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Il parere degli psichiatri

«Depressione? Fondamentale chiedere aiuto»

«Depressione? Fondamentale chiedere aiuto»

di Luca Pelagatti

17 Maggio 2024, 03:01

Bisogna chiedere aiuto. E se non si è in grado di farlo da soli è chi ci sta intorno che deve farlo per noi. Perché, quasi certamente, questo è l'unico modo per impedire tragedie.

Il giorno dopo la morte di Silvana Bagatti, uccisa dal marito dopo una vita insieme segnata dalla depressione, tutti si interrogano. E anche se, come è giusto che sia, saranno solo gli investigatori e i periti che potranno ricostruire l'accaduto e il contesto in cui questo delitto si è consumato, restano sospese le parole che Giorgio Miodini aveva ripetuto agli amici: «Questa non è vita, vorrei scomparire o morire».

«Non conosco il caso e non posso dare valutazioni specifiche – spiega Livia Ludovico, responsabile del Programma demenze dell'Ausl –, ma una cosa si può affermare: quando si vive una grande difficoltà è necessario chiedere un supporto, un aiuto a dei professionisti. E nel caso non ci siano le capacità, la forza, la consapevolezza, è la rete amicale allargata che deve provare ad intervenire». Anche perché i segnali, i sintomi di una profonda difficoltà, ci sono e sono evidente. Vanno solo interpretati. Frasi come queste, se pronunciate una sola volta, sono uno sfogo. Ma se diventano abituali indicano una sofferenza che va percepita».

Quello che, forse, non è accaduto nella vicenda di questa coppia a cui la debolezza, la fragilità, la sofferenza, hanno tolto tutto. «Ricordiamoci che chi è depresso soffre e fa soffrire chi sta intorno. Ed è un dolore molto grande», aggiunge Giancarlo Breviario, responsabile del Centro di salute mentale dell'Ausl. Un dolore che si vede, che si percepisce anche all'esterno. «I sintomi più evidenti sono l'umore cupo, triste e la perdita di interesse per gli aspetti comuni del vivere. Oltre, in alcuni casi, la compromissione del sonno, la perdita dell'appetito, la riduzione delle capacità motorie». Sintomi che si trovano sia nell'anziano sia nell'adulto depresso o colpito da forme di demenza. Per fortuna oggi, però, per molti di questi problemi esistono delle terapie. «La depressione lieve, ad esempio, si combatte con il supporto psicoterapeutico, con un cambiamento dello stile di vita, con attività socializzanti – prosegue Breviario –. Per le forme più gravi, invece, esistono farmaci che agiscono in maniera efficace». Insomma, l'errore più grande è quello di non ammettere il problema negandolo o anche pensando di poterlo risolvere da soli. «Spesso per colpa dell'irrazionale timore che, riconoscendo il problema, si finisca per dichiarare il fallimento personale, della famiglia. Ma, ovviamente, non è così».

Ecco perché – è l'appello condiviso – ci si deve rivolgere al medico di medicina generale, che potrà poi decidere quale percorso seguire, quale dei diversi strumenti che i servizi assistenziali gestiscono potrà essere il più adeguato.

«Perché ci sono i servizi sociali, le realtà sul territorio, le reti degli amici, della famiglia: ognuno può essere fondamentale per comprendere il bisogno di un intervento», conclude Livia Ludovico, che auspica che ciascuno, vincendo anche la naturale tendenza a non interferire, si interessi e faccia sentire la propria presenza. Perché, gli esperti lo ripetono, la depressione è un «disturbo multifunzionale», che ha cause diverse. Ma che, è certo, si aggrava in un caso: quando si finisce per sentirsi, e di conseguenza essere, soli.

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