Colorno
Inaugurata alla Reggia di Colorno la mostra «Ferdinando I Borbone Parma. Tra arte e devozione». Nell’assolato cortile d’onore sono saliti sul palco autorità e curatori davanti ai numerosi invitati, la maggior parte costituita da esperti e appassionati d’arte e storia. Tra questi anche i prestatori delle opere, sia privati che rappresentanti istituzionali della Biblioteca Palatina, Galleria Nazionale, Museo Glauco Lombardi, il prevosto di Colorno Don Marcello Benedini che ha fatto avere per l’esposizione, tra le altre opere, «S. Luigi IX di Francia e S. Ferdinando di Castiglia incoronati dalla Fede» dall’Oratorio della Beata Vergine del Buon Cuore di Copermio.
Il presidente della Provincia di Parma Andrea Massari ha fatto un rapido excursus sugli interventi di restauro di alcune opere esposte e ha reso noti i progetti dei futuri lavori nell’ala inagibile della Reggia che è di proprietà della Provincia. Come ha rimarcato anche Antonella Balestrazzi, curatrice e responsabile del progetto di valorizzazione culturale della Reggia, l’esposizione s’inserisce in una programmazione di più ampio respiro, mirata a restituire al palazzo tutto il suo splendore dopo le spoliazioni avvenute nel corso dei secoli. Nel caso di questa mostra, le opere provengono per la maggior parte dal territorio limitrofo e dagli edifici di culto costruiti e arricchiti alla fine del XVIII secolo da Don Ferdinando, in particolare dalla Cappella palatina di San Liborio che ha il vanto di essere la seconda in Europa per dimensioni dopo quella dell’Escorial. «Tuttavia - ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura Mauro Felicori - l’intento è di ricostituire il più possibile il patrimonio perduto della reggia, dopo aver individuato mobilio, suppellettili e opere d’arte principalmente nei depositi del Quirinale a Roma e degli Uffizi di Firenze. I saccheggi napoleonici, le successioni dinastiche, quindi il decadimento della struttura a seguito dell’utilizzazione come manicomio, ha impoverito e svuotato quella che era una vera e propria Versailles parmense. In questi ultimi anni si è tuttavia provveduto alla risistemazione del parco e a riportare gli ambienti interni alla loro originaria bellezza, con arredi originari o d’epoca».
Felicori ha anche insistito sulla necessaria valorizzazione di importanti edifici del Parmense, quali il castello di Torrechiara ora gestito dal Complesso monumentale della Pilotta o Villa Verdi a Sant’Agata di Busseto di cui si sta occupando il governo. «Insomma, è impossibile non riconoscere l’importanza storica e artistica del territorio di Parma, a meno di non essere “stupidi o ignoranti”», ha detto l'assessore.
Il sindaco di Colorno Christian Stocchi e l’assessore alla Cultura del Comune di Parma Lorenzo Lavagetto hanno portato i loro saluti, quindi Antonella Balestrazzi ha ringraziato quanti hanno collaborato, in particolare il personale «tutto femminile» di Antea, i prestatori e gli studiosi che hanno scritto nel catalogo.
Ha chiuso la presentazione il professor Giovanni Godi, co-curatore, il quale ha voluto sottolineare la volontà di mettere sotto una nuova luce Ferdinando di Borbone, non tanto signore devoto al limite della bigotteria, ma un vero e proprio duca illuminato, protettore delle arti, intellettuale curioso e mecenate che ha lasciato edifici e manufatti pregiati di altissimo valore artistico, tra cui i preziosi reliquari che qui si possono vedere straordinariamente tutti insieme.
Infine, il catalogo sarà presentato il 26 maggio alle 18 nel cortile della Reggia e seguirà la relazione sul saggio di Alessandro Boni. Gli altri contributi storico-critici saranno approfonditi con una serie di conferenze nel periodo della mostra. «L’insolita posticipazione dell’uscita del volume - ha spiegato Godi - è stata determinata da nuove emergenze, vere “chicche” come la cronaca del trasporto del cuore di Don Ferdinando a Parma».
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