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L'amarcord

25 anni fa il Parma trionfava in Coppa Uefa: parla Malesani

25 anni fa il Parma trionfava in Coppa Uefa: parla Malesani

12 Maggio 2024, 03:01

Sul pallonetto dell'1-0 di Hernan Crespo, propiziato da un clamoroso errore di Blanc, Alberto Malesani contiene (evidentemente a fatica) la sua gioia, mentre mezza panchina gli salta addosso. Ma al raddoppio di Paolo Vanoli – preciso stacco di testa su cross di Fuser – ecco la corsa liberatoria del tecnico, subito immortalata dalle telecamere. Sotto il cielo di Mosca c'erano ancora dieci minuti del primo tempo e un'intera ripresa da giocare. Malesani, però, aveva già intuito che col suo Parma stava realizzando un capolavoro. Il Marsiglia era stato disinnescato sul nascere. I francesi, che in semifinale avevano estromesso il Bologna senza mai batterlo ma solo per la regola del gol in trasferta (0-0 al Velodrome, 1-1 nel ritorno al Dall'Ara), erano sulle gambe. Come quel pugile investito da una scarica impressionante di colpi. Che il Parma aveva piazzato in rapida sequenza facendo leva sulla solidità di una difesa granitica, sul mix di mobilità e sostanza assicurate dal proprio centrocampo, sulla fantasia al potere di un «faro» del calibro di Juan Sebastian Veron e sulla prolificità dei suoi stoccatori in area di rigore.

«L'essenza del calcio»: ecco, a distanza di venticinque anni, cos'è ancora quel Parma-Marsiglia per Alberto Malesani. «La definisco così perché, in quella finale, penso siano condensati tutti gli aspetti necessari affinché una squadra possa vincere una competizione internazionale. Non è un'impresa di poco conto, se consideriamo quanti anni sono passati senza che un'altra italiana riuscisse ancora ad imporsi in Coppa Uefa».

Mister, con quale spirito il suo Parma arrivò alla finale di Mosca?
«Il percorso compiuto nei turni precedenti, eliminando formazioni del calibro di Fenerbahce, Bordeaux e Atletico Madrid, aveva incrementato una fiducia che nasceva già dalla consapevolezza di un talento ben visibile in tutti i nostri interpreti. Quel Parma era una grandissima squadra con una grandissima società alle spalle. Il resto lo fece il lavoro sul campo, condotto in profondità. Un lavoro che si nutriva non soltanto della cura, direi quasi maniacale, di tutto ciò che riguardava la parte tecnica e tattica ma anche, e forse in maniera ancor più forte, dell'aspetto legato alle motivazioni».

Una squadra che aveva fame, vuol dire?
«Proprio così. Nel mio Parma, se ci pensa, c'erano tanti giocatori che non erano ancora riusciti a vincere qualcosa di importante a livello di club. Era arrivato il momento di farlo, a tutti i costi. Quel bisogno che partiva da dentro era un po' il filo conduttore che ci univa tutti: io stesso avevo poca esperienza di A alle spalle, sebbene la Fiorentina avesse rappresentato un bel trampolino di lancio. Ecco, le motivazioni che ciascuno di noi aveva in corpo, nella testa e nell'anima, venivano messe al servizio della squadra».

Tornando a Parma-Marsiglia quale fu, secondo lei, la chiave del match?
«Non credo ce ne sia stata una determinante più delle altre. Il successo scaturì da un insieme di cose. A cominciare dallo studio dell'avversario, da parte mia e dei miei collaboratori: analizzammo il gioco e le caratteristiche del Marsiglia a fondo, i suoi pregi e i suoi difetti, i punti di forza e quelli deboli. Un altro fattore decisivo fu il pieno coinvolgimento dei calciatori, messi nelle condizioni ideali di esprimersi e attuare quelle soluzioni provate e riprovate prima della finale».

Ad esempio?
«In fase difensiva era Veron a decidere se fosse il caso di attaccarli a tre o lasciarli sfogare, permettendo al Marsiglia di entrare sui lati. In fase offensiva, invece, la partecipazione estrema alla manovra delle due catene: da una parte Vanoli e Cannavaro, dall'altra Thuram e Fuser. Lilian, in particolare, era bravissimo ad affondare, creando situazioni di superiorità numerica. Era efficace fino al limite dell'area».

Il terzo gol contro il Marsiglia, da antologia del calcio per lo sviluppo corale della manovra, nasce proprio da un'iniziativa offensiva Thuram: scambio con Fuser, palla a Veron, velo di Crespo e missile terra-aria di Chiesa che non lascia scampo al portiere avversario.
«Ha detto tutto lei e non posso che essere d'accordo: è un gol fantastico, che non smetteresti mai di guardare. Ne vado orgoglioso. E sono sicuro che anche tutti i miei ragazzi di allora lo sono: diversi di loro hanno intrapreso la carriera di allenatore e noto con piacere come nelle loro squadre ci sia qualcosa del nostro Parma».

Era una squadra brillante nell'espressione di gioco, ma con un equilibrio definito.
«Le proiezioni offensive degli esterni venivano bilanciate da due centrali come Dino Baggio e Boghossian, entrambi estremamente tattici. Un po' quello che fa l'Inter adesso. Noi ci siamo arrivati venticinque anni fa...».

Era insomma un Parma che faceva divertire e si divertiva.
«Sì, ha centrato una questione fondamentale. La forza della nostra squadra era propria questa: il fatto che tutti i giocatori si divertissero. E quando giochi a calcio, non c'è niente di meglio che farlo con questo tipo di mentalità».

Con due stoccatori come Chiesa e Crespo tutto era più semplice, no?
«Due giocatori esplosivi. Ma consideri che, in quella squadra, avevamo anche Balbo e Asprilla. Certo, Tino, non aveva più lo smalto di quel giocatore che a Parma avevano conosciuto appena qualche anno prima: veniva da alcuni infortuni, ma riuscì a dare comunque il suo contributo. Quella squadra avrebbe potuto vincere tutto: bisognava mantenerne l'intelaiatura e inserire almeno un altro paio di campioni che potessero garantire un ulteriore salto di qualità. Invece, venne fatto un ragionamento diverso».

Mister, pur con le debite proporzioni, come venticinque anni fa a Parma oggi si vivono giorni di assoluta esaltazione calcistica.
«Il ritorno in serie A mi ha reso felice: lo merita la piazza e lo merita questa società che ha prodotto, negli ultimi anni, ingenti sforzi ed investimenti. E poi apprezzo moltissimo Pecchia: gli consiglio di rimanere a lungo qui».

Vittorio Rotolo

© Riproduzione riservata

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