L'uxoricida
Antonio, mentre parla, non fa altro che toccarsi il viso e scuotere la testa, segno evidente di incredulità e inquietudine insieme: «Io l'ho sempre conosciuto come una persona tranquilla: sono sotto choc».
Il racconto degli amici
A dirlo è uno dei migliori amici di Giorgio Miodini, il 76enne che ieri mattina ha ucciso la moglie, Silvana Bagatti, con un colpo di carabina da caccia. Antonio è uno dei diversi amici e conoscenti che si sono precipitati davanti alla casa di via Marx, dove si è consumato l'omicidio. Giorgio Miodini era solito trascorrere del tempo, oltre che con l'amico Antonio, anche con Salvo, un altro vicino: con loro andava nel parchetto del quartiere. Antonio e Salvo abitano nel palazzo davanti a quello di Miodini e avevano saputo tessere un rapporto capace di andare oltre a quello di vicinato. Ed è proprio lì, sulle panchine rosse di quell'area verde che frequentavano quotidianamente, che ultimamente Miodini si era confidato, dimostrandosi «diverso» mentre parlava della sua situazione familiare: «Più cupo, negativo e senza speranza nello sguardo», raccontano gli amici.
«Vorrei scomparire»
Tanto che «quando ho visto tutte le macchine della polizia e dei carabinieri sono corso in strada e la prima cosa che ho pensato è stata: “Ha fatto qualcosa lui” - riferisce Antonio -: ultimamente mi aveva detto: “Questa non è vita, vorrei scomparire o morire”», facendo riferimento alla depressione della moglie, che la costringeva da trent'anni a rimanere chiusa in casa. In particolare, il 76enne si era sfogato: «Sono esaurito, non ce la faccio più - riporta ancora il vicino di casa, riprendendo le parole di Miodini -. Non so come farò andando avanti: farei prima a morire o scomparire». Dal racconto di una vicina di casa, infatti, pare che l'ex tassista si fosse rivolto agli assistenti sociali per ricevere aiuto e sostegno nell'accudimento della moglie.
Le parole del nipote
Gli anni prima e dopo la malattia di Silvana Bagatti sono raccontati dal nipote di Giorgio, Alberto Miodini: «L'ultima volta che ho visto stare bene mia zia Silvana è stato il giorno del mio matrimonio - afferma -. Poi il buio». La depressione di Silvana pare sia scaturita, come fa sapere il nipote, «dopo diverse difficoltà attraversate - confida - tra cui la morte del padre».
Segnali sospetti
E di suo zio racconta: «Giorgio mi diceva qualsiasi cosa, parlavamo di tutto, da quello che aveva fatto durante il giorno alla situazione finanziaria, ma non mi aveva lanciato segnali preoccupanti - spiega -. L'unica cosa che mi avrebbe potuto impensierire è stato, negli scorsi giorni, il suo proposito di incontrare uno psicologo e uno psichiatra, ma pensavo fosse per volere un aiuto in più, dopo tanti anni passati ad assistere la moglie: non c'è mai stato tempo di valutare bene».
Ci sono anche altri segnali che gli amici hanno capito potessero essere rilevanti, anche se ora è troppo tardi.
In particolare, racconta Salvo, il vicino di casa, ultimamente «Giorgio era dimagrito moltissimo - fa sapere - e aveva avuto un mancamento di recente. Era stato male proprio qui in strada».
Una «cosa strana - aggiunge Salvo - dato che lui era molto attivo, uno sportivo, gli piaceva molto il ciclismo e andava spesso in bicicletta».
I vicini di casa
«Increduli» anche tanti condomini, che tutti i giorni incontravano l'uomo per le scale o nelle vie del quartiere. «Lo vedevamo sempre allegro, felice, aveva un sorriso per tutti - dice una mamma -. Spesso i miei figli giocavano e scherzavano insieme a Giorgio».
Segue il racconto anche un'altra vicina di casa: «Miodini mi sembrava la persona più disponibile del mondo, ha trascorso una vita intera seguendo la moglie - riflette, incredula -. Io penso di essere l'unica di questo palazzo che sia riuscita a vedere Silvana ultimamente: per Natale, sono entrata in casa sua e l'ho salutata. Mi aveva fatto entrare - aggiunge la conoscente - solo perché mi conosceva da tanto tempo. L'ho trovata come sempre, chiusa nella sua stanza».
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