementi di indiscusso valore. Man si è calato perfettamente nella realtà del campionato italiano: perde palla e rincorre l'avversario, va in contrasto. Mi aspetto molto anche da Mihaila, spesso criticato ma che a mio avviso è un giocatore dello stesso livello di Man».
Visti i suoi trascorsi da calciatore, la domanda sulla difesa è inevitabile.
«In difesa il Parma ha atleti dinamici, che in partita riescono ad aiutarsi a vicenda. Se uno commette un errore, c'è subito il compagno che interviene prontamente. È chiaro, poi, che ci sono partite nelle quali ti esponi maggiormente: se non c'è il giusto filtro da centrocampo e attacco rischi di rimanere in balia delle ripartenze. Non dobbiamo mai dimenticare che in campo ci sono anche gli avversari e che questi hanno qualità».
A livello di singoli, sempre in difesa, Circati è una delle note più liete.
«Circati lo avevo osservato con attenzione anche negli anni scorsi e lasciava già intravedere personalità e senso della posizione, oltre ad una prestanza fisica non indifferente. Ma anche sulle fasce, con i vari Coulibaly, Zagaritis, Di Chiara, lo stesso Delprato, Pecchia ha tante soluzioni».
Mister, facciamo un passo indietro: quasi superfluo dire il Parma sia sempre nel suo cuore.
«Da calciatore tutta la mia carriera in serie A l'ho praticamente vissuta qui, coronando i miei sogni, tra cui quello di arrivare in Nazionale. Ho avuto grandi tecnici come Zeman, Vitali, Scala, Ancelotti, Malesani, oltre a Prandelli a Verona e Sacchi in Nazionale: ciascuno di loro ha saputo arricchirmi e darmi un'idea di calcio più ampia. Da allenatore è stato entusiasmante, con i soci di Nuovo Inizio, vedere questo club rinascere dalle ceneri del fallimento. Eravamo un cantiere aperto con il solo capitan Lucarelli e tanti giovani: una squadra da assemblare in tempi rapidi. In quel periodo ho visto passare giovani talentuosi, come lo stesso Casiraghi che oggi sta facendo benissimo al Sudtirol, ma tutti non potevano rimanere: dovevamo fare scelte funzionali al progetto tattico».
E adesso, cosa fa Gigi Apolloni?
«Sono alla ricerca di un progetto che mi offra la possibilità di lavorare con i giovani e di farli crescere, restituendo quello che ho ricevuto dai miei maestri».
Vittorio Rotolo
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