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Personaggio

Emilio Ghidini, l'ultima sforbiciata prima della pensione

Emilio Ghidini, l'ultima sforbiciata prima della pensione

di Lorenzo Sartorio

02 Giugno 2024, 03:01

Anche per «al barbér äd bórgh Antèn» è venuto il momento «äd zbasär la saracinéssca» per sempre. Infatti, venerdì, è stato l’ultimo giorno di lavoro tra forbici, lozioni e rasoi di Emilio Ghidini barbiere da una vita e, in borgo Antini, dal 1993. Nativo di Baganzola, Emilio, all’età di 12 anni, inizia a dare del tu al lavoro come garzone nella barbieria che si trovava all’interno dalla Legione Carabinieri, in Parco Ducale gestita da Dalmazio Pelizzi. E lì, a tagliare i capelli e a fare la barba a militari d’ogni grado e provenienza, rimane nove anni, meritandosi quasi gli alamari. Nel 1967 approda nella barbieria di Ugo Busi che teneva bottega in strada Farini, poco dopo la Banca d’Italia, prima dei portici dei Crociferi.

Nel 1993, Ghidini, apre una bottega tutta sua in borgo Antini, quasi davanti a Palazzo Lusignani. Emilio è commosso e ha quasi il magone nel ricordare gli anni trascorsi nel cuore della Parma antica, i vicini di bottega come i negozi di antiquariato, le gallerie d’arte, il bar, il «mecànich da biciclètti», la latteria. Un mondo piccolo dove Ghidini ha scandito le sue giornate di lavoro che iniziavano tutte le mattine alle 7 e terminavano alla sera, finché non era servito l’ultimo cliente. Una clientela variegata, quella della barbieria di borgo Antini, formata in massima parte da avvocati, medici (alcuni illustri primari di reparti del nostro ospedale erano attualmente clienti di Emilio), operai, pensionati e umanità varia.

Cogliendo l’occasione del pensionamento di Emilio, senza alcun dubbio uno dei senatori dei barbieri parmigiani, facciamo un tour virtuale entrando in alcune «botéghi äd barbér äd ier». Sincero Mangiavacca era l’attore principale e il regista sul set del suo elegantissimo salone in piazza Steccata per anni meta dei «bon vivant» parmigiani. Pier, dai baffetti parigini, teneva bottega in strada Farini, la prima barbieria provenendo dalla Piazza, proprio dinanzi al negozio di dischi «Crisopoli». Un altro santuario di acconciature maschili era quello di Pellicelli e Bianchi in piazzale Cesare Battisti (con l’allora giovane, bravo e promettente Sergio Lori, sosia di Luciano Benetton, grande appassionato di calcio e indimenticato collaboratore della Gazzetta di Parma) e poi le botteghe di Pietro Fabbri e di Veraldo in via XXII Luglio, il mitico Felice Lepori, all’interno della sua «Dogana» di strada D’Azeglio, Franchino Rondani in via Cavestro accanto alla «Grotta Mafalda», meta quotidiana del grande poeta «Gigèn» Vicini, i «Jolly» in via XXII Luglio, capeggiati dal mitico ed elegante Gustavo Mazza, con salone ubicato proprio dinanzi all’edicola, Beniamino Meli, titolare della barbieria dinnanzi al Regio, melomane di razza dal nome di battesimo molto significativo, in seguito sostituito da Giuliano Zanoni. E ancora: Berto Grossi a San Lazzaro, mentre , un autentico porto di mare, era la barbieria di Sergio Ferrari in piazzale Vittorio Emanuele aperta nel lontano 1957, a fianco del «Bar 900», nella quale Sergio entrò con il socio Angelo Giovanola. In via Langhirano, la «forbice d’oro» l’avrebbe meritata Mario Sani il quale, non appena quattordicenne, nel dicembre 1955, iniziò come garzone, alle dipendenze di Tullio Chiari, nella storica bottega adiacente al «Bar Lux» dove, negli anni sessanta, era ubicato un dancing estivo che accoglieva le più belle ragazze della zona. Un altro popolare e parmigianissimo barbiere è stato Franco Greci, (ora in pensione) al timone, per tanti anni, con i propri soci, del salone di viale Mentana, covo di parmigianità. Attualmente regista e anima della compagnia teatrale della «Famija Pramzana», Franco, fu l’ideatore di una singolare tradizione e, cioè, quella degli anolini fumanti serviti ai clienti alle sette di mattina dell’antivigilia di Natale. La carrellata termina con il salone dei fratelli Saccò in strada Farini (dove attualmente è ubicato il bar «Le Malve») e con l’indimenticato Adriano Balestrieri, incontrastato re della storica «Sala di Toeletta» di strada Bixio, una delle barbierie più datate della città, aperta nel lontano 1921 da Umberto Bianchi, padre di Walter, famoso acconciatore maschile con negozio, prima in strada Garibaldi dinanzi al Regio, e poi in piazzale Cesare Battisti unitamente al socio Flavio Pellicelli.

Ha sempre amato il proprio mestiere, Ghidini, eccezion fatta per il camice bianco che, un tempo, indossavano i barbieri come i medici, i farmacisti e gli infermieri. «Non l’ho mai sopportato quel camice - dice Ghidini - a’m arcordäva tròp l’ospedäl anche se i primi tempi quando ero garzone l’ho dovuto indossare». Ricordi belli? Tanti. L’ultimo, però, gli è rimasto particolarmente impresso. «Venerdì- conclude Emilio, visibilmente commosso - un cliente, prima di uscire, mi ha stretto la mano con gli occhi lucidi. Confesso di averli avuti anch’io. Tanti anni tra la gente non si cancellano così facilmente». Da pensionato, Ghidini, coltiverà ancor di più i propri hobby: l’orto dietro la sua casa del Botteghino e alcune trasferte nel suo mare di Levanto per qualche salutare nuotata, non mancando di tifare sempre e comunque per la sua Juve da vecchio cuore bianconero.

Lorenzo Sartorio

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