Ieri un convegno nazionale
A Parma ormai sono più di tremila divisi in 52 gruppi, in Italia sono decine di migliaia ma se ci si allarga al mondo intero, in particolare ai paesi anglosassoni dove sono nati, il loro numero si calcola in milioni. La cosa interessante è che, a fronte di un'iniziale diffidenza, continuano a crescere. E sempre più istituzioni sono pronte a collaborare e ne certificano l'importanza.
Stiamo parlando dei gruppi di Controllo di Vicinato, le aggregazioni spontanee di cittadini che, nei nostri quartieri decidono di unirsi in una rete volontaria per uno scopo comune: accrescere la sicurezza. In un mondo dove monta sempre più la paura ci vuol poco a capirne il valore.
Una importanza che è stata ribadita da più parti ieri durante la «Giornata del Controllo di vicinato», il primo evento nazionale del settore che è stato ospitato al Palazzo del Governatore. Una giornata di confronto e dibattito sull'argomento sicurezza organizzata anche con la finalità di ottenere da parte dello Stato un riconoscimento ufficiale che certifichi il ruolo dei cittadini volontari come «sentinelle del territorio».
A confrontarsi sul tema, oltre ai rappresentanti del CDV di Parma, tutte le autorità civili della nostra città, i rappresentanti delle forze dell'ordine, docenti universitari e portavoce dei CDV di altre zone d'Italia, da Roma a Brescia, convenuti per fare il punto della situazione attuale. E rilanciare per il futuro.
«D'altra parte questi progetti rappresentano un esempio prezioso di cura della propria comunità», ha sottolineato il sindaco Michele Guerra nel suo messaggio mentre il prefetto Antonio Garufi ha ricordato come «la sicurezza sia un bene di tutti e come un ordinato rapporto tra le persone sia uno dei cardini del vivere della nostra comunità».
All'incontro sono intervenuti anche gli assessori comunali De Vanna e Jacopozzi e i rappresentanti della polizia locale che da sempre rappresenta l'interfaccia «operativa» con i membri del CDV.
Questi gruppi, come è stato ribadito da tutti gli intervenuti, non hanno certo lo scopo di organizzare ronde o sostituire le forze dell'ordine nei loro compiti quanto, piuttosto, fornire un fondamentale supporto nel monitoraggio delle zone di residenza evidenziando situazioni a rischio. «Creando una rete solidale di cittadini consapevoli, persone che hanno capito che il modello di una volta, quello per cui i vicini si danno una mano e non si girano dall'altra parte funziona e migliora la vita di tutti».
A portare il proprio contributo anche i portavoce di CDV di altre zone d'Italia e dell'Eunwa, l'associazione europea dei CDV, che ha analizzato le differenze tra le varie realtà continentali e le prospettive per una crescita della partecipazione attiva.
Nel pomeriggio poi si è tenuta anche una tavola rotonda che ha visto la partecipazione del direttore della «Gazzetta», Claudio Rinaldi che si è confrontato con l'assessore alla Legalità, Francesco De Vanna e il professore Paolo Giandebiaggi mentre il professor Alessandro Bosi ha analizzato gli interessanti risultati di un sondaggio d'opinione diffuso nella nostra provincia nei mesi scorsi che aveva lo scopo di analizzare i dati sulla sicurezza confrontandoli con quella della percezione della stessa.
Due volti di un fenomeno che ha una ricaduta evidente sulla qualità della vita a cui i gruppi di Controllo di vicinato puntano a dare una risposta attraverso un modello in apparenza semplice ma fondamentale: «Basta tenere gli occhi aperti, farsi carico di quello che ci accade intorno ribaltando il modello arcinoto delle tre scimmiette. Quello era “non vedo, non sento, non parlo”. Qui, invece, è “osservo, ascolto, chiamo”».
Luca Pelagatti
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