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La lectio

Augias: «L'Europa? Necessaria per non essere schiacciati»

Augias: «L'Europa? Necessaria per non essere schiacciati»

di Giovanna Pavesi

17 Maggio 2024, 03:01

«Quando ho riflettuto sul titolo di questa chiacchierata così impegnativa, “Solo l’Europa ci salverà”, ho dovuto cambiare angolo per cercare di dare consistenza concreta, perché quella di Altiero Spinelli, anni fa, mentre c’era la guerra, era una spinta profondamente ideale oltre che politica ed era quasi utopia pensare a un continente unito».

Corrado Augias, davanti a una platea silenziosa al cospetto della bellezza del Teatro Farnese e degli interrogativi posti durante l’ultimo appuntamento del 2024 della rassegna «Caleidoscopio: nuove prospettive di un vecchio continente», organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma, ha definito «tangibili» e «contabili, nel senso che si possono contare», le complessità e i problemi che il Paese deve affrontare, non solo in relazione con l’Europa. «Noi siamo un Paese tecnicamente fallito: se l’Italia fosse un’azienda, infatti, sarebbe fallita, ma è uno Stato e fa parte dell’Europa – ha spiegato Augias, durante la sua lectio, portando i numeri del debito pubblico (vera cartina di tornasole di una realtà, la nostra, che arranca), ma anche quelli che contano cinque milioni di giovani che, negli ultimi anni, sono andati altrove per trovare posti di lavoro veramente dignitosi e, infine, quelli che profilano il ritratto di un pianeta che si trasforma, a causa del cambiamento climatico –. Ciò che ci tiene in piedi è questa cintura di sicurezza dell’Europa e dell’euro».

Ed è sui conflitti che il celebre intellettuale italiano ha espresso l’urgenza di una politica estera comune a tutti i Paesi europei. «In Ucraina e in Medio Oriente l’Europa non ha detto una parola, con due guerre che stanno alle porte di casa. C’è stato qualche intervento isolato di qualche capo di Stato, tipo l’irrequieto Macron, ma pur disponendo di un ministero degli Esteri sui generis, l’Ue non ha detto una parola e questa è una cosa catastrofica, perché gli altri parlano. Non abbiamo una politica estera e la stiamo pagando. Henry Kissinger, interrogato proprio sull’Europa, aveva detto “Non rispondo, tanto l’Europa non conta niente” e dal suo cinico e panoramico punto di vista non aveva torto».

Ma è sul prossimo appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno che Augias ha chiesto un moto di partecipazione della cittadinanza attiva. «Sono sei mesi che la politica nazionale è fatta o non è fatta in funzione delle prossime elezioni. In questo lungo periodo di campagna elettorale avete mai sentito qualcuno degli esponenti dire una cosa sull’Europa? Questo vuol dire che l’Europa ancora non è entrata veramente nel nostro immaginario come necessità, mentre è necessario che essa ci sia perché se non ci sarà molti dei problemi che oggi ci schiacciano possono diventare mortali – ha detto –. Lo sforzo che si richiede, almeno alle élite, è quello di fare un salto fuori dalla propria pelle e di credere, come si intende il verbo “to believe”, che l’Europa sia necessaria oggi, come in futuro».

Il vicesindaco Lorenzo Lavagetto, ringraziando Augias, ha detto: «Abbiamo lavorato tanto per portare la capienza del teatro a 550 persone, ma credo che questa sala così bella sia il pieno tributo al lavoro che abbiamo voluto fare sull’Europa». In chiusura, Augias ha citato Piero Gobetti: «Bisogna amare il proprio Paese con la coscienza di europei e con lo spirito critico di un esule in patria, amandolo ma vigilando».

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