SCIAME SISMICO
Sta montando la preoccupazione, soprattutto nelle zone della Val Baganza, Val Parma e anche a Parma, per lo sciame sismico che da due settimane sta continuando a sommare nuove scosse che si aggiungono al lungo elenco di eventi che ha superato quota 240.
Solo ieri, in poco più di 16 ore, sono stati registrati 26 terremoti, localizzati soprattutto in Val Baganza, nella zona di Marzolara, ma avvertiti anche in Val Taro, nella zona di Solignano.
L’evento di maggiore energia è stato di magnitudo 3.8, avvertito nei paesi della zona dell’epicentro ma anche in città, soprattutto ai piani alti degli edifici, suscitando apprensione fra le persone, ma senza creare danni. Quello di ieri è stato un terremoto di grande energia, secondo solo a quello di magnitudo 4.2 del 9 febbraio: è stato registrato alle 14.46 dalla sala sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma.
La forte scossa, ma di breve durata, è stata localizzata dai geofisici nei pressi di Cella di Palmia, nel versante che si affaccia sulla Val Baganza, a cinque chilometri da Calestano, 6 da Terenzo, 8 da Fornovo, 9 da Langhirano e 10 da Felino.
A Fidenza, in via precauzionale, è stata fatta evacuare la scuola elementare De Amicis. Dopo un veloce sopralluogo dei tecnici del Comune, che non hanno riscontrato danni, l'attività scolastica è ripresa regolarmente.
La lista degli eventi tellurici è iniziata ieri notte alle 1,31 circa, preceduta da due eventi di magnitudo 3 e 3.2 nella sera di lunedì, e proseguita con terremoti di magnitudo inferiore a 3, sino alla scossa delle 12,03 di magnitudo 3.2.
I sismi che sono seguiti sono culminati con il terremoto più forte, per poi tornare alle energie usuali dello sciame, di magnitudo inferiori o uguali a 2.5.
E ieri sera, alle 21, una nuova doppia scossa, a pochi secondi l'una dall'altra: da 2.9 a pochi chilometri da Felino e da 3.0, vicino a Langhirano.
La sorgente degli eventi tellurici oscilla, anche per i terremoti di ieri, intorno ai venti chilometri di profondità. I geofisici dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno accertato dai dati, rilevati in occasione dei tre terremoti più importanti dello sciame, che le tensioni prodotte nel sottosuolo riguardano superfici di accavallamento orientate verso nord-est. Una dinamica che conferma il movimento dell’Appennino in senso antiorario di circa due millimetri l’anno. Gli sforzi dello sciame, perciò, si stanno manifestando lungo una fascia sismotettonica profonda parallela al margine appenninico. E, anche i terremoti che si sono verificati ieri rispettano questo andamento, con le magnitudo prodotte dai terremoti ancora compatibili con quelle di uno sciame sismico, come pure la distribuzione degli epicentri localizzati nella fascia che si estende da Langhirano a Calestano, da Felino a Fornovo Taro e Terenzo.
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