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Romano Arpiani, il custode della parmigianità più vera: negli anni 80 fu Dsèvod

Romano Arpiani, il custode della parmigianità più vera: negli anni 80 fu Dsèvod

26 Febbraio 2024, 03:01

Se n'è andato a 86 anni, rapito da una malattia incurabile, Romano Arpiani, che vestì i panni dello Dsèvod per oltre tre anni dal 1984 al 1988, dopo Ubaldo Grassi.

Arpiani, noto a generazioni di bambini per la gestione dei grilli e dei giochi al Parco Ducale, era un uomo eclettico, con diverse passioni che coltivava con molta cura: ha recitato a lungo nella compagnia dialettale della Famija Pramzana a fianco di interpreti importanti come Ettorina Cacciani e Luigi Frigeri, che hanno fatto la storia della commedia parmigiana, ha composto brani musicali, fra i quali l’inno «Parma sei forte!», interpretato da Henry Rotelli, era in possesso di un brevetto di volo, e soprattutto era geloso cultore del vernacolo di Parma, un tema sul quale non faceva sconti a nessuno.

Romano Arpiani rimase sempre legato alla Famija Pramzana, anche dopo aver deciso di porre fine alla sua esperienza come maschera di Parma: «Ho avuto modo di frequentarlo poco perché sono arrivato molto dopo - constata Claudio Cavazzini, attuale presidente della Famija – quando lui era il Dsèvod eravamo ancora in via al Duomo. La nostra era allora un’associazione molto diversa. L’ho conosciuto come attore della compagnia dialettale e ho avuto modo di apprezzare la sua attività con le traduzioni dei testi in dialetto. E’ venuto anche negli anni scorsi in occasione di manifestazioni importanti, insomma è stato sempre uno della Famija, anche se la sua frequentazione si era molto diradata».

E’ sfumato anche il ricordo dello Dsèvod di oggi, Maurizio Trapelli: «Ho avuto modo di incontrarlo alcune volte al circolo. Aveva un carattere deciso, che lo aveva portato a dismettere i panni della maschera, ma era una persona dotata di diverse abilità: quando l’ho conosciuto gestiva i grilli al Parco Ducale, ma aveva anche il brevetto di pilota di aereo, scriveva musiche e aveva una passione per il dialetto».

Lo ha frequentato più assiduamente Franco Greci, impegnato a lungo come attore e regista nella compagnia della Famija: «Lo conoscevo bene anche perché era mio cliente nella bottega di barbiere - ricorda Greci - e poi l’ho diretto come attore insieme ad Ettorina Cacciani al Castelletto nelle giornate dedicate alla memoria di Luigi Frigeri. Era un tipo un po’ originale, ma sul dialetto la sapeva molto lunga: la sua “bibbia” era “Il dialetto vivo” di Jacopo Bocchialini. Era un bravo attore, e con me aveva un ottimo rapporto». Lo ricorda con affetto la figlia Silvia: «Quando ero piccola mio padre gestiva la sala giochi dalle parti di via D’Azeglio, poi è passato al parco Ducale dove ha lavorato sui giochi bimbi. Era legato alla famiglia, ma fuori dal lavoro coltivava diversi interessi: aveva una passione per la musica e componeva come autodidatta, scriveva poesie dialettali, insomma aveva un animo artistico, ma non disdegnava neppure l’emozione di volare, pilotava aerei da turismo e aveva un suo ultraleggero, e gli piaceva seguire le partite del Parma. Certo – ammette Silvia – non era un tipo molto portato al compromesso, aveva un carattere forte, originale e diceva sempre quello che pensava».

Romano Arpiani lascia la moglie Marialuisa e le figlie Silvia e Raffaella. Le esequie si celebrano questa mattina alle 10,45 con partenza dalla sala del commiato in viale Villetta 16, alla volta della chiesa del Santo Spirito, che ospiterà la cerimonia funebre.

Antonio Bertoncini

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