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Tribunale

L'avvocato e la moglie badante «soffiano» l'eredità all'anziano

L'avvocato e la moglie badante «soffiano» l'eredità all'anziano

25 Febbraio 2024, 03:01

Sono stati condannati, rispettivamente a 4 e 3 anni e mezzo, l'avvocato e sua moglie che più di due anni fa erano stati accusati di circonvenzione d'incapace aggravata e peculato.

Lei, badante e unica erede universale di un ultra ottantenne che seguiva, ma anche compagna e poi moglie dell'avvocato che era stato nominato amministratore di sostegno del pensionato. Nell'ottobre del 2018, l'avvocato aveva assunto come colf-badante dell'80enne la convivente, che l'anno successivo diventerà sua moglie, senza dichiarare al giudice il rapporto con la donna. Meno di un mese dopo, l'anziano aveva firmato il testamento olografo, dopo che l'avvocato nell'aprile 2017 aveva depositato la revoca di un altro testamento che l'anziano aveva fatto a favore della precedente badante. Tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, dopo essere caduto in casa, il pensionato aveva passato quasi un mese in ospedale, per poi essere trasferito in una struttura per anziani, eppure la badante avrebbe continuato a prendere lo stipendio.

Non solo. A questa vicenda si aggiunge un artigiano di 54 anni, a cui era stato chiesto di svolgere alcuni lavori di ristrutturazione nell'appartamento dell'anziano: dal conto dell'80enne sono usciti 7500 euro, ma in realtà la società incaricata avrebbe fatto un intervento per soli 500 euro. E gli altri soldi restanti? Finiti sul conto di un artigiano «formale beneficiario delle somme, evidentemente in accordo con il pubblico ufficiale per le spese "gonfiate" concernenti i lavori da autorizzare e poi il relativo profitto da conseguire» come scrive il gip Adriano Zullo. L'artigiano è stato di recente assolto, difeso dall'avvocato Claudia Pezzoni.

Invece, il legale parmigiano accusato era stato interdetto per un anno come amministratore di sostegno e poi rinviato a giudizio, come richiesto dal pm Francesca Arienti, sempre con le accuse di circonvenzione aggravata e peculato, insieme a quella di rifiuto d'atti d'ufficio (non avrebbe depositato una serie di atti richiesti dal giudice tutelare, negando anche davanti al magistrato di aver ottenuto la pubblicazione del testamento olografo nei confronti della moglie): venerdì scorso l'avvocato è stato condannato per tutti e tre i capi d'imputazione. La moglie, invece, per peculato e circonvenzione.

Adesso, spiega Aniello Schettino, l'avvocato che difende il legale condannato, non si sa ancora come si deciderà di proseguire. «Ci sono più di 90 giorni per decidere cosa fare - fa sapere Aniello - probabilmente credo che, indipendentemente dalla lettura delle motivazioni dell'accusa, procederò con la relazione dell'appello».

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