FESTIVAL DELLA LENTEZZA
Il celeberrimo comico e attore Luca Bizzarri ha aperto ieri la prima serata del «Festival della Lentezza»: l’amatissima kermesse a firma Marco Boschini che accompagnerà i parmigiani per questo weekend. L’artista genovese noto per la storica collaborazione con Paolo Kessisoglu ha presentato nella splendida cornice del piazzale San Francesco il proprio spettacolo «Non hanno un amico».
Alle 21 in punto Bizzarri è salito in scena salutando la piazza gremita: «Per prima cosa tanti complimenti al Parma Calcio che è salito in serie A. Stasera siamo qua perché fra i tanti mestieri che stanno sparendo c’è anche il mio. Fare i comici ormai è diventata un’impresa perché tutto sembra offensivo».
Una riflessione sull’importanza della comicità come strumento di accettazione e integrazione sociale: «Chi decide cosa si può dire o no? Perché offendersi dell’ironia? Le battute servono ad alleggerire certe cose ma non cancellano diritti per le persone. Pensate all’antica grecia: c’erano un sacco di battute sugli omosessuali perché nella popolazione di allora essere gay non rappresentava una limitazione della dignità individuale». Parlando dell’importanza di abbracciare quella necessaria vena comica insita in ciascuno l’attore ha raccontato aneddoti quotidiani attraverso il proprio occhio irriverente. «Mio fratello ha due figlie: la più piccola si chiama Maddalena e ha sette anni. È una ragazzina molto simpatica e spesso fa delle barzellette davvero buffe. Un giorno mi ha detto che quando correggono i compiti non usano più la penna rossa -. la platea è scoppiata in una sonora risata - Io pensavo fosse una delle sue battute divertenti e invece ho scoperto che per non mettere ansia agli alunni le maestre usano la penna verde: ma insegnano a dei bambini o a dei tori?».
Proseguendo l’ironico resoconto della quotidianità scolastica, il comico ha condiviso un pensiero circa gli strumenti digitali per le valutazioni: «Il registro elettronico è il male del mondo: sapere che mio fratello legge i voti prima di mia nipote non solo è folle ma anche tremendamente diseducativo. Da ragazzino mia madre nemmeno sapeva chi fosse la mia professoressa di matematica e se prendevo tre mi impegnavo a risolverlo da me senza dire nulla a nessuno». La comica narrazione ha toccato anche il comunissimo tema della vita sui social network, sintomo eminente del «nostro essere dolcemente complicati oppure semplicemente stupidi». Grande successo.
Alessandro Frontoni
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