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San Leonardo

«Caro maestro Somacher, la tua classe non ti dimentica»

«Caro maestro Somacher, la tua classe non ti dimentica»

18 Febbraio 2024, 03:01

Il sole del pomeriggio illumina l’intero Ostello della gioventù, ex scuola di San Leonardo, per l’occasione: «un architetto che giocava coi campi di grano, quando ancora erano davanti alla scuola», racconta il maestro Franco Somacher.

E tutti gli ex studenti della classe quinta, anno scolastico 1971-72 sembrano irradiare lo stesso calore nel celebrare l’ottantaseiesimo compleanno del loro amato maestro.

E tra chiacchiere, ricordi e banchetti, Somacher si definisce «profondamente commosso», almeno quanto i suoi pupilli. Una manifestazione d’affetto toccante, che pare non essere stata scalfita dall’oltre mezzo secolo di distanza. E del motivo, l’ex studentessa ed organizzatrice Antonella Bacchi Palazzi non fa mistero: «Abbiamo sempre avuto un rapporto di confidenza, e sono contenta di essere qui perché so che il maestro ci tiene».

Così è anche per Somacher, che racconta in una lettera ai suoi studenti di non sentirsi «alla loro altezza: da loro ho imparato la voglia di vivere, di far sentire la lucida necessità di partecipazione al mondo che ci circonda e che ci appartiene».

E questo, Somacher, ha avuto l’occasione di dimostrarlo più volte nella sua lunga carriera, come testimonia anche Giovanni Galli, presidente dell’associazione «Amici della biblioteca San Leonardo Aps», organizzatrice dell’evento: «Partecipiamo con affetto al festeggiamento del maestro, che tanto ha contribuito al progresso del quartiere di San Leonardo». Ma il più grande successo di Somacher rimane un altro: «Essere nei vostri ricordi: ecco per me il miracolo». Un ricordo indelebile per Antonio Ruzzi, suo ex studente: «Con Franco abbiamo capito molte cose sulla vita. È stato un insegnante di materie umanistiche ma anche di valori profondi, come l’altruismo ed il rispetto verso gli altri, che hanno influenzato la mia vita». Lorenzo Barusi, ex studente, parla addirittura di una «Svolta al suo essere: non era un maestro tradizionale, con lui studiavamo algebra, giocavamo a scacchi e abbiamo imparato a memoria la Costituzione italiana».

«Aveva sempre un’accortezza particolare con ognuno dei suoi alunni», aggiunge la ex studentessa Patrizia Franchi. Altruismo, rispetto, impegno sociale: valori che non possono prescindere da questa giornata stracolma d’affetto, che arriva a coinvolgere persino gli spettatori esterni all’incontro: «L’ex scuola San Leonardo è la storia dell’ostello, e chi ha fatto la scuola qui è sempre il benvenuto a passare per rivivere i ricordi d’infanzia» commenta Giovanni Bellavia, responsabile dell’Ostello della gioventù a Parma ed oste dell’evento.

E se si dovesse chiedere a Somacher il motivo di tanto affetto? «L’intimità. L’insegnamento in parte esulava dal nostro rapporto maestro-studente; questa intimità si manifestava quotidianamente, traducendosi in comprensione». Il maestro poi confessa di aver sempre saputo di essere bravo nel suo mestiere «perché sono sempre andato a scuola per imparare, mai per insegnare», come ricorda anche nella lettera ai suoi studenti: «Forse, senza saperlo, avete messo a nudo, senza mai condannarmi, i miei tanti limiti e difetti. Mi avete obbligato, in modo innocente, a far sì che mi facessi un esame di coscienza quotidiano». E nonostante il cielo all’imbrunire, a illuminare l’istituto rimangono i suoi ex studenti: «Nel traffico del mio cuore - racconta Somacher nella lettera a loro dedicata - siete stati e siete ancora dei meravigliosi segnali luminosi. Domani, se vorrete, sogneremo di essere insieme nella nostra vecchia aula ed io so che sarò felice con voi».

Sara Magnacavallo

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