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Udienza a Lucca per la morte della bimba morta in Versilia

«Vogliamo giustizia per nostra figlia Sofia»

«Vogliamo giustizia per nostra figlia Sofia»

di Luca Pelagatti

19 Dicembre 2023, 03:01

«Avevamo scelto quello stabilimento perché lo ritenevamo un luogo sicuro e protetto, il posto giusto per regalare ai nostri figli qualche giorno di divertimento. E invece quella piscina si è trasformata nella trappola che ci ha portato via Sofia».

La morte di un bimbo è sempre un dramma per cui non si trovano parole. Ma morire a 12 anni, sotto il sole caldo, in uno di quei momenti in cui nulla di brutto sembra che possa capitare, quando il vento che sa di mare fa volare gli aquiloni sulla spiaggia è ancora più crudele, ingiusto.

Ecco perché la voce del papà e della mamma di Sofia Bernkopf si è incrinata ieri mattina ricordando, davanti al giudice del tribunale di Lucca, quanto è accaduto quel maledetto 13 luglio del 2019 quando la loro bambina è stata trascinata sott'acqua da un bocchettone di aspirazione di una vasca del Bagno Texas di Marina di Pietrasanta. C'erano solo 80 centimetri d'acqua: ma la forza di quel gorgo non le ha dato scampo.

Un dramma che ha spezzato la vita dei genitori di Sofia che ieri sono appunto stati sentiti durante la prima udienza del processo che vede imputati Elisabetta e Simonetta Cafissi, titolari dello stabilimento, i rispettivi mariti e datori di lavoro, Giampiero Livi e Mario Marchi, i bagnini Thomas Bianchi ed Emanuele Fulceri oltre a Enrico Lenzi, fornitore e installatore della piscina idromassaggio. Per tutti, a vario titolo, l'accusa è quella di omicidio colposo.

«È stato straziante dover rivivere gli ultimi momenti della vita di Sofia. Penso alla paura che avrà provato nel sentirsi imprigionata sott’acqua da quella maledetta bocchetta di spirazione, avrà tentato di gridare mamma, papà, di implorare l’aiuto di qualcuno per uscire dall’acqua che la soffocava, ma nessuno l’ha potuto fare», ha dichiarato il padre Edoardo ripensando a quanto accaduto in quella piscinetta in cui, lo hanno scritto i tecnici dopo aver esaminato gli impianti, era installata una pompa con una «forza di aspirazione smisurata» tanto da mettere in pericolo chiunque si fosse immerso. A maggior ragione uno scricciolo come Sofia, piccina e leggera come una bambola.

Durante l'udienza il pubblico ministero Salvatore Giannino ha poi ricostruito tutte le risultanze della lunga indagine seguita alla tragedia evidenziando le tante carenze della struttura balneare nella quale mancavano anche i dispositivi di primo soccorso come il pallone Ambu, che si usa per la rianimazione, e il defibrillatore sottolineando anche che nessuno del personale del Bagno Texas ha soccorso Sofia. Ad accorgersi che la bimba era priva di sensi nell'acqua è stato, infatti, un ragazzo che si trovava nella vicina piscina e il primo ad intervenire per cercare di rianimare la piccola è stato un medico che si trovava nel bagno per caso.

Una lungo racconto ovviamente angosciante per i genitori che, più volte, hanno ceduto alla commozione provando a descrivere l’incommensurabile vuoto che Sofia ha lasciato nel ricordo di tutti: «Non solo in noi, nei suoi famigliari, ma in coloro che l'hanno conosciuta e che hanno forte nel cuore l'emozione della sua gioia, della sua energia positiva».

Il dibattimento è poi proseguito con la deposizione di un testimone oculare che ha confermato che il Bagno Texas, pur prevedendo l'uso della cuffia per chi si immergeva nelle piscine, era invece solito trascurare questa prescrizione: «E lo stesso personale dello stabilimento suggeriva ai clienti di non preoccuparsi, che non era necessario».

Un dettaglio questo di fondamentale importanza: sono stati proprio i lunghi capelli biondi di Sofia arpionati dal bocchettone ad averla trattenuta sul fondo. E tutti, ieri, hanno pensato con sgomento che forse sarebbe bastata una cuffia per proteggerla, per salvare il suo sorriso. Ma questi sono dettagli che verranno affrontati nella prossima udienza del 29 dicembre in cui verranno sentiti gli investigatori che sono intervenuti sul luogo della tragedia e che si sono occupati di coordinare gli accertamenti. Su tutto, alla fine dell'udienza, restano le strazianti parole della mamma di Sofia che tra le lacrime ha chiesto giustizia: «Mi sconvolge che altri bambini siano morti nella stessa incredibile maniera: fare giustizia per Sofia servirà ad evitare che altre giovani vite si perdano in questo modo orribile, per negligenza e inadeguatezza tecnica con cui troppo spesso vengono lasciati impianti così importanti per le persone». Quel 13 luglio era un bel giorno di estate. Ma per questa madre, da allora, anche il sole non è più lo stesso.

Luca Pelagatti

© Riproduzione riservata

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