COMUNE
Le miniere dell’acqua termale, pur rimanendo di proprietà pubblica, verranno date in gestione.
A fare il punto della situazione il sindaco Luca Musile Tanzi nel rispondere in consiglio comunale ad una interrogazione congiunta presentata dai gruppi di opposizione di SiAmo Salso e Alternativa democratica in cui chiedevano lo stato dell’arte sulla vicenda delle miniere salsesi. Compiani (SiAmo Salso) ha ribadito la necessità di essere costantemente informati sul tema, visto l’argomento complesso e l’importanza. Il sindaco ha ripercorso i passaggi della vicenda «che parte nel 2015 col concordato termale e con la vendita negli anni dei vari asset: oggi sono rimasti, con asta a fine mese, la Casa del bambino, Villa termale, albergo Porro e Casa Violi. Completate queste vendite, resterebbero solo le miniere, che verrebbero attribuite, tramite una scissione, ad una nuova società, restando di proprietà comunque di Comune, Provincia e Regione».
Il sindaco ha spiegato come l’operazione della scissione porterebbe «l’enorme vantaggio, che è anche obbiettivo del nostro mandato, di mantenere pubbliche le miniere di Salso. Se la scissione non andasse a buon fine è chiaro invece che il concordato non si completerebbe e si avrebbe fallimento della società termale: tutti gli atti compiuti fino a quel momento rimarrebbero validi e si aprirebbe una nuova procedura fallimentare in cui curatore avrà solo il compito di mettere all'asta le miniere e pagare debito verso il Comune, il cui importo è di circa 2 milioni e 400mila euro e si compenserebbe con la perizia di stima delle miniere stesse».
«Questa perizia – ha aggiunto - è oramai di qualche anno, e considerando che non sono state eseguite manutenzioni con conseguente deperimento, è stato chiesto un deprezzamento sulla perizia. Infatti, quando la società le acquisirà sarà costretta ad effettuare manutenzioni straordinarie».
Il sindaco ha aggiunto come «uno degli obbiettivi della nostra amministrazione sia quello di non gestire le miniere. In sostanza le miniere restano pubbliche ma la società a nostro avviso sarebbe opportuno fosse gestita da un altro soggetto. Perché al momento con una estrazione ed utilizzo dell’acqua sotto i 15mila metri cubi circa all'anno è una gestione in perdita, che comporta ricavi circa per 200mila euro annui a fronte di costi per 300mila. E almeno fino a fine 2025 non ci sono previsioni che questo consumo aumenti».
Ha poi ricordato come il contratto di gestione dovrà essere sottoposto all’esame dei revisori dei conti e del segretario comunale per il parere legale.
Nel rispondere ad un chiarimento chiesto da Compiani, il sindaco ha spiegato come gli altri due soci, Provincia e Regione, avrebbero espresso la volontà, appena fatta la scissione, di uscire dalla nuova società rimanendo quindi come socio unico il Comune. Al termine Compiani, che si è detto soddisfatto della risposta, ha chiesto di essere aggiornati sui vari passaggi.
A.S.
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