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Lutto

Addio a Simone Bertacca, il medico «rock»

Addio a Simone Bertacca, il medico «rock»

di Anna Pinazzi

29 Aprile 2024, 03:01

La sua capacità di ascoltare con sensibilità lo ha reso il medico più adorato dai giovani pazienti: un po' «rock», un po' «fuori dagli schemi» come gli rendono fede i suoi amati dischi e quell'accento toscano che riusciva a spazzare via, da subito, ogni imbarazzo.

Se ne è andato ieri, a causa di un malore improvviso, Simone Bertacca, psichiatra e psicoterapeuta di 60 anni, è stato medico dirigente al Sert di Parma, dove ha diretto il Centro studi delle Farmacotossicodipendenze e l'Unità di strada del programma dipendenze patologiche. Negli ultimi tempi era diventato il responsabile dell' Unità operativa semplice di Guastalla. Simone era originario di Viareggio - dove le sue radici avevano bisogno di tornare spesso a respirare quell'aria di mare -, ma ha studiato Medicina a Parma, negli anni '80.

Simone Bertacca lascia la mamma Alda Manetti, la compagna Marilena Squintu, i cugini Paolo e Alberto e una schiera di amici che pare infinita. Perché lui era così «socievole, generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri, in qualsiasi momento» dicono i familiari. «Fin dal giorno in cui l' ho conosciuto si donava completamente agli altri, era la persona più umile, generosa, onesta e altruista che abbia mai conosciuto» racconta Marilena, la compagna. Prima di essere il dottor Bertacca, era Simone: libero, artista, creativo, ironico, brillante. Fuori e dentro lo studio medico. È anche per questo che i giovani pazienti lo adoravano: «Riusciva attraverso qualsiasi modalità a trovarsi con i giovani perchè era lui stesso giovane dentro - riprende Marilena -. Riusciva a conquistare la loro fiducia, a catalizzare la loro attenzione: era per loro un maestro di vita». Lo conferma anche Silvia Codeluppi, direttrice del servizio dipendenze patologiche Ausl Parma: «I giovani pazienti lo adoravano davvero - spiega - aveva un modo tutto suo di approcciarsi a loro, che funzionava».

Gli amici di sempre hanno avvolto in queste ore di dolore la famiglia in un grande abbraccio collettivo: «In questo momento ho proprio il vuoto dentro - fa sapere la mamma Alda Manetti -, mi ha però aiutato molto l'enorme affetto dei suoi amici, che mi sono stati molto vicini: per un genitore sapere che il proprio figlio è stato così generoso e speciale è tutto». Generoso anche alla fine, rispettando la sua scelta di donare gli organi.

Tra gli amici più stretti c'è anche l'avvocato Claudia Pezzoni: «Ci conosciamo da oltre trent'anni, siamo amici fraterni - afferma - è stato un maestro per me, un punto di riferimento». I ricordi di Claudia riportano anche alla sfera professionale, a quando Bertacca era accanto a lei come consulente medico (ha partecipato ad alcuni dei processi parmigiani più conosciuti tra cui quello di Pesci e di Matteo Cambi, per esempio). «Generoso», ecco quell'aggettivo che sa di essenza e che ritorna, anche sul lavoro. Non solo con i suoi pazienti, ma con chiunque avesse bisogno. Come quando, appena scoppiata la pandemia, ha deciso di indossare il camice bianco in uno dei primi reparti Covid in Italia.

Poi c'era - c'è - la musica, la sua vita, la sua passione. Quella musica che colora i ricordi dei cugini Alberto e Paolo: «Con lui ho ascoltato tantissima musica, è stato lui a farmi innamorare della chitarra» spiega Alberto. Le note che riempivano le ore, le stanze di casa, i palchi, le vite (tra cui quella del grande chitarrista Flaco Biondini, che lo ricorda con tanta stima e affetto). Ancora, a chi rimane, sembra di sentire le note dei suoi brani preferiti, magari Tom Sawyer dei Rush o Do it again degli Steely Dan. «Era un instancabile generatore di idee, non era facile stargli dietro - conclude il cugino Paolo -. Era creativo, buono, generoso: era straordinario».

Anna Pinazzi

© Riproduzione riservata

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