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Cinema

Fabio De Luigi a Parma: «In motorino con mio “fratello” Stefano Accorsi»

Fabio De Luigi a Parma: «In motorino con mio “fratello” Stefano Accorsi»

di Alessandro Frontoni

04 Gennaio 2024, 03:01

Ieri sera il The Space cinema Parma Campus ha ospitato l’anteprima nazionale di «50 km all’ora», ultimo lavoro dell’attore-regista Fabio De Luigi, prodotto da Sony e Colorado, distribuito da Eagle. La presentazione ha potuto contare proprio sulla presenza dell'artista romagnolo, intervistato per l’occasione dal giornalista e critico cinematografico della «Gazzetta di Parma» Filiberto Molossi, ed è stata trasmessa in simultanea in vari multisala del circuito.

«Buonasera a tutti, aspettiamo gli ultimi che stanno entrando adesso -. il comico ingresso dell’ospite - Voi mettetevi comodi che cominciamo, sapervi così tanti mi riempie d’orgoglio ma pure tanta ansia: sono paritari, vanno insieme».

Riedizione di un film tedesco del 2018 titolato «25 km all’ora» che nella riscrittura italiana ha raddoppiato la propria velocità, innestandosi in una dimensione emiliano-romagnola coeva all’identità dei due protagonisti. «Io e Stefano (Accorsi, ndr) siamo di qua, volevamo dare credibilità a questa coppia di fratelli e contando sulle nostre identità abbiamo ulteriormente lavorato nella riscrittura. Il film è un viaggio dalle cime più alte della regione, il Cimone, in particolare Fanano dove abbiamo girato, fino al mare Adriatico: dagli Appennini ai pedalò».

Un lungo lavoro dove De Luigi stesso scherzoso dice che non si sarebbe scelto durante i provini, una costruzione dei personaggi nella quale gradualmente è entrato Accorsi a seguito dei lavori nella scrittura. Un’accoppiata inedita data dalla ricerca del secondo interprete perfetto, suggerita dai produttori della Colorado Film e poi consolidatasi come giusta, perfetta si potrebbe dire, ben visibile nell’amore verso il prodotto finale. «Troverete uno Stefano Accorsi brillante in questa visione quasi romantica: ci muoveremo su questi motorini tornando a fare una cosa che volevamo fare da tempo. Tanti anni fa con quelli che erano i mezzi di metà anni Ottanta: si tornerà sia a livello musicale che di panorami in una specie di bolla temporale. Partiamo nell’oggi ma di fatto è un viaggio nel tempo: un film in costume contemporaneo, un ossimoro». Una dimensione volutamente “slow” che abbraccia con simpatia l’interezza del film, come nella scena del sorpasso da parte di alcuni prestanti ciclisti, facilmente capaci nel superare i due fratelli “a motore”.

Una nostalgia per quel tempo della parola dove era privilegiata la fisicità dello stare fuori, quella convinzione del poter salire in motorino e andare ovunque, il progetto di muoversi sempre da qualche parte.

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