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LA TRAGEDIA DI CARNIGLIA

La mamma di Simone: «Da 4 anni aspettiamo sia fatta giustizia»

La mamma di Simone: «Da 4 anni aspettiamo sia fatta giustizia»

25 Maggio 2024, 03:01

Bedonia È la voglia di giustizia l’unica ragione che tiene in vita Marita, la mamma di Simone Filiberti, il ventenne morto nel tragico incidente sul ponte di Carniglia, nel comune di Bedonia, il 4 dicembre del 2019.

Anni di dolore e di delusioni. «L’ultima volta che l’ho guardato negli occhi, prima che uscisse per andare all’Università a Parma era felice, - ricorda -. Non lo avevo mai visto cosi. Era pieno di aspettative per il futuro, con la mente già rivolta al mondo del lavoro».

Quello era l’ultimo giorno di lezioni e Simone aveva deciso che non ci sarebbe andato. Ma all’ultimo aveva cambiato idea. Quella maledetta mattina, poco dopo che il figlio esce, Marita sale in macchina per raggiungere la casa del padre ma, giunta sul ponte, non le viene permesso di passare. Le dicono che è accaduto un incidente, che c’è un morto. «Io mi sono sentita male, quasi avessi un presentimento. Chiedo di lasciarmi passare e, a piedi, raggiungo il luogo. Il tratto di strada era ghiacciato. Mi sono trovata davanti – prosegue nel racconto – vigili del fuoco, carabinieri, ambulanze. Decine e decine di persone».

In preda all’agitazione, sempre con quel brutto presentimento addosso, Marita corre a casa, dal marito Franco, che cerca di tranquillizzarla. Passano pochi minuti e suonano alla porta. Sono i carabinieri. «Non li lascio neppure parlare ed urlo: Simone? Mio figlio? È morto? E loro rispondono con un flebile sì. Ho rivolto gli occhi al cielo e lì, la mia vita, è finita con la sua».

Da quel momento mamma Marita e papà Franco chiedono solo verità e giustizia. Lottano solo per quello. «Sono tante le promesse chi ci sono arrivate – continua la mamma di Simone - da parte di politici, anche nazionali. Alla fine solo parole, fatti concreti zero».

A luglio dello scorso anno, nasce il Comitato Simone Filiberti e vittime della Strada Provinciale sp 359 R di Salsomaggiore e Bardi, che avvia una raccolta firme per chiedere la messa in sicurezza di ponti e strade del territorio della Valtaro–Valceno. Le firme si raccolgono in diversi comuni del territorio e, al lunedì, anche al mercato di Borgotaro, attraverso un banchetto, organizzato dal consigliere di minoranza, Fabio Delgrosso.

La risposta dei cittadini non si fa attendere e, al 31 dicembre, le firme raccolte sono 5.000. Il sindaco di Bedonia, Gianpaolo Serpagli, si fa carico di inviare una lettera alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministri degli Interni e delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Prefetto di Parma, alle Regioni Emilia Romagna e Liguria, alle Province di Parma e Genova e al presidente dell’Unione dei Comuni Taro - Ceno, con allegate le firme, nella quale ripercorre l’intera, drammatica vicenda ed auspica che le istituzioni si impegneranno e si adopereranno per trovare le risorse necessarie per dare una risposta concreta a questo movimento popolare, che ha interessato un così alto numero di cittadini.

Per la sua morte sono stati rinviati a giudizio, per concorso in incidente stradale, due dipendenti della Provincia di Parma.

«L’indifferenza delle istituzioni è quello che maggiormente ci addolora – continua Marita –, il parapetto contro il quale la Punto di Simone ha sbattuto, a causa del fondo stradale ghiacciato, era marcio, era tenuto insieme da pezzi di filo di ferro. La sua auto viaggiava a 25 km orari, come dimostrato dalle perizie e se il manufatto non fosse stato così ammalorato, avrebbe potuto salvarsi. E dopo 4 anni essere ancora ad un punto fermo, con continui rinvii ed attese, è davvero atroce. Simone era un figlio perfetto e ringrazio Dio di avermelo dato, anche se per poco tempo. Era il figlio – conclude Marita - che ogni mamma vorrebbe».

Il dolore atroce è palpabile, lo si percepisce in ogni parola, in ogni gesto, in ogni sguardo di questi genitori, ai quali un destino crudele ha portato via l’unico figlio a soli 20 anni. Si meritano giustizia ed un po' di pace.

r.c.

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