DUOMO
La storia è conosciuta: nell'inverno del 2021, durante lo spostamento di una lapide funeraria ottocentesca, i restauratori praticano due fori di ispezione nella parete nord-ovest della cripta del Duomo per verificare la presenza di sepolture all’interno della contro parete. Attraverso queste due brecce nel muro di mattoni scoprono un dipinto murale: la Madonna ritrovata.
Nel gennaio scorso sono iniziati i lavori di restauro che saranno ultimati nei primi mesi del 2024. In questi giorni «La Madonna ritrovata» è anche un video presentato in anteprima in vescovado in occasione degli auguri del vescovo Solmi di Parma alla città. Ne è appena stata pubblicata in rete - «la Madonna ritrovata», canale Youtube, pagina Facebook e profilo Instagram - un’anteprima che presenta i lavori di restauro: nelle prossime settimane verranno rilasciate altre «pillole» - che proporranno altri ampi brani del video - in attesa che i restauratori di Archè Restauri terminino il loro lavoro svelando definitivamente la Madonna ritrovata.
Il video è stato diretto da Filippo Chiesa - regista e direttore della fotografia - e scritto da Luca Campana e Pietro Delsante in collaborazione con l’ufficio Beni culturali della Diocesi di Parma e la Fabbriceria della Basilica Cattedrale ed è il racconto di questo straordinario ritrovamento attraverso le testimonianze del vescovo Enrico Solmi, della soprintendente Maria Luisa Laddago, del docente universitario Carlo Mambriani, della restauratrice Silvia Simeti e del presidente della Fabbriceria Nicola Bianchi.
«La Madonna ritrovata - spiega il vescovo Solmi nel video - così chiamiamo la Beata Vergine delle grazie che è stata ritrovata nella cripta della nostra cattedrale… Una Madonna con un volto intenso e questa intensità e ricambiata dal volto di bambino che guarda a noi e così si forma questa unità profonda tra madre e figlio due volti che ci guardano».
Maria Luisa Laddago racconta, invece, le fasi di avvio del recupero e del restauro «Come Soprintendenza siamo stati da subito convocati non appena si è scoperto questo importante tassello nella cripta del Duomo e data l'immediata rilevanza, pur essendoci ancora giustapposto un muro, abbiamo subito promosso l'istituzione di un comitato scientifico che raccoglieva quelle che in questo momento sono a Parma le più importanti professionalità e competenze in materia che potesse esaminare la prima proposta della diocesi, ovvero di smontaggio e rimozione del muro».
«La mia ipotesi - spiega Carlo Mambriani, ordinario di Storia dell’Architettura all'Università di Parma e fabbriciere - è che come talvolta succedeva l'immagine sacra più antica sia stata rispettata pur nella decisione di nasconderla e semplicemente creandole davanti questo muro eretto con cura in modo che mattoni e pietre non la sfiorassero nemmeno…».
Un recupero difficile e delicato: Silvia Simeti, la restauratrice incaricata, racconta che «il primo intervento realizzato è consistito nella rimozione della polvere sedimentata nel corso dei secoli sulla superficie dipinta ed è stata un'operazione molto complessa e delicata proprio perché le indagini analitiche hanno confermato quanto già osservato con un'analisi autoptica empirica di noi restauratori ovvero la presenza di un'esecuzione a secco di gran parte della pittura murale…».
Per Nicola Bianchi, presidente della Fabbriceria, «Questa vicenda, che tanto emoziona e coinvolge la Fabbriceria tutta, ne svela anche la continuità storica e sollecita un senso di gratitudine: grazie, dunque, a chi ci ha preceduto secoli fa quando anziché distruggere si è conservato per noi e il perché è ancora uno dei tanti segreti che devono essere ancora svelati».
A lavori di restauro completati gli autori contano di girare una seconda parte del video dedicata agli aspetti storico-artistici e alla spinosa questione dell’attribuzione del dipinto su cui nei mesi scorsi, anche attraverso le pagine della Gazzetta di Parma hanno già iniziato a confrontarsi numerosi storici dell’arte.
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