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Verso Parma-Pisa

Il doppio ex Alessandro Nista: «Crociati attenti, non sarà facile. Buffon mi soffiò il posto, ma era il migliore»

Il doppio ex Alessandro Nista: «Crociati attenti, non sarà facile. Buffon mi soffiò il posto, ma era il migliore»

di Vittorio Rotolo

16 Febbraio 2024, 03:01

Alessandro Nista, un bel pezzo di carriera a difesa dei pali vissuto tra Pisa e Parma: come vede il match di domani?

«Se focalizziamo l'attenzione sulla classifica e sui valori espressi fino a questo momento, sulla carta tutto farebbe pensare ad una partita dal pronostico chiuso. Ma non è affatto così. Il Pisa in questa stagione non si è distinto per continuità ma resta comunque una buona squadra, con individualità da non sottovalutare. Pur essendo superiore per qualità ed esperienza, il Parma deve fare attenzione: è una sfida che può nascondere insidie».

Si sarebbe aspettato una marcia così spedita da parte del Parma?

«Un cammino così incredibile no. Ma ero sicuro che i crociati sarebbero stati protagonisti, i segnali c'erano tutti. La crescita è stata costante. Già lo scorso anno, il Parma sfiorò una finale play-off che avrebbe meritato».

In questo percorso ritiene ci sia stato un fattore più determinante di altri?

«Non uno in particolare. A favorire l'exploit del Parma è stato un insieme di fattori. Innanzitutto la maturazione di determinati giocatori, che in precedenza avevano mostrato grandi doti ma non erano riusciti ad esprimere compiutamente questo loro talento. E poi la presenza di Pecchia: un bravissimo allenatore che ha saputo dare un'identità forte, sia a livello di gioco che di gruppo. Il club non avrebbe potuto fare scelta migliore».

Lei, Pecchia, lo conosce bene.

«Sì, abbiamo giocato insieme nel Torino. Fabio è sempre stato un ragazzo in gamba, intelligente, con una spiccata apertura mentale: già allora era avanti rispetto a tutti gli altri».

Avrebbe pronosticato per lui un futuro da allenatore?

«Non so se in quel momento mi fossi mai posto la domanda, Ma oggi, col senno di poi, il suo percorso non mi stupisce. Vede, accanto alle idee calcistiche un buon allenatore deve essere anche un uomo solido ed equilibrato, disporre di qualità che vanno oltre gli aspetti tecnici e di campo. Pecchia, tali caratteristiche, le possiede tutte. Da allenatore, non ha avuto fretta: si è formato nella grande scuola di Rafa Benitez, ha conosciuto categorie diverse. Se per il Parma le cose dovessero andare come tutti ci auguriamo, lo vedo pronto per la serie A».

Visto che ha toccato l'argomento promozione, le chiedo: cosa deve fare il Parma a questo punto?

«Continuare a premere sull'acceleratore. E, mi creda, non è la classica frase buttata lì. Ad avvalorare questa convinzione è il fatto che nonostante i 51 punti collezionati, il Parma non ha fatto il vuoto dietro di sé. Le altre rivali sono comunque lì. Ad inizio stagione avevo fatto una griglia di squadre favorite: le prime cinque in classifica stanno confermando la bontà dei rispettivi organici. Da questo lotto usciranno sicuramente le due che otterranno la promozione diretta e, con ogni probabilità, anche la terza che arriverà in A attraverso i play-off».

Nista, parliamo un po' dei suoi trascorsi a Parma: da dove cominciamo?

«Quattro anni intensi, emozionanti, in una città che mi è rimasta dentro e dove ho deciso di stabilirmi. Avevamo una società forte che ci ha permesso di vincere trofei e competere ad alti livelli, grandissimi campioni, una piazza appassionata. Con molti miei ex compagni ci vediamo ancora: faccio parte del gruppo Parma Legends e anche se la schiena non mi permette di scendere in campo, per tutte le altre iniziative ci sono sempre».

Chissà quante volte le avranno chiesto come abbia preso l'esclusione dall'undici titolare in quel famoso Parma-Milan che vide invece l'esordio di Gigi Buffon.

«L'anno scorso incontrando mister Scala e il direttore Pastorello la prima cosa che ho detto loro è stata: “Voi due mi avete rovinato la carriera” (ride, ndr). Chiaramente è una battuta. Quando Scala comunicò la formazione titolare, sul momento ci rimasi male. Ma accolsi quella scelta tecnica anche con serenità: ero reduce da un intervento e, pur avendo giocato titolare la settimana prima a Cremona, sapevo di non essere al meglio. Onestamente però...».

Dica pure.

«La verità è che se anche fossi stato nella migliore condizione di forma possibile, Gigi avrebbe comunque meritato di giocare lui contro il Milan. Osservandola con occhi esterni, quella settimana di preparazione al match, avrei visto un portiere, io, che faceva il suo onesto lavoro e un ragazzino, Gigi, che era semplicemente un predestinato».

Questo le fa onore, considerato che Alessandro Nista nel 1995 aveva già tanta serie A alle spalle mentre Buffon non era neppure maggiorenne.

«Quell'anno arrivai a Parma a fine agosto per fare il secondo a Luca Bucci che era uno dei portieri più forti in Italia, reduce anche dal Mondiale di Usa '94. E fin dal primo allenamento rimasi colpito da Buffon. Se la normalità, a quei livelli, richiede già uno standard elevatissimo, intuii subito che nel caso di Gigi c'era molto di più: un talento straordinario. Ecco perché, contro il Milan, la delusione venne subito assorbita dalla consapevolezza che il ragazzo cui avevo lasciato il posto avrebbe scritto pagine indelebili nella storia del calcio. Così è stato».

Buffon ha sempre dichiarato di aver avuto in Nista un punto di riferimento.

«Tra me e Gigi esiste un'alchimia che si crea solo in presenza di un legame profondo: un rapporto propiziato dal calcio ma costruito e consolidato al di fuori di questo ambito. La nostra è un'amicizia vera, che resterà tale per tutta la vita».

Al Parma degli anni Novanta si dice mancò solo lo scudetto.

«Quando mi capita di ripensare a quella stagione (1998-99, ndr) prevale certamente l'orgoglio di aver vinto Coppa Italia e Coppa Uefa, ma c'è sempre l'amaro in bocca per come andarono le cose in campionato, Eravamo i più forti, con un ottimo allenatore come Malesani. Pagammo i troppi punti lasciati per strada all'inizio, quando la squadra fece fatica ad assimilare le idee del tecnico. Lo scudetto perso in quel modo, le confesso che mi pesa ancora».

Vittorio Rotolo

© Riproduzione riservata

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