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La storia

Valentina Greggio, la sciatrice-jet: «Vincere non mi basta, voglio andare più forte. E con Dallara posso farlo»

Valentina Greggio, la sciatrice-jet: «Vincere non mi basta, voglio andare più forte. E con Dallara posso farlo»

di Vittorio Rotolo

05 Febbraio 2024, 03:01

C'è una frase che descrive come meglio non si potrebbe la personalità di Valentina Greggio, classe 1991, pluricampionessa mondiale di sci di velocità. Perché non è certo una che si accontenta, l'atleta di Verbania. Nello scorso week end, dopo aver dominato le prime due tappe di Coppa del mondo, il suo primo pensiero è stato chiamare gli ingegneri della Dallara Automobili che per lei avevano messo a punto casco, spoiler degli scarponi ed estremità dei bastoncini altamente performanti. «Non mi basta vincere: io voglio andare forte. Ma veramente forte». Parole che hanno stupito Dialma Zinelli, responsabile del comparto aerodinamico della casa automobilistica di Varano Melegari, probabilmente più delle altre che Valentina aveva messo nero su bianco – non più tardi di un anno fa – in una mail indirizzata all'ingegner Gian Paolo Dallara. «Valentina, in quell'occasione, aveva sottolineato quanto le sue principali rivali, francesi e svedesi soprattutto, fossero supportate dalle industrie nazionali e dalle federazioni dei rispettivi paesi per quanto concerne lo sviluppo degli accessori e della componentistica funzionale a questa disciplina» ricorda Zinelli. «Erano concetti, i suoi, che trasudavano determinazione, manifestando una chiara insofferenza dovuta all'impossibilità di continuare a competere ad alti livelli, senza strumenti adeguati».

«Solo lei mi può aiutare» la chiosa della Greggio rivolta all'ingegner Dallara. Un appello accorato, che non poteva cadere nel vuoto. E così, la casa automobilistica si «mette in moto». «Ho pensato che si fossero messi più che altro una mano sul cuore, pensando di avere davanti un caso disperato...» scherza Greggio. «In realtà, in Dallara, oltre alla professionalità e cura dei dettagli, ho riscontrato prima di tutto una straordinaria carica umana. Mi sono sentita subito in famiglia».

Amore a prima vista

Tra Dallara Automobili e Valentina Greggio, la scintilla scocca subito. Si piacciono immediatamente. C'è sintonia, quanto a idee e valori. «Tra noi e Valentina c'è un denominatore comune: la velocità. Verso la quale, tuttavia, esiste un approccio differente» spiega Zinelli. «I tecnici fanno del proprio meglio per generare velocità e prestazione. Un'atleta come Valentina, invece, agisce alla stregua di un pilota automobilistico chiamato ad usarla, questa prestazione, nella maniera più adeguata possibile. In lei abbiamo visto tanto della filosofia Dallara, a cominciare dal senso della sfida e la perseveranza nel raggiungere l'obiettivo».

I primi test

Nella definizione dell'assetto aerodinamico in grado, attraverso gli strumenti, di elevare la qualità della performance della sciatrice azzurra, i fattori da valutare erano molteplici. E i margini di intervento piuttosto risicati, in considerazione anche dei limiti imposti dal regolamento. «La prima cosa da fare – osserva Zinelli – era condurre un'analisi accurata sulla postura di Valentina, osservarla nell'esecuzione del gesto tecnico per studiare come e dove intervenire a livello di geometrie».

Le giornate di lavoro del team aerodinamico Dallara si allungano notevolmente. «Iniziavo a disegnare al mattino presto» ripercorre quelle intense settimane l'ingegner Zinelli. «Alla sera, poi, l'appuntamento telefonico con Valentina, per fare il punto della situazione e valutare insieme gli aspetti da perfezionare. Siamo partiti da due caschi che lei aveva in dotazione: uno era quello con cui aveva stabilito il record del mondo di velocità su una pista da sci (247 km/h, sempre a Vars, nel 2016, ndr). Ma si poteva fare meglio. Nel frattempo – prosegue l'esperto della casa automobilistica – abbiamo provato a sviluppare le carenature degli scarponi e le estremità dei bastoncini». Oggetti che hanno una rilevante componente artigianale e costruiti «su misura», in base alle caratteristiche fisiche dell'atleta: la testa, le spalle, le posizione assunta da mani, gambe e braccia in discesa. Questione di dettagli. Che diventano fondamentali. «L'attrezzatura di Valentina – chiarisce Zinelli - è stata progettata con le stesse modalità di una vettura, a cominciare dall'impiego dei sistemi hardware e software. Partendo dalle superfici CAD deliberate dallo sviluppo aerodinamico, il gruppo guidato da Luca Vescovi, Design e research director, ha curato la costruzione del casco definitivo in carbonio».

La galleria del vento

Le sensazioni scaturite dai disegni sono incoraggianti. Non resta quindi che passare ad una fase successiva, altrettanto complessa: quella della prova. Il luogo prescelto è la galleria del vento. Che però è nata per le vetture... «Abbiamo dovuto servirci di strutture normalmente utilizzate per eseguire test di moto. Ma le difficoltà erano comunque notevoli: un essere umano, anche se ben allenato, è difficile che possa rimanere immobile con raffiche di aria che lo investono a 130-140 km/h: ogni minimo movimento rende problematiche le misurazioni. Però Valentina è stata davvero brava».

Senza paura

Le prime vittorie stagionali confermano la bontà del lavoro del team Dallara. E premiano Valentina, una ragazza che fa della normalità uno stile di vita. Lontano dai riflettori, a differenza delle colleghe dello sci alpino. Insegna in un liceo a Domodossola e nel fine settimana, quando non gareggia, fa la maestra di sci sulle montagne vicino casa. «Certo – commenta -, per avere più feeling con i materiali servirebbero più prove in pista dove, a differenza della galleria del vento, incidono molte variabili. Paura a quelle velocità? Normale che ci sia. Ma bisogna metterla da parte: se hai paura, resti in balia degli eventi».

Lontani. Ma non troppo

Non è vero che la distanza tra Dallara e lo sci sia siderale. Lo dice la storia. «Tecnicamente siamo un'azienda multiprodotto» ribadisce Zinelli. «Studiamo, sperimentiamo e applichiamo nozioni su campi diversi, non solo sull'automotive. In passato avevamo collaborato con la Nazionale di sci per le tute e, prima ancora, ci eravamo occupati dei disegni aerodinamici dei caschi di Tomba e della Compagnoni. Dal punto di vista dello stimolo ingegneristico, diversificare gli interventi è un valore insostituibile. Ed è nel dna di Dallara. Anche con Valentina ci siamo sforzati di ricercare il miglior compromesso possibile tra prestazione e sicurezza. Ma per lei quest'ultimo aspetto passa quasi in secondo piano: continua a ripeterci di voler andare più forte possibile...».

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