Borgotaro
Borgotaro Il «Consorzio comunalie parmensi» è stato messo in liquidazione: il fallimento che la scorsa estate ha scosso il sistema agro-silvo-pastorale della montagna continua a sollevare critiche. Pesano ancora le accuse di una gestione poco oculata che avrebbe portato alla débâcle della creatura fortemente voluta dal compianto Pier Luigi Ferrari, storico presidente del Consorzio e sindaco di Borgotaro, nonché motore di sviluppo dell’Igp del fungo di Borgotaro.
Cosa dicono le carte? È stato reso noto il passivo: secondo le prime stime sfiorerebbe gli 1,1 milioni di euro. Come si è arrivati a questa cifra? Tra i creditori figurano i dipendenti che, per stipendi arretrati (alcuni addirittura dal 2018) e relativi contributi, vantano crediti per 300mila euro. Anzi, giova ricordare che a dare la spallata al già precario equilibrio finanziario della realtà consortile è stato proprio un ex lavoratore, cui non erano stati corrisposti compensi per 30mila euro circa. L’iter ha poi messo in luce il coinvolgimento di alcune comunalie socie del Consorzio (come quelle di Baselica, Gorro, Rovinaglia e San Vincenzo): anch’esse oggi rientrano tra i creditori avendo prestato al Consorzio 350mila euro. Cosa riserva ora il futuro e cosa auspica la politica locale? Oltre alle voci del sindaco di Borgotaro Marco Moglia, del presidente dell’Unione dei Comuni Valtaro e Valceno Francesco Mariani e del consigliere regionale Matteo Daffadà, che unanimemente auspicano vengano celermente individuate soluzioni alternative che consentano il ripristino dei servizi un tempo gestiti dal Consorzio, a farsi sentire è stato anche il movimento civico «Borgotaro in comune».
Secondo cui «la grave situazione illustrata dal curatore fallimentare (Thomas Gardelli, ndr) corrisponde a quanto emerso dalle prime indiscrezioni e contrasta con il maldestro tentativo di farla passare come una bolla mediatica. Il valore considerevole dei cespiti (oggi in liquidazione, ndr) dimostra, da un lato, che l’idea alla base di questo sistema, frutto della caparbietà di Pier Luigi Ferrari, era lungimirante, e oggi che l’attenzione ai progetti forestali è più che mai attuale, avrebbe potuto rappresentare un ottimo volano di sviluppo della montagna; dall’altro, che questa ingloriosa fine si poteva evitare».
A una prima stima, i citati cespiti hanno appunto un valore ragguardevole: oltre alle serre per la coltivazione di erbe officinali, a terreni e boschi di conifere, vi è una centralina idroelettrica a Casale di Albareto, con concessione valida per ulteriori 10 anni; e un opificio per la produzione di cippato a Borgotaro. «Oggi riteniamo che la prospettiva auspicabile per risolvere questo disastro sia la cessione di tutta l’attività a un nuovo ente - prosegue “Borgotaro in Comune” - con amministratori nuovi e competenti».
Monica Rossi
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