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«In brodo fest»

Anolino superstar e il cibo «sensuale» di Francesca Barra

Anolino superstar e il cibo «sensuale» di Francesca Barra

di Anna Pinazzi

08 Dicembre 2023, 03:01

«Ma quindi: cappelletti o anolini?». A chiederlo è Francesca Barra, giornalista e scrittrice, al pubblico parmigiano. La risposta arriva, in coro, in modo istintivo: «Anolini» rimbomba nella stanza. E come quel piatto racconta, della nostra città, molto di più che un’ abitudine alimentare e ne costituisce addirittura l’identità, tutte le pietanze ci raccontano qualcosa di profondo e «polisensoriale». Lo spiega Francesca Barra nel suo libro «Foodporn. Il rapporto tra il cibo e i cinque sensi» (Rizzoli), presentato ieri sera al Laboratorio aperto di San Paolo, insieme al marito Claudio Santamaria.

In occasione dell’apertura del programma di «In brodo fest», una serie di appuntamenti gratuiti dedicati al brodo, «declinando la gastronomia attraverso varie discipline, dalla fotografia, alla letteratura e tanto altro» come spiega l’assessore Marco Bosi . Per l’occasione è stata presentata anche la mostra fotografica «Storia di un anolino» di Michela Balboni, che si può osservare sotto i portici di San Paolo: mani che impastano, il bianco e nero che si fonde col giallo intenso della sfoglia, storie di abitudini alimentari centenarie, riproposte nei gesti. In quelle immagini si possono ritrovare intatte, così, memorie del passato.

Proprio come succede nel libro di Barra. «Questo è un libro che rassicura, racconta di storie di cibo e personaggi - afferma la giornalista - che ritrovano nelle pietanze, negli odori, nei sapori, delle emozioni e delle sensazioni». Attraverso una formula ibrida fra inchiesta giornalistica, storie, pareri di esperti e ricette, ecco emergere intime rivelazioni: impulsi, desideri, attimi commoventi.

Da una zuppa si ripercorre una storia d’amore (la sua e del marito), in un ramen quella di un addio, in una pasta al forno la sensazione di casa e la voce di nonna. Perché il cibo è relazione: «Il cibo è pazienza, condivisione, memoria - prosegue l’autrice -. Pensiamo ai problemi relazionali che hanno soprattutto le giovani generazioni, passano anche per la tavola: li vediamo, seduti con il cellulare in mano, mentre mangiano una pokè, in silenzio, di fretta».

Nel libro, infatti, vengono trattati anche argomenti di attualità come i disturbi dell’alimentazione e la sessualità, il diritto legato al cibo, le nuove pratiche che stanno spopolando sui social. Poi c’è il cibo «che dà consolazione e felicità – racconta – e che si trova, quasi per tutti, nei piatti semplici e casalinghi, come una zuppa: così si scalda la memoria».

Allora ecco, quel giorno in cui, per la prima volta a casa di Claudio a Roma, l’amore si districa tra un frigorifero vuoto - «quando ho aperto e ho trovato solo un uovo, mezzo avocado e un pezzo di parmigiano sono rimasta malissimo» - e una cheesecake alle arance che «non ho mai più cucinato». O quella pasta al burro e quella carbonara, «gli unici piatti che Claudio cucina bene e che le mie figlie adorano», o quella zuppa che «non era afrodisiaca, perché i cibi afrodisiaci non esistono, però l’effetto…». Perché «è anche con il cibo che conosci chi hai davanti: è mangiando a tavola insieme, anche in silenzio, che posso conoscere e entrare in comunicazione con qualcuno».

Anna Pinazzi

© Riproduzione riservata

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